Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Musulmani italiani condannano il terrorismo un appello
Testata: Corriere della Sera Data: 02 settembre 2004 Pagina: 8 Autore: Magdi Allam Titolo: «Noi musulmani d'Italia contro tutti i terrorismi - Isoliamo i fanatici, per un apse più giusto e più sicuro»
A pagina 8 il Corriere della Sera di oggi, 01-02-04, pubblica l'appello di un gruppo di musulmani italiani contro tutti i terrorism, e un articolo di Magdi Allam a commento: "Noi mussulmani d'Italia contro tutti i terorismi" Ecco quest'ultimo pezzo: Imane Fouganni e Khalid Chaouki, poco più che ventenni, nazionalità marocchina, un'anima e una personalità italiane. Lei è laicissima, lui è il presidente dei Giovani musulmani d'Italia. Una passione e un coraggio da vendere: lei vuole servire lo Stato arruolandosi nell'arma dei Carabinieri; lui aspira a favorire la nascita di un islam perfettamente compatibile con le leggi e i valori italiani. Sono l'emblema della società civile musulmana che, pur se faticosamente, si sta costituendo anche nel nostro Paese. E che oggi, alla vigilia del terzo anniversario della tragedia dell'11 settembre, proprio mentre la guerra del terrore islamico registra l'apice della sua follia omicida ovunque nel mondo, ha deciso di uscire allo scoperto per dire in modo fermo e forte che i musulmani sono contro questo terrorismo e sono dalla parte dell'Italia e degli italiani. Il loro «Manifesto contro il terrorismo e per la vita» è un documento fondamentale nell'affermazione, sul piano della visibilità pubblica e su quello politico, di un'avanguardia rappresentativa della maggioranza moderata dei musulmani d'Italia. Una maggioranza moderata fatta di gente per bene in cui si riconoscono tutti i figli di Allah che hanno eletto il valore assoluto e universale della sacralità della vita come il principio discriminante tra il Bene e il Male. Una decisa scelta a favore della cultura della vita, la vita di tutti, ebrei, cristiani, musulmani, che ha raccolto l'adesione di esponenti di rilievo dell'islam religioso, tra cui spicca l'imam della Moschea di Roma, l'egiziano Mahmoud Ibrahim Sheweita, persona di buon senso richiamato a gestire il culto nella sede più istituzionale ma più controversa d'Italia dopo l'allontanamento di ben due imam nel giro di un anno. Uno spazio religioso in cui si ritrova a suo agio anche il sufi, il mistico dell'islam, Gabriele Mandel Khan che afferma: «I terroristi non sono tali per eccesso di islam, ma per assoluta mancanza di islam. Il Corano proibisce l'assassinio e il suicidio. Oggi tra i musulmani in Italia ci sono troppe voci, ognuno va per la sua strada. Dobbiamo invece essere più coerenti, ci vuole un punto aggregante. Siamo in balia di un mare in tempesta. Abbiamo bisogno di una bussola e di gettare l'ancora dall'arca. Tutti ne sentiamo la necessità». Mario Scialoja, convertito all'islam, ex ambasciatore in Arabia Saudita, che si è prestato a dirigere la sezione italiana della Lega musulmana mondiale per favorire la stipula dell'intesa tra la comunità islamica e lo Stato, è l'anello di raccordo tra l'anima religiosa e laica. Quest'ultima è foltissima in una realtà dove appena il cinque per cento dei musulmani frequenta abitualmente le moschee. Una laicità dove il riferimento all'islam può variare considerevolmente. «Sono musulmano sul piano del riferimento culturale e della tradizione di famiglia. Allo stesso modo sono musulmani il 70 per cento degli albanesi», spiega ad esempio Roland Sejko, direttore di Bota Shqiptare, il giornale degli albanesi in Italia. E' proprio su questa maggioranza moderata dei musulmani d'Italia che il ministro dell'Interno Pisanu scommette per far decollare la sua proposta di una Consulta islamica, quale interlocutore dello Stato. Una proposta che i firmatari del Manifesto caldeggiano. Ritenendo di avere le carte in regola per chiedere il riconoscimento, quali cittadini italiani a pieno titolo, di tutti i musulmani per bene che vivono nel rispetto della legge. Lo chiedono, da anni, anche Imane e Khalid per