sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Avvenire Rassegna Stampa
10.08.2004 La corruzione e gli inganni della propaganda hanno diviso l'Anp dai palestinesi
la barriera difensiva divide invece i terroristi dalle loro vittime

Testata: Avvenire
Data: 10 agosto 2004
Pagina: 15
Autore: Francesca Fraccaroli - la redazione
Titolo: «Territori, il muro ha già "divso" Anp e palestinesi - Scade oggi l'"ultimatum" sulle riformr»
Su Avvenire di oggi, 10-08-04, a pagina 15 Francesca Fraccaroli firma l'articolo "Territori, il muro ha già "diviso" Anp e palestinesi".
Il titolo, di non immediata comprensione, in quanto potrebbe erroneamente venir riferito a un' inesistente separazione fisica tra i palestinesi e l'autorità politica che dovrebbe rappresentarli, allude alla crescente sfiducia della popolazione palestinese verso i suoi dirigenti. Suggerendo l'idea che sia stato il "muro" a produrre questa sfiducia. A quanto è dato capire dal testo dell'articolo, però, un ruolo lo hanno avuto piuttosto i profitti privati che esponenti dell'Anp, tra cui il primo ministro Abu Ala, avrebbero tratto dalla vendita a Israele di cemento impiegato nella costruzione dei tratti in muratura della barriera difensiva. Secondo la Fraccaroli la barriera avrebbe dovuto unire i palestinesi "in una battaglia per l'affermazione del diritto internazionale", espressione tendenziosa che dimentica la natura politica della sentenza dell'Aia e introduce il curioso concetto per cui anche i gruppi terroristici che si oppongono alla barriera perchè impedisce loro di compiere attentati starebbero difendendo "il diritto internazionale". Invece, essa ha "rivelato il livello di sfiducia che la gente nutre nei confronti dell'esecutivo. Per quali motivi, non viene chiarito. Non si fa alcun riferimento di corruzione, malgoverno, autoritarismo, soppressione della libertà di stampa. Solo del "muro" e dello scandalo ad esso connesso.
L'articolo fa cenno ai risarcimenti offerti da Israele ai palestinesi espropriati, che in gran parte gli hanno accettati. Descrive questo fatto come un cedimento nella lotta nazionale palestinese, motivato appunto dalla sfiducia nei confronti dei dirigenti e dal senso di insicurezza della popolazione palestinese. Non nota invece come i risarcimenti per gli espropri, di cui raramente l'opinione pubblica italiana viene informata, ridimensionino molto (come minimo) alcune delle argomentazioni giuridiche che negano legittimità alla barriera difensiva: certamente esistono una situazione di necessità e un bene superiore da difendere (le vite fisiche dei cittadini israeliani), mentre i diritti di proprietà di palestinesi non sono ignorati. I palestinesi le cui parole vengono riportate nell'articolo sono convinti che l'Anp non possa garantire i loro interessi e i loro diritti e sono indignati dal "tradimento" di leaders il cui incitamento alla lotta contro l'occupazione è continuo. Non si chiedono se le loro sofferenze non dipendano, in ultima analisi, dall'inganno di quei leaders, che hanno rifiutato la pace per mantenersi al potere. Probabilmente non possono, o quanto meno non possono ancora chiederselo, appunto perchè sono stati ingannati. Più grave il fatto che non se lo chieda neppure la giornalista di Avvenire, che riporta le loro parole come se fossero la riprova delle sue tesi.
Infine, le considerazioni finali sul potere di Arafat. che confondono il consenso democratico con il potere esercitato il controllo di un "partito armato" (Al Fatah), "spina dorsale dela società palestinese". Ma una società la cui "spina dorsale" è un gruppo terroristico è fatalmente destinata all'anarchia.

