domenica 22 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
17.08.2004 L' Iran progetta un genocidio nucleare contro Israele
che ha il diritto di difendersi

Testata: La Stampa
Data: 17 agosto 2004
Pagina: 1
Autore: Alan Dershowitz - Aldo Baquis
Titolo: «La minaccia iraniana - Israele a portata di un nuovo missile iraniano»

La Stampa di oggi, 16-08-04, pubblica in prima pagina un articolo di Alan Dershowitz sulla minaccia missilistica e, in un prossimo futuro, nucleare dell'Iran a Israele. Di fronte ai dichiarati piani genocidi del regime degli ayatollah il giurista americano difende la legittimità di un eventuale attacco preventivo.
Ecco il pezzo:

I rapporti d’intelligence sulla capacità dell’Iran di produrre armi nucleari dirette a Israele stanno diventando minacciosi. Condoleezza Rice ha detto che gli Stati Uniti e i loro alleati «non possono permettere agli iraniani di sviluppare la bomba atomica». Se le pressioni diplomatiche non convinceranno i mullah iraniani a fermare il progetto, l’Iran potrebbe essere pronto a colpire bersagli civili israeliani con armi nucleari entro pochi anni. E alcuni leader iraniani hanno già chiarito che è proprio quello che hanno intenzione di fare. Hashemi Rafsanjani, l’ex presidente dell’Iran, ha minacciato Israele di ecatombe nucleare, affermando che un attacco iraniano ucciderebbe fino a cinque milioni di ebrei. Rafsanjani ritiene che, anche se Israele rispondesse ricambiando l’attacco, l’Iran probabilmente perderebbe solo 15 milioni di persone, che ha detto, sarebbero «un piccolo sacrificio fra i miliardi di musulmani nel mondo». Diversi leader religiosi iraniani hanno ripetuto queste equazioni del genocidio. Quest’attitudine apocalittica, unita all’aspettativa della ricompensa celeste per l’uccisione di milioni di ebrei, rende irrealistica l’abituale deterrenza alla minaccia nucleare. Gli estremisti islamici - siano kamikaze o terroristi nucleari - non saranno dissuasi da semplici minacce di morte. Loro considerano il martirio come un passaggio necessario per arrivare al paradiso dove saranno ricompensati con 72 vergini.
Né la democrazia può aspettare che questa minaccia alla popolazione civile si faccia imminente. Israele ha il diritto, secondo la legge internazionale, di proteggere i civili dall’olocausto nucleare e questo diritto deve includere un’azione militare preventiva simile a quella condotta da Israele contro il reattore nucleare iracheno a Osirak nel 1981. Quell’attacco aereo «chirurgico» fu calcolato in modo da minimizzare le perdite, agendo una domenica pomeriggio. In effetti una persona fu uccisa, un tecnico che stava lavorando al reattore. Migliaia di vite - di israeliani, americani e curdi - furono quasi certamente salvate dall’attacco preventivo israeliano. Immaginate quale pericolo avrebbero dovuto affrontare la truppe americane in Iraq durante la prima guerra del Golfo se l’esercito iracheno avesse avuto l’atomica. E tuttavia, la comunità internazionale criticò Israele per essersi difeso ed esso fu vergognosamente condannato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, con l’approvazione degli Stati Uniti. In via privata, diversi leader politici di buona volontà da tutto il mondo si congratularono con Israele per la sua tattica coraggiosa, misurata ed efficace nel salvare vite.
Più recentemente Condoleezza Rice ha detto che la storia ha rivendicato la giustezza dell’attacco israeliano, che impedì a Saddam Hussein di dotarsi di armi nucleari, ma non ha detto se gli Stati Uniti appoggerebbero un’iniziativa del genere da parte di Israele contro gli impianti iraniani.

