Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Dedicato alle vittime della strage di Monaco l'oro olimpico di Gail Friedman il primo vinto nella storia di Israele
Testata: Corriere della Sera Data: 26 agosto 2004 Pagina: 39 Autore: Antonio Ferrari Titolo: «Israele, il primo oro dedicato alle vittime del '72»
Sul Corriere della Sera di oggi, 26-08-04, Antonio Ferrari firma l'articolo "Israele, il primo oro dedicato alle vittime del 72", sulla vittoria dell'atleta Gal Friedman alle Olimpiadi di atene. Friedman ha appunto dedicato la sua medaglia agli atleti israeliani uccisi a Monaco. Facendo della sua vittoria anche un simbolo della capacità di Israele di resistere al terrorismo. Ecco il pezzo: Israele credeva in quest'oro. Lo aspettava da 52 anni, dalla prima Olimpiade dopo la fondazione dello Stato. Doveva arrivare. Era nell'aria. Però si evitava di parlarne apertamente, rispettando quella regola scaramantica che può alleviare la sofferenza di una nuova delusione: perdere l'attimo e non poter vivere la cerimonia più suggestiva. La bandiera con la stella di David che sale sul pennone più alto. Le note dell'Inno nazionale, l'Hatikva, che vuol dire speranza e che il mondo dell'Olimpiade fino a ieri non aveva mai ascoltato. Gli spettatori che applaudono il vincitore, riconoscendogli il merito d'essere stato il migliore e dimenticando i problemi politici, le passioni, le divisioni e i conflitti che monopolizzano l'immagine internazionale del Paese. Gal Friedman, ventinovenne velista (classe Mistral), era tra i favoriti della lunga competizione sul mare. Ad Atlanta aveva vinto il bronzo. Si è preparato per Atene con scrupolo, sotto gli occhi di un giudice affettuoso ma severo: suo padre. Però Gal sapeva che, nella regata decisiva, avrebbe dovuto superare l'ostacolo rappresentato dall'idolo di casa, il 36enne olimpionico greco Nicos Kaklamanakis, ultimo tedoforo della cerimonia inaugurale, accompagnato da scatenati e rumorosi fans. E poi non si può certo dire che Friedman abbia goduto di una vigilia serena. Non soltanto i 35 compagni del team nazionale, ma gli allenatori, i dirigenti, gli agenti del Mossad e dello Shin Bet lo osservavano supplicanti, quasi in preghiera. Altro che incubo-terrorismo. Ad Atene, fra gli israeliani, c'era la pacifica e inebriante febbre del primo oro olimpico. Non a caso la televisione di Stato aveva deciso, sin dall'inizio del Giochi, di acquistare i diritti di qualche diretta, mentre i migliori giornalisti politici israeliani, come Naoum Barnea dello Yedihot Agronot, avevano abbandonato il conflitto con i palestinesi, il muro, gli insediamenti, le sfide del terrorismo e il difficile rapporto tra il premier Ariel Sharon e il suo partito, il Likud, per fare una tappa ad Atene, lasciandosi coinvolgere nell'ansia sportiva ed entusiasmante dei Giochi. Gal, che in ebraico vuol dire «onda», non li ha traditi. Si era levato un vento leggero. La tavola a vela ha cominciato a correre sull'acqua. L'oro era lì, bastava un niente per prenderlo o per vederlo svanire. L'altra sera, dopo che Ariel Zeevi aveva vinto la medaglia di bronzo nello judo, i sostenitori e i compagni gli avevano cantato l'Hatikva come se avesse vinto l'oro. Ma vuoi mettere sentire l'inno nell'ufficialità della cerimonia?, ripeteva il presidente del Comitato Olimpico israeliano, scrutando implorante quel giovanotto taciturno che cercava di sottrarsi ad una pressione soffocante. Ce l'ha fatta. Non c'erano muri sul complice mare di Atene. Eccolo sul traguardo, incredulo e commosso. Si copre il volto con le mani. Afferra la bandiera israeliana, si lancia nell'acqua, riaffiora. «Ho sentito un intero Paese dietro di me. Grazie, Israele!», dice, prima di dedicare la medaglia alle 11 vittime della strage di Monaco, nel 1972. «Quando torno a casa, verrò al memorial e ve la mostrerò». A Gerusalemme, a Tel Aviv e a Karkun, la città del campione, la gente ebbra di felicità scende per le strade. Arrivano i complimenti e la promessa di un abbraccio dal capo dello Stato, Moshe Katsav. Un'esplosione di gioia contagiosa sale da un Paese che vuole sentirsi normale, e che allo Sport ha affidato un vincente messaggio di pace. In tutte le Olimpiadi dal 1952, il bottino era stato magro: un argento e tre bronzi. Non c'era il tempo (forse la voglia, date le circostanze) di preparare una squadra adeguata e competitiva. I giovani migliori stavano al fronte, per proteggere il Paese ed eseguire agli ordini del governo. Le guerre e i problemi politici tenevano lontani i ragazzi dalle palestre, dagli stadi, dalle piscine. Dopo la tragedia di Monaco, con il massacro compiuto da terroristi palestinesi, si gareggiava non con gli avversari ma per esorcizzare l'incubo. Anche qui, ad Atene, vi era stata una vigilia difficile, nel timore che l'evento mediatico calamitasse i piani del terrorismo internazionale. Non è successo nulla. Gal, prima di gareggiare, lo aveva detto: «Ci sentiamo sicuri». Due delegati di Tel Aviv si sono fatti pure vedere in città con la T-shirt israeliana. I greci li hanno fermati, ma solo per chiedere qualche distintivo della squadra. L'Olimpiade diventa quello che deve essere. La realtà dei conflitti pare lontana, anche se si sa che questa è un'oasi illusoria, e domenica tutto sarà finito. Ma ieri sera Israele è entrato sorridendo nei titoli di testa dei telegiornali: con una notizia di gioia e di pace, non per le quotidiane violenze di un conflitto infinito. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.