realizzare il loro sogno di servire nel migliore dei modi l'Italia. E il testo dell'appello: Noi musulmane e musulmani d'Italia siamo schierati in modo totale, assoluto e compatto contro il terrorismo di quanti strumentalizzando un'interpretazione estremistica e deviata dell'islam e facendo leva sul fanatismo ideologico hanno scatenato una guerra aggressiva del terrore contro il mondo intero e la comune civiltà dell'uomo. Nel terzo anniversario della tragedia che ha insanguinato gli Stati Uniti d'America, confermiamo il nostro più sentito e convinto cordoglio per le vittime di questa offensiva globalizzata del terrorismo che infierisce in modo indiscriminato contro tutti coloro che sono stati condannati come nemici di una folle «guerra santa», siano essi americani, europei o arabi, oppure ebrei, cristiani, musulmani e di altre religioni. Noi musulmane e musulmani d'Italia affermiamo in modo forte, inequivocabile e deciso la nostra fede nel valore della sacralità della vita di tutti gli esseri umani indipendentemente dalla nazionalità e dal credo. Per noi la sacralità della vita è il principio discriminante tra la comune civiltà dell'uomo e le barbarie di quanti predicano e perseguono la cultura della morte. Siamo consapevoli che la sacralità della vita o vale per tutti o, qualora venisse violata, si ritorce contro tutti. Solo l'abbraccio comune alla cultura della vita consente la salvezza, la pace e il benessere dell'umanità. Noi musulmane e musulmani d'Italia lanciamo un appello al popolo, alle istituzioni e al governo italiano affinché sostengano la nostra opera tesa a favorire la nostra piena e costruttiva integrazione. Siamo per l'assoluto rispetto delle leggi dello Stato e per la più sincera condivisione dei valori fondanti della Costituzione e della società italiana. Siamo convinti che un'Italia dall'identità forte, anche sul piano della religione, degli ideali e delle tradizioni, sia la migliore garanzia per tutti, autoctoni e immigrati, perché solo chi è forte e sicuro al proprio interno è in grado di aprirsi e di condividere positivamente le proprie scelte con gli altri. Alla luce di ciò siamo schierati dalla parte dello Stato italiano contro i terroristi e gli estremisti di matrice islamica, e non solo, che attentano alla sicurezza e alla stabilità della collettività, sia perpetrando trame eversive sia utilizzando taluni luoghi di culto per attività di indottrinamento e arruolamento di combattenti e aspiranti terroristi suicidi. Sosteniamo ogni iniziativa dello Stato volta ad assicurare che tutti i luoghi di preghiera siano delle case di vetro aperte e in simbiosi con l'insieme della società italiana, rispettose delle leggi e dei valori italiani, trasparenti sul piano della gestione e dei bilanci. Diciamo in modo esplicito che le moschee d'Italia non devono in alcun modo trasformarsi in un cavallo di Troia di ideologie integraliste e di strategie internazionali volte a imporre un potere islamico teocratico e autoritario. Noi musulmane e musulmani d'Italia chiediamo al capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al presidente del Senato Marcello Pera, al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini e all'intera classe politica di adoperarsi per metterci nelle condizioni di poter condividere la costruzione di un'Italia più forte e più aperta, più sicura e più giusta, più prospera e più lungimirante. Riteniamo che i tempi siano maturi affinché lo Stato e la società italiana considerino positivamente la prospettiva di un'Italia plurale sul piano etnico, confessionale e culturale, ancorata a una solida piattaforma di leggi e di valori comuni. E siamo convinti che solo chi è a pieno titolo cittadino italiano, solo chi opera sulla base della piena parità sul piano dei diritti e dei doveri, possa ergersi a artefice di questa nuova Italia. Oggi i musulmani non sono soltanto parte integrante della realtà economica e sociale dell'Italia, ma anche parte integrante del suo patrimonio spirituale. Insieme a un milione di musulmani immigrati, ci sono circa trentamila musulmani