Malgrado tutto ciò, l’attuale condizione della legge internazionale rimane assai discutibile: l’assurda interpretazione della legge internazionale da parte del Consiglio di sicurezza impedisce a una democrazia minacciata da un’ecatombe nucleare - minacciata da un dittatore assetato di sangue come Saddam - di prendere le proprie precauzioni agendo militarmente per dissipare la minaccia rivolta alla popolazione. Secondo questo punto di vista gli Stati Uniti non dovrebbero agire preventivamente contro i gruppi di terroristi che minacciano obiettivi civili. Noi dovremmo aspettare il loro attacco, anche se si tratta di kamikaze. Questa interpretazione irrealistica e perversa della legge internazionale deve essere cambiata rapidamente per affrontare situazioni per le quali la semplice deterrenza non basta. Le democrazie devono essere autorizzate a condurre azioni militari preventive contro le gravi minacce alla loro popolazione o alla loro stessa sopravvivenza. Benché l’attacco armato preventivo si sia fatto una cattiva reputazione fra alcuni dopo l’intervento in Iraq, deve poter rimanere un’opzione praticabile quando la deterrenza non basta e la minaccia è abbastanza seria.
Oggi le persone più responsabili guardano all’attacco «chirurgico» da parte di Israele contro il reattore di Osirak come al paradigma della prevenzione misurata, malgrado la condanna del Consiglio di sicurezza. (Molti dimenticano che l’Iran attaccò il reattore iracheno prima degli israeliani ma non riuscì a distruggerlo). Se le produzioni nucleari iraniane fossero riunite in un solo luogo, lontano dai centri abitati, sarebbe morale (e legale, dal punto di vista della legge internazionale) per Israele distruggerlo. Ma gli iraniani hanno imparato la lezione dell’Iraq e, secondo i più recenti rapporti d’intelligence, hanno deliberatamente sparpagliato i centri di produzione nel Paese, anche in aree densamente popolate. Questo costringerebbe Israele a una scelta terribile: permettere all’Iran di completare la realizzazione di bombe nucleari dirette contro le sue città o distruggere le fabbriche, malgrado l’inevitabile uccisione di civili.
Le leggi di guerra vietano di bombardare i centri abitati da civili (anche in caso di ritorsione) ma permettono di bombardare l’industria bellica, compresa quella nucleare. Mescolando deliberatamente queste fabbriche alle case di abitazione, il governo iraniano ha deciso di esporre la popolazione civile agli attacchi e dovrà assumersi tutte le responsabilità per le morti provocate da un attacco. Israele, gli Stati Uniti e le altre democrazie costruiscono le loro strutture militari lontano dai centri abitati, proprio per minimizzare l’impatto sui civili. L’Iran fa esattamente il contrario. perché i suoi capi sanno che le democrazie civili - al contrario delle incivili dittature come la loro - esitano a colpire un centro abitato. Israele (con l’aiuto degli Stati Uniti) dovrebbe tentare ogni strada - diplomazia, minacce, azioni di disturbo, sabotaggi, uccisioni mirate di persone indispensabili al programma nucleare iraniano ecc. - prima di passare all’opzione militare. Ma se ogni altro sistema dovesse fallire, Israele (o gli Stati Uniti) devono affrontare la minaccia nucleare iraniana prima che compia il genocidio per cui è stata progettata.

A pagina 6 La Stampa pubblica sullo stesso tema la corretta cronaca di Aldo Baquis "Israele a portata di un nuovo missile iraniano":

