Arafat non combatterà il terrorismo neanche dopo la sua "autocritica" l'analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: La Stampa Data: 19 agosto 2004 Pagina: 1 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Dal raiss un messaggio a due facce»
La Stampa di oggi, 19-08-04, pubblica in prima pagina l'articolo di Fiamma Nirensten "Dal raiss messaggio a due facce". Un ragionato invito alla cautela di fronte all'"autocritica" di Arafat. Che non riguarda affatto il terrorismo e non prelude alla decisione di combatterlo. Ecco il pezzo: Cosa intende veramente Arafat quando dice «Tutti possono fare errori, perfino io posso averne fatti»? Intende con questo dare un serio segnale di comprensione del terremoto di tanti gruppi, fazioni, milizie che sparano e gridano contro la sua corruzione e quella dell’intero gruppo dirigente? Vuole intendere che ci sarà una svolta politica, morale, strategica? Che la sua leadership è in crisi? Conoscere Arafat induce alla cautela e a dividere la questione in più punti. Arafat pensa che l’assedio intorno a lui si sia stretto? Che la crisi sia seria? Sì, lo pensa, con il suo incredibile istinto di sopravvivenza fiuta un pericolo più serio delle pur molteplici rivolte del passato. La situazione sociale ed economica dell’Autonomia è una tragedia; i morti dell’Intifada sono migliaia; le milizie armate hanno fatto per conto del raiss o con il suo consenso (tutti quanti ancora dipendono da lui) strame della vita dei palestinesi. La gente non ne può più dei miliardi del Raiss, delle follie francesi di sua moglie Suha, del suo conto in banca che secondo la rivista Forbes ne fa uno degli uomini più ricchi del mondo. Inoltre la rivolta in corso incide sulla volenterosa quanto inane scelta politica dell’Europa di farne, ancora e sempre, non solo un interlocutore, ma anche il destinatario di ingenti contributi economici. Arafat con le scuse di ieri getta un’esca sia ai suoi che all’Europa, dando segno di aver ricevuto il messaggio. E tuttavia, questi indica un futuro cambiamento di linea politica? Il Raiss vuole fermare il terrorismo, e con questo cercare la strada delle trattative prevista dalla Road Map? Su questo occorre estrema cautela. Arafat sa che coloro che lo assediano non sono riformatori democratici, ma anzi, a volte si tratta di terroristi e assassini, spesso di politici più duri di lui, più convinti ancora che la strada possibile nel conflitto israelo-palestinese sia solo quella della violenza. E’ delle brigate di al Aqsa e di Hamas che Arafat si preoccupa e da funambolo lancia lo stesso messaggio a loro e all’Europa. Non c’è che da sperare che i riformatori come Abu Mazen o Sari Nusseibah trovino una via per farsi valere a loro volta. Altrimenti, non si parlerà di pace ancora per molto tempo. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.