italiani. Sollecitiamo pertanto le autorità italiane a agevolare il processo di «cittadinizzazione» dei musulmani d'Italia, accogliendo senza indugi e ritardi come nuovi cittadini coloro che vivono nel rispetto delle leggi e nella condivisione dei valori comuni. Oggi più che mai è necessario ancorare i musulmani d'Italia a un'identità italiana forte e condivisa, espressione di un sistema di valori credibile e convincente. Il rischio è che taluni musulmani, specie i più giovani nati e cresciuti in Italia, se abbandonati a loro stessi e in preda a una crisi di identità, possano finire soggiogati e cooptati dall'ideologia dei gruppi estremisti. In quest'ambito sosteniamo la proposta del ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu di una Consulta dei musulmani d'Italia quale strumento per favorire il dialogo tra lo Stato e la maggioranza dei musulmani moderati. Noi musulmane e musulmani d'Italia ci sentiamo profondamente partecipi all'impegno internazionale volto a contrastare la guerra del terrore che ha avuto proprio nell'11 settembre 2001 il suo momento di maggior impatto umano, mediatico e politico. Aspiriamo a un mondo migliore dove tutti i popoli, compresi i musulmani, possano vivere nella libertà, nella giustizia e nel rispetto dei diritti fondamentali della persona. A tale fine auspichiamo l'avvento di una nuova etica nelle relazioni internazionali che favorisca l'emancipazione dei popoli dal sottosviluppo e dall'oscurantismo, nonché la formazione di governi autenticamente rappresentativi e democratici. Siamo consapevoli che la globalizzazione dello sviluppo, del diritto, della pace, della libertà e della democrazia costituisce la migliore garanzia affinché questi valori possano essere tutelati in ogni angolo della terra attraverso il dialogo e il reciproco rispetto. Hanno aderito: Mario Scialoja, direttore Lega musulmana mondiale-Italia; Abdellah Redouane, segretario generale del Centro culturale islamico d'Italia; Mahmoud Ibrahim Sheweita, imam della Moschea di Roma; Gabriele Mandel Khan, Gran maestro per l'Italia della Confraternita turca Jerrahi-Halveti; Souad Sbai, presidente Associazione donne marocchine in Italia; Khalid Chaouki, presidente Giovani musulmani d'Italia; Irta Lama, titolare azienda informatica ITS Associates; Yahya Sergio Pallavicini, vice-presidente Coreis (Comunità religiosa islamica d'Italia); Gulshan Jivraj Antivalle, presidente Comunità ismailita italiana; Ali Baba Faye, coordinatore nazionale Forum «Fratelli d'Italia»-Democratici di sinistra; Ali Federico Schuetz, mediatore culturale, Milano; Yassine Belkassem, Consulta comunale di Poggibonsi (SI); Khalida El Khatir, studentessa di Psicologia, Università di Napoli; Ejaz Ahmad, caporedattore Azad, mensile per i pachistani in Italia; Amadia Rachid, imam della moschea di Salerno; Roland Sejko, direttore «Bota Shqiptare, Il giornale degli albanesi in Italia»; Rachida Kharraz, Ufficio provinciale Acli di Viterbo; Feras Jabareen, imam del Centro culturale islamico di Colle Val d'Elsa (SI); Zoheir Louassini , scrittore e giornalista di Raimed; Jawed Q. Khan, marketing sistemi di tecnologia informatica per i trasporti, Roma; Shera Lyn Parpia, consulente professionale allattamento seno materno; Omar Camiletti, mediatore culturale presso la Moschea di Roma; Lotfy El Hosseny, presidente del Centro islamico di Ostia; Franco Abdul Ghafour Grassi Orsini, Guida spirituale in Italia della Tariqa Burhaniya Dusuqiya Shadhliya; Tarek Hassan, presidente del Centro islamico di Viale Marconi, Roma; Imane Fouganni, impiegata a Cremona aspira a diventare carabiniere. Un testo che indubbiamente lascia sperare nella fine della passività dei musulmani ostili al terrorismo. Criticabile invece la scelta del Corriere di ieri, 01-09-04, di pubblicare un'intervista a Tariq Ramadam senza spiegare chi è questo intellettuale fondamentalista, al centro di polemiche in Francia per aver stigmatizzato gli intellettuali ebrei che difendono Israele come affetti da "spirito tribale".
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