Intervista all'ambasciatore Gol: "Nessuno sconto ai terroristi" la lezione dell'esperienza israeliana
Testata: Libero Data: 07 settembre 2004 Pagina: 1 Autore: Caterina Maniaci Titolo: «Adesso tutto il mondo è come Gerusalemme»
Libero di oggi, 07-09-04, pubblica in prima pagina e a pagina 4 l'intervista di Caterina Maniaci all'ambasciatore di Israele in Italia, Ehud Gol, "Adesso tutto il mondo è come Gerusalemme". Ecco il testo: «Nel 1968, quando si è manifestato per la prima volta, il fenomeno del terrorismo palestinese non è stato preso seriamente da molti perché si trattava di un problema solo di Israele, si diceva. Il tempo ha dimostrato che invece si tratta di un pericolo per tutti, in Occidente e non solo». L’ambasciatore di Israele in Italia, Ehud Gol, spiega a Liberocce il terrorismo fondamentalisti sia una minaccia planetaria che non è stata presa seriamente in considerazione. Complice anche l’idea, sostenuta dall’Europa prodiana e dalla sinistra mondiale che la chiave di risoluzione sia il dialogo. L’Occidente è sotto attacco. Possiamo sentirci tutti come a Gerusalemme, costantemente nel mirino dei terroristi… Si, ed’è una situazione preoccupante. In pochi anni il terrorismo fondamentalisti si è radicalizzato. Riguarda tutti, non più solo Israele: Non ha limiti.
Dall’11 settembre in poi… Abbiamo vissuto l’11 settembre, poi c’è stato l’attacco a bali contro i turisti australiani, a Madrid, ma consolo, negli stessi paesi arabi, in Marocco, in arabia saudita, in Kenya, in Pakistan. Questo dimostra anche che non è possibile avere cedimenti di fronte a questo dilagare della violenza, non si possono fare dei distinguo tra terroristi e terroristi. Non esiste un terrorismo «buono» e uno «cattivo». Il terrorismo è terrorismo. Punto e basta.
L’Europa guidata da Prodi, la sinistra europea e italiana, continuano adire che il modo di risolvere il problema è il dialogo. Cosa ne pensa? Dialogare con il terrorismo è un sintomo di debolezza, è sbagliato. Non possiamo metterci al livello dei terroristi, le loro logiche non sono le nostre, non ragionano secondo le categorie della democrazia, del confronto. Il loro intento è distruggere queste categorie e il nostro mondo, reagire con forza è la sola risposta possibile; cercare a tutti i costi il dialogo significa dare loro ragioni per altro terrore, per altro sangue, per altra violenza. Si discute con chi discute, non con chi uccide bambini. Con questi ultimi bisogna essere fermi, senza tentennamenti, senza ipocrisie, senza inutili distinguo.
Niente dialogo allora? Ripeto, è un erore trattare con i terroristi? Che garanzie possono dare? Hamas lo stesso giorno che rivendicava l’attentato di Beersheba mandava un appello di pace verso i terroristi iracheni, chiedendo loro di liberare i due cittadini francesi. E poi, pensiamo solo a quel che è successo nel ventesimo secolo, in cui si sono manifestati gli errori del nazismo prima e del comunismo poi. Milioni di morti, causate da ideologie che non sono state adeguatamente affrontate. Il dialogo avrebbe dissuaso Hitler o Stalin dal fare quello che hanno fatto? L’unica possibilità per l’Europa era una risposta unica e ferma. L’unica che ci vorrebbe anche oggi.
Ci attende una replica, nel ventunesimo secolo? Appena entrati nel ventunesimo secolo, ci troviamo ad affrontare un’altra terribile minaccia per la democrazia, il fondamentalismo islamico, appunto, che negli ultimi anni si è radicalizzato, riorganizzato, pronto acolpire ovunque.
E’sbagliato parlare di scontro tra civiltà? E’ bene fare chiarezza su un punto centrale. Non stiamo parlando di guerre di religione. Non si tratta di contrapporre il cristianesimo all’islam o all’ebraismo. Il rispetto per la fede altrui deve essere fuori discussione. Parliamo invece di gente che non rispetta niente e nessuno, in nome della religione uccidono, rapiscono, distruggono. Per loro, tuttociò che3 noi abbiamo di più sacro non vale niente.
Il pensiero corre a quel che è successo a Beslan… Infatti. Centinaia di bambini per il primo giorno di scuola, quello più bello, un giorno di festa, tutti insieme, con i genitori, i familiari… Poi arrivano trenta persone che in nome della loro fede trasformano quel giorno in un mare di sangue…Perché? E’una logica folle.
Come giudica i pesanti attacchi contro l’intervento militare in Iraq? La gente ha la memoria corta. Non ricorda ciò che era l’Iraq di Saddam Hussein e chi era Saddam, non ricorda la ferocia di quel regime e il pericolo che rappresentava. Gli Stati Uniti,l’Italia, la Gran Bretagna e tutti coloro che hanno mandato truppe in Iraq sono al servizio della sicurezza del mondo e del popolo iracheno, la loro è una grande missione.
Quali sono le connessioni tra Al Qaeda e Al Fatah, il gruppo terrorista palestinese? La strategia del terrore è comune. Al Qaeda ha colpito le Twin Towers e migliaia di innocenti, Al Fatah colpisce i bar, i tram, le strade di Israele. Chi pensava che il dialogo con Arafat fosse la soluzione per il Medio Oriente ha sbagliato: non è la soluzione, è il problema.
E che cosa resta da fare all’Occidente? Essere unito e non fare sconti ai terroristi. Nessuno sconto, mai
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