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Il Foglio Rassegna Stampa
27.08.2004 La maggoiranza per il disimpegno da Gaza ci sarà
dice il ministro degli Esteri israeliano

Testata: Il Foglio
Data: 27 agosto 2004
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: «Israele e Palestina parlano di pace - Shalom ci svela che ora c'è un nuovo patto nel governo Sharon»
A pagina 1 del Foglio di oggi una breve dal titolo: "Israele e Palestina parlano di pace"
Israele e Palestina parlano di pace. Ieri
dichiarazioni impegnative dei ministri degli
Esteri dei due paesi, Silvan Shalom e
Nabil Shaat, entrambi al Meeting di Cl a
Rimini, con Frattini. Il capo della diplomazia
dell’Anp ha detto: "Siamo disponibili
all’attuazione della road map, al cessate
il fuoco, all’invio di osservatori sul territorio".
Il collega israeliano: "Siamo pronti
a fare una pace vera con la Palestina".
Poi ha continuato: "Occorre un cambiamento
di leadership nell’Anp". Il ministro
ha poi confermato che Israele completerà
la barriera difensiva contro gli attentati.
A pagina 3 l'intervista al ministro degli esteri israeliano Shalom, che rivela l'accordo politico raggiunto nel Likud sul piano di ritiro da Gaza.
Di seguito, il pezzo: "Sharon ci svela che ora c'è un nuovo patto nel governo Sharon".

Rimini. Il ministro degli Esteri d’Israele, Silvan Shalom,
ha partecipato ieri al meeting di Rimini a una tavola rotonda
cui sedeva anche Nabil Shaat, capo della diplomazia palestinese.Nonostante ciò, i due non hanno avuto un incontro
bilaterale. Con il Foglio, Shalom descrive la situazione della
politica interna israeliana, ringrazia il governo italiano
per le posizioni equilibrate nel conflitto con i palestinesi e
annuncia che è in preparazione un’altra visita del vicepresidente
del Consiglio Gianfranco Fini in Israele. Inoltre ha
informato il capo della diplomazia italiana, Franco Frattini,
che Gerusalemme sosterrà la candidatura dell’Italia a membro
a rotazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Il ministro degli Esteri israeliano è rimasto indifferente
di fronte alla decisione presa dal partito laburista di chiudere
il negoziato con il Likud per un eventuale governo d’unità
nazionale. "La posizione che il Likud ha preso contro la
possibilità di aggiungere i laburisti al governo scaturisce dal
motivo stesso per cui questi vi volevano entrare – dice – alcuni,
come Baiga Shochat, non hanno esitato a dire che il
partito doveva inserirsi ‘per distruggere il Likud e prendere
il potere’. Secondo chi nel partito di Sharon è contrario alla
presenza dei laburisti, la discussione non riguarda il programma
di disimpegno da Gaza, ma come questi potranno
portare avanti il progetto di uno Stato palestinese con capitale
Gerusalemme. Inoltre, siccome i laburisti si vedono come
un partito alternativo per governare il paese, sceglierebbero
il momento giusto per loro per lasciare la coalizione".
Come esempio Shalom porta la decisione di Benjamin
Ben Eliezer di rompere il governo di unità nazionale precedente,
e ancora prima, quella di Shimon Peres nel ’90. "Il
Likud ha già un’esperienza amara di questo tipo". Secondo
Shalom, l’attuale governo può continuare ad andare avanti
così fino alla fine del suo mandato, nel 2006. "Nel governo c’è
una maggioranza di ministri a favore del piano di disimpegno,
piano che a sua volta gode di una maggioranza ancora
più ampia in Parlamento. Non credo che i laburisti e i partiti
di sinistra potranno evitare un voto a favore quando il governo
chiederà alla Knesset di approvare il piano". Anche
in questo caso Shalom ricorda un precedente. "Quando Menachem
Begin ha portato avanti in Parlamento l’accordo di
pace con l’Egitto, alcuni membri del Likud votarono contro,
ma la proposta passò con una grande maggioranza grazie ai
laburisti che non facevano parte dell’esecutivo".
Per Shalom, il fatto che il primo ministro Ariel Sharon volesse
una coalizione diversa da quella che il suo partito sostiene
non dimostra una debolezza della sua leadership.
"Sharon è il nostro indiscutibile capo fino al 2006. Nessuno
nel Likud solleva interrogativi sulla sua leadership. Il voto
del Likud era contro il partito laburista e la sua ideologia,
non contro il premier". Il suo gruppo ha riaperto il negoziato
con i religiosi di Yahadut Ha-tora. Il ministro del Tesoro,
Benjamin Netanyahu, ha autorizzato il finanziamento di 200
milioni di shekel agli organi religiosi, mentre il budget per
il sistema scolastico soffre tagli pesanti. "C’è una coalizione
con cui si può attuare il piano di disimpegno e un’altra con
cui si può approvare la legge sul bilancio". Shalom ha esperienza
come ministro del Tesoro. "Alcuni partiti che non fanno
parte del governo potrebbero votare a favore del bilancio
se l’esecutivo aprirà un negoziato per conoscere le loro richieste".
Shalom, che vuole garantire la sua permanenza al
ministero degli Esteri, è sicuro che l’esecutivo nella sua forma
attuale non è paralizzato e non rischia la sfiducia. Secondo
lui, il desiderio del primo ministro di sottoporre al voto
decisioni che porteranno all’approvazione del ritiro potrà
essere realizzato. "I ministri Livnat, Netanyahu e io abbiamo
concordato con il premier Sharon ‘una proposta di compromesso’:
siamo d’accordo per sostenere i preparativi che
precedono il voto finale, a marzo 2005". Shalom non nasconde
che c’è tensione a Gerusalemme alla vigilia del voto americano.
Sharon ha annunciato che probabilmente sarà il primo
leader a essere ricevuto a Washington a novembre, dopo
il voto, per discutere i tempi di realizzazione del suo piano.
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