L'Iran è ormai in grado di colpire con i propri razzi tutte le installazioni e gli arsenali nucleari in territorio israeliano. Lo ha orgogliosamente annunciato domenica a Teheran Yadollah Javani, il capo dell'Ufficio politico delle Guardie rivoluzionarie, pochi giorni dopo che il suo governo aveva annunciato di aver portato a termine con successo un esperimento su una versione potenziata del missile terra-terra Shihab-3. «Adesso né il regime sionista né l'America potranno più realizzare le loro minacce», ha previsto Javani, alludendo all’eventualità di attacchi contro le centrali nucleari iraniane o contro gli stabilimenti dove quei razzi (basati su sofisticate tecnologie nordcoreane) vengono prodotti.
Le minacce di Javani (precedute giorni prima da un ammonimento analogo del ministro della Difesa Ali Shamkhani) non sono state sottovalutate in Israele. Proprio la settimana scorsa tutti gli abitanti di Dimona, nel deserto del Neghev, che da decenni vivono nelle vicinanze della nota centrale nucleare, hanno ricevuto dall'esercito capsule di Lugol, un antidoto contro le radiazioni. Le stesse capsule sono state consegnate anche alla popolazione della vicina cittadina di Arad. La distribuzione era prevista da mesi per far fronte a radiazioni «di carattere accidentale»: ma ha egualmente provocato un certo disagio.
Ieri, in un’intervista alla radio delle Forze armate, il capo dell’Aviazione israeliana, generale Eliezer Shqedi, ha convenuto che i razzi terra-terra iraniani possono colpire il territorio israeliano e ha avvertito che la loro versione potenziata «non sarà più un problema solo per Israele, ma tutto il mondo occidentale».
Parlando in termini sfumati, Shqedi ha menzionato «famiglie» (cioè categorie) di minacce che incombono dall'Iran verso lo Stato ebraico. Esiste il rischio che su quei razzi siano montate testate «speciali», non convenzionali. «Sappiamo che in Iran vengono sviluppati armamenti della famiglia non convenzionale», ha sottolineato.
Ancora 30 anni fa l'Iran era, nella regione, il Paese più amico di Israele, al punto che ospitava gli addestramenti di piloti dello Stato ebraico. Adesso Teheran minaccia di «cancellare lo Stato sionista» di cui non riconosce il diritto all’esistenza. I suoi progressi in campo missilistico combinati al programma di ricerca nucleare e all’ideologia del regime rendono l'Iran - agli occhi dei dirigenti israeliani - «la minaccia più grave per Israele dal 1948 a oggi».
L’ultima fiammata polemica fra i due Paesi è iniziata il 28 luglio quando, negli Stati Uniti, Israele ha provato con successo l'intercettamento di un razzo di tipo Scud-C mediante una batteria di missili-antimissile Arrow. Gli Arrow, hanno affermato i responsabili israeliani del progetto, dovranno comunque essere migliorati per poter garantire la difesa dello Stato ebraico dagli Shihab-3 iraniani. La settimana successiva l'Iran ha condotto a sua volta, a sorpresa, un nuovo test sui propri missili la cui gittata è compresa, a seconda dei modelli, fra 1300 e 1700 chilometri.
Sullo sfondo vi sono la crescente preoccupazione israeliana per i programmi nucleari iraniani e il timore di Teheran che Israele, presto o tardi, possa ricorrere alla forza per sventarli: così come fece nel 1981 quando - su iniziativa di Menachem Begin - ridusse in cenere presso Baghdad il reattore nucleare Osirak di Saddam Hussein.
Ieri il generale Shqedi non ha voluto precisare se la «dottrina Begin» resti valida anche 20 dopo. In termini generali ha ricordato che l'intelligence di Israele fa il massimo per valutare l’entità della minaccia che proviene dall'Iran e non ha scordato di sottolineare che in questi 20 anni l’aviazione militare israeliana ha compiuto sensibili progressi, grazie all’introduzione di apparecchi F15 I e F16 I, i quali sono in grado di agire con precisione di giorno e di notte, anche in condizioni climatiche avverse. La massiccia presenza militare statunitense in Iraq non ha fatto che accrescere l’apprensione dell'Iran.
Secondo la rivista specializzata in questioni di intelligence Debka, l'Iran avrebbe disperso in siti sotterranei le installazioni necessarie all'arricchimento dell'uranio.I bunker si troverebbero anche a profondità di decine di metri, sotto centri urbani densamente popolati.

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT