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Il Foglio Rassegna Stampa
21.08.2004 Il "muro" dell'Europa non servirà a salvare vite umane
quello di Israele si, ma sarà il solo ad essere condannato

Testata: Il Foglio
Data: 21 agosto 2004
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «L’Ue condanna la barriera di Sharon ma vuole farne una in Europa»
Nel mondo vi sono molti muri, talora volti a contenere l'immigrazione. Uno verrà costruito anche dall'Ue. Soltanto il "muro" di Israele (che più correttamente dovrebbe essere chiamato "barriera difensiva", dato che una parte minimina di esso è in muratura) attira le condanne della comunità internazionale. Anche se salva vite umane in Israele e migliora le condizioni di vita degli stessi palestinesi.
A pagina 2 del Foglio di oggi, 21-08-04, un articolo di Giulio Meotti:

Roma. Meridiani e paralleli non hanno vita facile, interrotti come sono da più di una decina di muri sparsi per il mondo. Per loro non si riunirà nessuna corte, non si riempiranno gli stand delle Ong e non sfileranno i pacifisti. Non sarà scomodata la semantica delle grandi occasioni (apartheid, razzismo), sulla quale David Horowitz ha appena scritto un gran libro ("Hating Whitey"). C’è il muro voluto dall’amministrazione Clinton nell’ambito dell’operazione "Gatekeeper", tra Stati Uniti e Messico, per impedire l’immigrazione clandestina; il muro d’abisso tra Corea del Nord e Sud; quello tra Cipro e i turco-ciprioti; tra l’Irlanda del Nord e quella del Sud; il "pacifico" muro olandese che impedisce agli immigrati di lasciare l’area portuale di Hoek van Holland; il muro tra India e Pakistan che garantisce una flebile tregua tra le due superpotenze nucleari; quello finanziato
con 200 milioni di dollari dall’Unione europea tra Spagna e Marocco, a Ceuta; la
barriera che l’Arabia Saudita sta costruendo al confine con lo Yemen per impedire l’ingresso dei terroristi; quella che l’Uzbekistan
ha costruito nel 1999 al confine con il Kyrgyzstan, dopo l’attentato di matrice
islamica nella capitale, Tashkent; il muro che la Thailandia, nel febbraio di quest’anno, ha deciso d’innalzare al confine con la Malesia e la barriera elettrificata che il Botswana ha costruito per fermare l’immigrazione dallo Zimbawe. Dopo quello a Ceuta, pare che l’Ue stia pensando di
costruire un altro muro. Proprio così. Ma salverà delle vite? No, solo "per prevenire il libero movimento degli immigrati che cercano di entrare" nei territori dell’Unione europea a Bruxelles si è deciso d’innalzare
una barriera fra Polonia e Ungheria e le nazioni dell’ex blocco sovietico, Russia, Ucraina e Bielorussia. La notizia, apparsa in un prestigioso settimanale economico israeliano, Globes, e ripresa da Wolrdnetdaily,
arriva esattamente un mese dopo che le Nazioni Unite e l’Unione europea hanno
messo all’indice Israele per la barriera di sicurezza, che dall’inizio dell’anno ha prevenuto il 90 per cento degli attentati. Un portavoce di Ariel Sharon ha commentato il progetto dell’Unione europea, ancora non confermato, sottolineando come proprio l’Ue, che è così inquisitoria con Israele, adesso innalza una barriera per prevenire l’ingresso di persone non gradite. Daniel Pipes, direttore del Middle East Forum, ha calcato la mano e parlato di
"ipocrisia vergognosa quanto eclatante" dell’Ue. Marco Vignudelli, portavoce aggiunto della Commissione europea, non conferma la notizia e parla solo di un
"rafforzamento" delle frontiere a est. La vera perla della vicenda però è che il muro sarà costruito da un’azienda israeliana, la realizzato parte del fence in Samaria. Il quale continua a dare i suoi frutti: "Al di là della dimensione politica, il 99 per cento degli arabi residenti in Israele crede che il
fence sia una cosa positiva", ha dichiarato a Haaretz un noto politico arabo. ha esitato a rendere pubblica la propria opinione è Abd a-Rahman, sindaco di
Umm al–Fahm: "I residenti si sentono più sicuri". Da un’inchiesta del Jerusalem Post risulta anche che i commercianti di Jenin hanno tratto un beneficio economico enorme dalla fine degli attentati (e quindi dalla presenza della barriera). L’amministrazione civile israeliana, infatti, con la diminuzione
delle "operazioni di martirio" ha concesso una quantità fino a oggi insperata di
permessi commerciali. Baruch Spiegel, capo della "Squadra Barriera di Sicurezza"
incaricata dal ministro della Difesa, Shaul Mofaz, di occuparsi delle necessità umanitarie relative al fence, al Post ha detto che "sono circa 2.500 gli uomini che hanno il peremesso di entrare in Israele grazie alla calma che ora prevale". Anche il ministero del Turismo israeliano fa i conti: nei primi
sei mesi dell’anno sono arrivati 820 mila turisti, con un incremento del 56 per cento rispetto allo stesso periodo del 2003. Haaretz ieri ha inoltre reso noto un rapporto che il procuratore generale d’Israele, Menachem Mazuz, ha consegnato a Sharon: Mazuz avanza la possibilità che Israele subisca ritorsioni
internazionali in seguito alla condanna sulla barriera di sicurezza. Per questo
invita il governo a modificarne l’intero tracciato. Anche se sarà fatto, non cambierà la sostanza: quello di Israele resta dannato, mentre gli altri muri rimangono nascosti nelle maglie dell’ipocrisia internazionale, anche se il "gader", il recinto israeliano, continuerà a salvare vite e ad assicurarne una più decente ai palestinesi. Ma si sa, scriveva Christopher Marlowe nel
"Dottor Faust", "la morte è il salario del peccato". E quello d’Israele è di esistere.
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