Le accuse di corruzione e il malgoverno minano le fondamenta dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). I fatti di queste ultime settimane - i sequestri di persona, gli scontri a fuoco tra militanti dell'Intifada e forze di sicurezza, le lotte di potere a Gaza - rappresentano solo la punta dell'iceberg di un ben più profondo scollamento tra l'Anp e la popolazione. Anche il muro che Israele sta costruendo in Cisgiordania contribuisce ad evidenziare la crisi: la barriera, invece che unire la leadership palestinese alla popolazione in una battaglia per l'affermazione del diritto internazionale, ha rivelato l'alto livello di sfiducia che la gente nutre nei confronti dell'esecutivo.
Tant'è che dopo il verdetto della Corte di Giustizia dell'Aja, che ha condannato la costruzione del muro, molti tra i proprietari dei terreni requisiti, incuranti della sentenza, hanno deciso di accettare le proposte di risarcimento per i beni perduti fatte singolarmente da Israele. «L'Anp non è in grado di tutelare i nostri interessi: nessuno, anche in passato, è stato capace di ottenere la restituzione delle nostre terre, il risarcimento per le case demolite, i bambini uccisi. Perché dovrei credere ora ad Arafat, al suo governo e alla Corte internazionale», spiega Abdel Rahman Said, un contadino di Az-Zawiya, al quale gli israeliani hanno offerto un rimborso per le terre che gli hanno confiscato. Sarebbero decine, secondo fonti locali, i palestinesi disposti a scendere a patti con le autorità dello Stato ebraico. «Sappiamo la profonda ingiustizia che compie Israele sulle nostre terre, ma nel contempo siamo coscienti che i nostri leader e lo stesso Arafat non potranno darci giustizia», dice Adel Himan, uno studente di giurisprudenza di Qalquilya, Cisgiordania.
«Il potere traballante dell'Anp si misura da questo atteggiamento della gente più che dagli episodi di violenza interna che hanno occupato nei giorni scorsi le pagine di cronaca dei media internazionali»: è questo il giudi zio dell'analista politico palestinese Issam Nassar di Ramallah che nello scollamento tra leadership palestinese e popolazione vede un pericolo per la stabilità dei Territori amministrati dall'Anp. «Il punto debole dei nostri leader è quello di non aver compreso quanto la gente si senta indifesa», aggiunge Nassar. Ad accentuare la diffidenza verso l'Anp è stato anche il caso recente dell'acquisto da parte di Israele di cemento palestinese necessario per edificare il muro. Il parlamento dell'Anp ha aperto una inchiesta che ha coinvolto anche il premier Abu Ala. «Tutto ciò è vergognoso - dice Jamal Kanaan, un agricoltore di Az-Zawiye -: noi ci battiamo ogni giorno contro gli occupanti israeliani per poi scoprire che sono proprio i nostri leader a tradire la causa palestinese per favorire i loro interessi privati».
Nonostante ciò, tra i palestinesi nessuno crede che esista una alternativa al presidente Arafat. I nuovi leader che si sono affermati nella Striscia di Gaza non riscuotono di stima e credibiltà da parte della popolazione. Lo stesso ex ministro Mohammed Dahlan, acclamato da Usa e Israele come il leader futuro dei palestinesi, in realtà non gode di sostegno sufficiente. In queste circostanze, la leadership di Yasser Arafat non sembra destinata a crollare a breve. Lo stesso quotidiano israeliano Maariv, pubblicando i risultati di una indagine svolta dai servizi segreti ebraici, ha sottolineato che il potere di Arafat è molto più forte di quanto si ritenga, poiché il leader palestinese continua a controllare al-Fatah, la «spina dorsale» della società palestinese e dell'Anp.
Sempre a pagina 15 l'articolo "Scade oggi l'ultimatum sulle riforme", da cui riportiamo una frase:
Mentre sul campo continuano gli scontri (l'altra notte cinque missili sono stati lanciati da un elicottero israeliano sul campo profughi di Rafah, nella Striscia)
Dando la notizia così l'Avvenire induce il lettore a credere che Israele bombardi indiscriminatamente i campi profughi. Le sue azioni sono invece sempre mirate ai terroristi. Da Rafah, in particolare vengono lanciati irazzi Kassam contro la città israeliana di Sderot
e peggiorano le condizioni di vita della popolazione;
si noti l'indicativo...
secondo un rapporto del gruppo umanitario israeliano Betzelem, che sarà pubblicato per intero oggi (e che è già stato contestato da fonti militari israeliane che hanno parlato di "dati vecchi"), per i palestinesi è ormai divenuto praticamente impossibile spostarsi in Cisgiordania, a causa delle numerose limitazioni imposte dall'esercito israeliano.
...allora, se il rapporto è stato contestato, si sarebbe dovuto usare il condizionale. Infatti se i dati di Betzelem fossero realmente vecchi le condizioni umanitarie della popolazione palestinese potrebbero non essere peggiorate o anche essere migliorate (com'è realmente avvenuto a Jenin in seguito alla costruzione della barriera). E' evidente però che avvenire ritiene inatendibile le informazioni fornite dall'esercito. Le virgoletta, mentre non lo fa con quelle di Betzelem, le mette tra parentesi, non conferisce loro pari dignità rispetto a quelle provenienti dall'associazione umanitaria. Su quali basi faccia questo, però, non lo spiega. L'articolo si conclude con la notizia del mancato successo del negoziato Peres- Sharon per la formazione di un governo di unità nazionale. Non si fa cenno però alle dichiarazioni ottimiste di Peres, riferite dall'Ansa ( vedi: "Peres: vicino accordo con il Likud sul ritiro. Intanto Sharon blocca l'espansione degli insediamenti" pubblicato da Informazione Corretta lo 09-08-04) .
A illustrare i due articoli la fotografia di una manifestazione di palestinesi e stranieri davanti a un tratto in cemento 8ricordiamo ancora una volta che soltanto il 3% della barriera è in cemento) della barriera difensiva. Leggibile sul muro la scritta "This wall will fall", "Questo muro cadrà", che campeggia nella pagina del quotidiano come uno slogan.

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.


lettere@avvenire.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT