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Avvenire Rassegna Stampa
08.09.2004 Arafat è un terrorista, ma Israele deve diaologarci
la tesi del quotidiano cattolico

Testata: Avvenire
Data: 08 settembre 2004
Pagina: 18
Autore: un giornalista - Elio Maraone
Titolo: «Raid anti-Hamas 14 morti - A Gerusalemme una scuola di pace aperta a tutti»
A pagina 18 Avvenire pubblica l'aticolo "Raid anti-Hamas 14 morti". Il titolo non chiarisce che imorti sono terroristi, definiti nel testo "miliziani2. Poco spazio viene dato alle gravi dichiarazioni del premier palestinese in sostegno al terrorismo di Hamas.
Ecco il pezzo:

Una settimana dopo il doppio attentato kamikaze di Beersheva firmato da Hamas, Israele ha punito l'altra notte il movimento integralista bombardando un campo di addestramento dei suoi miliziani a Gaza City: nell'attacco, sferrato da carri armati e elicotteri di assalto, sono stati uccisi 14 miliziani, altri 45 sono stati feriti.
Hamas subito ha giurato di vendicarsi: «il regime sionista si è macchiato di un nuovo delitto, che non resterà impunito» ha minacciato il portavoce Mushir al-Masri. Israele a sua volta aveva promesso terra bruciata ad Hamas e ai suoi leader dopo l'attentato di Beersheva, martedì scorso, attuato simultaneamente da due terroristi kamikaze contro due autobus pieni di gente, nella capitale del Sud di Israele. Il duplice attentato aveva causato la morte di 16 civili, fra cui un bambino di 4 anni, e il ferimento di altri 100.
Almeno 50.000 palestinesi hanno preso parte ai funerali dei 14 uomini delle Brigate Al Qassam, il braccio armato di Hamas, uccisi nel campetto di calcio nel rione Sajjaya dai razzi sparati dagli elicotteri Apache e dai blindati israeliani. Dopo l'elogio funebre, recitato nella principale moschea di Gaza, i corpi dei caduti, avvolti in drappi verdi, i colori di Hamas, sono stati inumati nel «Cimitero dei martiri» di Gaza. Nel centro della città tutti i negozi sono rimasti chiusi in segno di lutto.
Secondo il portavoce militare israeliano gli uccisi erano tutti membri delle brigate di Hamas. In quel campo, ha detto il portavoce, venivano condotti veri e propri addestramenti militari, comprendenti anche il lancio di razzi Rpg e Qassam, la simulazione di rapimenti di soldati, esercitazioni di assalti a postazioni militari e la verifica di ordigni in fase di confezione.
Dopo l'attacco Israele ha dichiarato lo stato di massima allerta militare in previsione di una intensificazione dei tentativi di attentati da parte di Hamas e della Jihad islamica. L'esercito ha inoltre diviso in tre aree la Striscia per ostacolare gli spostamenti dei miliziani.
Dure le reazioni dei dirigenti palestinesi. Il premier Abu Ala ha condannato l'attacco israeliano e ha detto di ritenere che una reazione di Hamas «sarebbe giustificata», mentre il ministro degli Esteri Nabil Shaath ha parlato di «un atto di terrorismo». Per Israele invece l'operazione contro i miliziani di Hamas è un successo pieno.
L'attacco in particolare ha colpito solo miliziani e non ci sono stati, come in «esecuzioni mirate» precedenti, danni collaterali ai civili. Israele intende continuare a colpire Hamas e i suoi leader, «ovunque essi si trovino, a Gaza come a Damasco» hanno ribadito ieri fonti vicine al premier Ariel Sharon. In Siria ha trovato rifugio il capo dell'ufficio politico di Hamas Khaled Meshaal.
Ancora ieri mattina, in una scuola della città di Khan Younis, nel Sud della Striscia, una bambina palestinese di 10 anni, Raghda al Assar, è stata ferita gravemente alla testa da spari provenienti, stando a fonti locali, da una vicina postazione militare israeliana, durante uno scambio a fuoco con miliziani palestinesi.
Secondo fonti militari, Israele ha poi deciso di liberare 137 detenuti palestinesi - condannati per reati minori - che hanno praticamente finito di scontare la pena, in considerazione dell'attuale situazione di sovraffollamento delle prigioni israeliane, dove sono fra l'altro detenuti circa 8.000 palestinesi. La liberazione dovrebbe cominciare la settimana prossima, anche se secondo alcune fonti sarebbe già stata avviata.
A pagina 10 Elio Maraone firma l'articolo "A Gerusalemme una scuola di pace aperta a tutti", sul dibattito un rappresentante dell'Anp e alcuni giornalisti e analisti israeliani (con evidente asimettria) svoltosi ieri a Milano, nell'ambito dell'iniziativa sul "dialogo" promossa dalla comunità di Sant'Egidio. Maraone lamenta che Arafat sia rifiutato come interlocutore dal governo israeliano mentre ogni popolo, come hanno convenuto i relatori del dibattito, dovrebbe poter scegliere i suoi rappresentanti per il negoziato.
A parte ogni dubbio sull'effettiva possibilità dei palestinesi di scegliersi i propri rappresentanti, la logica di questa affermazione è del tutto fallace: con identiche ragioni si potrebbe sostenere che se i musulmani si scegliessero Bin Laden come rappresentante il dialogo interreligioso dovrebbe essere fatto con lui.

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