L'Egitto media in Iraq e a Gaza. Pronto il piano del ritiro israeliano dalla Striscia presentato oggi da Sharon il calendario
Testata: Il Foglio Data: 31 agosto 2004 Pagina: 1 Autore: un giornalista - la redazione Titolo: «I consigli del Faraone - La giornata nel mondo»
Il Foglio di oggi, 31-08-04 a pagina 1 pubblica l'articolo "I consigli del Faraone", sul ruolo di mediazione dell'Egitto nella vicenda dei due ostaggi francesi e in vista del ritiro israeliano da Gaza. Ecco il pezzo:
Roma. L’intricata situazione internazionale mette sempre di più l’Egitto nella posizione di mediatore globale, interlocutore privilegiato per muoversi nel fumoso panorama politico mediorientale. A rivolgersi al Cairo questa volta è la Francia, compressa nell’angoscia dell’inaspettato sequestro di due suoi giornalisti in Iraq a opera, secondo il video ricevuto da al Jazeera, dell’Esercito islamico (lo stesso del rapimento dell’italiano Enzo Baldoni), che chiede a Parigi di revocare la legge sul bando del velo islamico nei luoghi pubblici. Ricatto cui la Francia ha deciso di non cedere. Michel Barnier, ministro degli Esteri francese, è arrivato al Cairo ieri mattina, la prima tappa di un viaggio in medio oriente che non esclude, come lui stesso ha detto, una sua visita in Iraq, dove nel frattempo la Francia ha già inviato alcuni funzionari (il Qatar potrebbe essere la prossima meta del tour). In Egitto Barnier cerca contatti e appoggi che possano portare alla liberazione dei due reporter. Il capo della diplomazia di Jacques Chirac ha incontrato Amr Moussa, segretario generale della Lega araba. "Invito tutti a risolvere questo caso il prima possibile per evitare conseguenze di cui faremmo volentieri a meno", ha detto l’ex ministro degli Esteri egiziano, che proprio grazie al suo passato nel governo di Hosni Mubarak e al suo attuale ruolo ha contatti in tutto il mondo arabo e conosce bene la realtà irachena, avendo già stretto relazioni con l’esecutivo di Iyyad Allawi e avendo più volte incontrato il ministro degli Esteri, Hoshyer Zebari. Nell’agenda di Barnier anche un faccia a faccia con il capo della diplomazia egiziana, Ahmad Abu al Ghait. Ma l’incontro che potrebbe rivelarsi più proficuo per Parigi è quello organizzato, secondo fonti locali, con Omar Suleiman, capo dei servizi segreti del Cairo, la persona cui Mubarak ha affidato il delicato dossier israelo-palestinese e che guida l’Egitto nella nuova avventura di mediatore in vista di un ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza. L’uomo dell’ombra e delle missioni impossibili, che qualcuno in occidente ha persino messo nella lista dei possibili candidati presidenti nel dopo Mubarak, avrebbe anche sotto controllo la situazione irachena. Barnier non ha scelto a caso. Diversi cittadini egiziani sono stati sequestrati e poi liberati in Iraq. Tra loro un diplomatico, Mohamed Mamdouh Kotb, che, prima di essere catturato, avrebbe ottenuto la liberazione di diversi concittadini, grazie alla sua conoscenza dei gruppi operanti sul territorio. Nel suo appello ai rapitori, dall’ambasciata francese al Cairo, Barnier ha sottolineato "l’imparzialità della Repubblica francese nei confronti della religione", aspetto che "fa parte della nostra identità" e ha chiarito che "la Francia ha sempre rifiutato una visione di scontro tra occidente e islam". Parole che riecheggiano quelle di Chirac, e che insistono sulla neutralità del paese nel conflitto iracheno: la Francia "assicura l’uguaglianza, il rispetto e la protezione del libero esercizio di tutte le religioni nel quadro della nostra legge comune". "Questi valori hanno ispirato la politica della Francia in Iraq". Parigi non ha mancato di far notare l’opposizione della comunità islamica francese – la più vasta d’Europa – al ricatto dei sequestratori. Usa quindi l’arma della sua ospitalità e l’ostentazione della sua politica estera pro-araba: conta infatti sui suoi buoni rapporti anche con le frange più estremiste della politica mediorientale. Dominique de Villepin infatti osteggiò l’idea dell’Ue di mettere Hamas nella lista nera delle organizzazioni terroristiche: "E’ nel nostro interesse avere interlocutori tra i palestinesi", disse nel 2003 l’allora ministro degli Esteri francese. Lo stesso fece Chirac durante una visita dell’allora capo della diplomazia israeliana, Shimon Peres, con Hezbollah, sottolineando le importanti funzioni sociali del gruppo in Libano (anche se oggi la Francia è in trattative con al Manar, televisione satellitare di Hezbollah, minacciata d’oscuramento). La corte (affollata) di Mubarak La corte di Mubarak è molto affollata in questo inizio settimana. Ieri infatti è arrivato anche il premier palestinese Ahmed Qorei (alias Abu Ala), per un incontro con il presidente egiziano, che si terrà oggi. In agenda il proseguimento del dialogo tra le fazioni palestinesi. Ieri al Cairo era attesa una delegazione del partito di Yasser Arafat, Fatah, mai arrivata. Mubarak, secondo il quotidiano arabo al Shark al Awsat, non avrebbe gradito il fatto che il gruppo non ha rispettato gli impegni presi in materia di riforme. Ma l’Egitto spera di organizzare una conferenza per il dialogo palestinese al Cairo il prossimo mese e il ministro degli Esteri, Abu al Ghait, partirà presto per una missione in medio oriente. Suleiman incontrerà invece Arafat la settimana prossima a Ramallah. La mediazione egiziana in vista di un ritiro israeliano da Gaza avrebbe portato il rais a pianificare un lifting del suo partito, considerando la possibilità di affidare un ruolo da ministro a Mohammed Dahlan, ex capo della Sicurezza a Gaza, e all’ex premier Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Sempre a pagina 1, una breve informa sulla presentazione, oggi, del calendario del piano di disimpegno da Gaza. Ecco il pezzo: Sharon presenta oggi il calendario del piano di disimpegno da Gaza. Il piano, messo a punto dal ministro della Difesa Mofaz, prevedeva un’evacuazione dagli insediamenti in un’unica soluzione, ma il gabinetto politico- militare, cui il governo ha sottoposto la questione, ha deciso per un ritiro a tappe. Oggi Sharon presenta al suo partito, il Likud, la tabella di marcia che poi sarà votata dal governo e dalla Knesset Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.