I concorsi musicali e il terrorismo suicida contraddizioni della società palestinese
Testata: La Repubblica Data: 23 agosto 2004 Pagina: 18 Autore: Marco Ansaldo Titolo: «Ramallah, un giorno di pace per la canzonissima araba»
Ansaldo riferisce, su una pagina e con titoli a 4 colonne, del festival della canzone araba. Cronaca, fotografie, biografie per un evento che (purtroppo) siamo abituati a sopportare periodicamente e frequentemente anche a casa nostra. Ma per gli arabi, e per i palestinesi in particolare, esso ha un sapore diverso.E' una parentesi di spensieratezza e di normalità. La musica, come lo sport, dovrebbe accomunare i popoli, superare le barriere , generare comprensione e fratellanza. Non è sempre così. E' di pochi giorni fa la notizia di un judoka iraniano che ha ricevuto da Teheran l' ordine di non combattere alle Olimpiadi contro un atleta israeliano, ed è di ieri la notizia che le massime autorità mondiali di questo sport hanno affermato che in realtà quel judoka iraniano non ha combattuto solo perché era sovrappeso, e pertanto non è punibile. Ma torniamo alla nostra musica araba, ed al nostro Ansaldo. Egli riferisce dell' importanza di questo evento musicale che coinvolge tutto il mondo arabo, ma in due diversi passaggi della cronaca lo mette in parallelo con la violenta repressione israeliana, che non è capace di soffocare questa voglia di normalità dei palestinesi. Meglio sarebbe stato se avesse descritto come contraddittoria con questa passione musicale la brutta abitudine di qualche palestinese di mettere bombe nei posti in cui gli israeliani, bambini inclusi, vorrebbero poter liberamente vivere una loro normalità - i bar, le pizzerie, le discoteche, gli scuolabus, le celebrazioni religiose. Ecco il pezzo: RAMALLAH - «Superstar!» Arriva la Canzonissima araba. Il Medio Oriente si ferma. E tutta la Palestina trepida per la sfida di dopodomani sera sul canale televisivo libanese Mustaqbal (Futura). Non è in ballo Arafat né uno dei suoi tanti ex delfini pronti a fargli le scarpe. La politica non c´entra. Accantonato il discorso del raìs sulla corruzione dentro l´Olp, dimenticato per un giorno lo sciopero della fame dei detenuti palestinesi, spenta la radio che dà continui bollettini di guerra sulle incursioni israeliane nella Striscia di Gaza, la gente aspetta con ansia l´ultima puntata di Superstar, il programma che potrebbe assegnare la palma di migliore cantante del mondo arabo a un giovane di Nablus, in Cisgiordania. Ammar Hassan, 28enne palestinese originario degli Emirati, è l´uomo da battere. A contendergli la vittoria è il libico Ayman el Atar, 26 anni, specializzato in musica araba classica e moderna. Ma gli abitanti della Striscia e dei Territori non vogliono sentire nemmeno pronunciare il suo nome. Nelle piazze di Ramallah, Betlemme e Gaza sono stati già piazzati degli schermi giganti per seguire in diretta la contesa finale. Un corteo attraverserà domani la Striscia tartassata quotidianamente dalla guerra, per sostenere l´idolo della Palestina. Ma la grande sfida spacca in due il mondo arabo. La gara si svolgerà infatti con una votazione a cui prenderanno parte tutti i paesi, dal Marocco fino allo Yemen, anche quelli i cui cantanti sono stati esclusi. I dodici finalisti provenienti soprattutto da Kuwait, Siria, Egitto, Arabia Saudita, hanno lasciato il campo ai due ultimi sfidanti. Le performance di Hassan e di el Atar verranno prima commentate da una giuria di esperti e poi giudicate nelle varie capitali. Cinque canzoni a testa, tra cui classici di artisti celebri come la diva libanese Fayrouz e la cantante egiziana Umm Khaltoum, nota in Italia anche per il fortunato libro di Nassib Selim («Ti ho amata per la tua voce»). Il sistema ha finito così per creare una spaccatura, con una divisione addirittura geopolitica tra i sostenitori dell´uno o dell´altro musicista. Palestina, Giordania, Siria, Libano ed Emirati arabi, di cui Hassan è originario, voteranno sembra compattamente per il giovane palestinese. Gli altri paesi sceglieranno se appoggiare la Libia nel sostenere il tripolino el Atar, oppure premiare il ragazzo di Nablus. Yasser Arafat l´altro giorno dal ridotto della Muqata dov´è rinchiuso a Ramallah ha telefonato al giovane connazionale: «Sei un combattente palestinese di tipo diverso - gli ha intimato - noi siamo orgogliosi di te». Nei titoli di prima pagina i giornali israeliani definiscono Hassan come «il cantante dell´Olp». Ma mentre il mondo arabo si divide su chi scegliere, a Gerusalemme est e nei Territori la rincorsa al voto sta occupando i palestinesi più della lotta fra l´anziano raìs e Mohammed Dahlan, il più accreditato dei suoi attuali oppositori. Ci vorranno 24 ore per scremare tutte le schede. Con una decisione senza precedenti, la compagnia telefonica palestinese Jawwal ha annunciato la riduzione delle tariffe telefoniche e dei messaggi Sms fra domenica e lunedì, per permettere agli utenti di partecipare alla gara. «Sono davvero elettrizzata - dice Rania, una giovane regista araba che non sembra pensare ad altro mentre oltrepassa l´armatissimo check point israeliano che da Ramallah porta alla capitale - aspetto solo la serata di domenica. Spero proprio che Ammar, che ha una voce divina, vinca. Allora, la Palestina intera scenderà in piazza per gioire». Ma l´euforia che cattura gli appassionati di musica ovunque fra il Cairo e Dubai, non trova tutti d´accordo. A Gaza, ad esempio, i movimenti oltranzisti di Hamas e della Jihad islamica hanno tuonato contro «Superstar», affermando che non è questo il momento giusto per divertirsi. «Quel che turba - dice un funzionario di Hamas nella Striscia - è che si tenga una gara musicale mentre i nostri eroi in carcere fanno lo sciopero della fame chiedendo che il popolo li sostenga». Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.