Siria e Sudan sperimentano armi chimiche nel Darfur una notizia ignorata da quasi tutti i quotidiani
Testata: Il Giornale Data: 16 settembre 2004 Pagina: 13 Autore: Salvo Mazzolini Titolo: «"Il Sudan usa armi chimiche". E' l' ultimo orrore nel Darfur»
Damasco e Khartoum hanno collaborato alla sperimentazione sulla popolazione civile del Darfur sudanese di armi chimiche in possesso alla Siria. La notizia, data dal quotidiano tedesco Die Welt viene ripresa dal Giornale di oggi, 16-09-04. Gli altri quotidiani non dedicano spazio alla vicenda. Ecco il pezzo: L’esistenza di armi chimiche in Medio Oriente non sarebbe un invenzione della Casa Bianca ma una realtà. Ordigni capaci di provocare distruzioni di massa, simili a quelli usati da Saddam Hussein contro i curdi iracheni, si troverebbero negli arsenali siriani e recentemente sarebbero stati impiegati nel Darfur, la tormentata regione nel Sudan occidentale dove da anni, con la copertura del regime islamista di Karthoum, sono incorso operazioni di pulizia etnica contro le popolazioni musulmane che rivendicano maggiore autonomia. A scriverlo è uno dei più autorevoli quotidiani tedeschi, Die Welt, la testata ammiraglia del gruppo Sprinter, che afferma di essere in possesso di un rapporto dei servizi segreti occidentali (molto probabilmente si tratta di un rapporto del Bnd, i servizi tedeschi che dispongono di una efficiente rete di informazione in Medio Oriente). Una rivelazione clamorosa che riapre il giallo sulle armi di distruzione di massa, mai trovate, che secondo gli americani Saddam Hussein avrebbe conservato anche dopo il massacro dei curdi nei primi anni novanta. Se le informazioni del giornale tedesco corrispondono a verità, sono infatti inevitabili alcuni interrogativi sulle origini delle armi proibite di cui sarebbe in possesso il regime di Damasco. Sono state costruite nei laboratori siriani oppure la Siria le ha ottenute da un altro paese arabo? Secondo Die Welt , che pubblica la notizia in prima pagina con grande rilievo grafico, l’impiego di armi chimiche nel Darfur sarebbe stato deciso in un incontro avvenuto in maggio a Khartoum tra militari siriani e sudanesi. A Siria, come gran parte dei paesi arabi, ha sempre appoggiato la posizione di Khartoum sul Darfur, secondo la quale nel paese sarebbe in corso una ribellione da parte delle popolazioni per avere più autonomia. La realtà, però, è più complessa. L’obbiettivo dell’esercito sudanese non sarebbe solo quello di soffocare la ribellione ma di cacciare i non arabi dai loro territori. Centinaia di villaggi abitati da africani sono stati incendiati dalle milizie arabe, veri e propri squadroni della morte che devastano e saccheggiano con la copertura dell’aviazione sudanese. Secondo Amnesty International, il conflitto ha provocato finora un milione e mezzo di profughi e oltre 50mila morti nel 2003. Durante l’incontro di maggio furono gli stessi siriani ad offrire l’uso di armi chimiche. Le armi furono portate in Sudan da cinque aerei delle linee siriane insieme ad un nutrito numero di tecnici e scienziati. In un primo tempo l’impiego era previsto in un’altra regione del paese, nel sud, dove da anni combatte contro Khartoum l’Spla. Ma in giugno, sempre secondo il rapporto citato da Die Welt, si cambiò bersaglio poiché su pressioni dell’Onu stavano per incominciare le trattative tra Khartoum e i ribelli (trattative che si sono aperte in Nigeria e e proprio ieri sono state interrotte in seguito ad un irrigidimento del regime sudanese). E così si decise di testare le armi chimiche non contro le basi ma contro i villaggi africani del Darfur, ai confini con il Ciad. Un test di proporzioni limitate ma che avrebbe provocato decine di morti. L’esperimento sarebbe confermato non solo dalle testimonianze di profughi fuggiti nel Ciad ma anche da informazioni trapelate dall’ospedale Al Fashr di Khartoum dove in luglio arrivarono salme che presentavano ustioni riconducibili all’impiego di armi chimiche. In un primo tempo le salme sarebbero state sistemate in un reparto accessibile solo ai siriani e successivamente portate a Damasco. La situazione nel Darfur è seguita con particolare attenzione dagli Usa, che premono per l’approvazione, entro domani, di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per bloccare il conflitto. Il segretario generale della Nato, l’olandese Jaap De Hoop, ha detto ieri che sta esaminando l’eventualità di un supporto di pianificazione, comando, controllo e logistica alla missione di pace dell’Unione Africana. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Giornale. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.