Il partito nazista Ba'ath, alleato con Al Qaeda, cerca di risorgere con la violenza un'analisi della situazione irachena
Testata: La Repubblica Data: 07 agosto 2004 Pagina: 5 Autore: Khaled Fouad Allam Titolo: «I signori della guerra irachena tra nazionalismo e jihad»
Da un lato il risorgente ba'athismo, probabilmente alleato con Al Qaeda, che, privo di sostegno popolare, accredita se stesso come soggetto politico attraverso la violenza. Dall'altro il radicalismo sciita. Le forze in campo nello scenario iracheno nell'analisi di Khaled Fouad Allam (a cura della redazione di Informazione Corretta) Di seguito il pezzo: Quella che oggi in Iraq sembra essere una guerra di tutti contro tutti, che provoca il sollevarsi di parti rilevanti del territorio iracheno - due giorni fa Mossul, l´altroieri Falluja e il triangolo sunnita, ieri Najaf e Nassiriya, avendo sempre come sfondo la capitale Bagdad, teatro di continue violenze - sottende in realtà strategie ben precise finalizzate a strutturare l´intero campo politico iracheno e mediorientale. Quella violenza, apparentemente folle e disordinata, vuole determinare una territorializzazione dell´intero universo politico arabo e islamico, partendo dall´Iraq che di per sé rappresenta un compendio di tutte le contraddizioni e le anomalie del Medio Oriente sul piano etnico, su quello religioso e riguardo alle modalità con cui si è definito storicamente il potere politico, dalla seconda metà del secolo scorso fino a oggi. Due elementi in particolare vanno presi in considerazione: una parte il riattualizzarsi di antichi conflitti mai sopiti, come quello tra sunniti e sciiti, dall´altra il risorgere lungo la frontiera iracheno-siriana del nazionalismo del partito Ba´ath, che si pensava definitivamente sepolto. Questo risorgere (solo apparentemente strano) del nazionalismo ba´athista viene proclamato in un testo reso pubblico recentemente su Internet, in cui riemergono i temi tradizionali del ba´athismo, con un linguaggio aggressivo e antimperialista che riecheggia il vecchio nazionalismo degli anni '60-´70. Ma oggi il contesto non è più quello della Guerra fredda, è quello del post-Guerra fredda in cui i ba´athisti si trovano di fronte due nemici: gli Stati Uniti e il radicalismo sciita. Il fatto che questa nuova diffusione del ba´athismo avvenga lungo la frontiera siro-irachena mostra che sinora si è sottovalutato il fatto che esso ha due rami, uno siriano e uno iracheno, rami che secondo le informazioni di alcuni esperti si stanno componendo in un unico tronco ideologico e strategico. Si dimenticano dunque le antiche diatribe per far fronte all´emergere di una nuova situazione, in cui rischia di essere legittimata l´"anomalia" mediorientale per cui l´Iraq è un paese a maggioranza sciita, sebbene circondato da paesi a maggioranza sunnita. Gli equilibri etnico-confessionali hanno un enorme significato politico, ma cambiano a seconda della posizione da cui li si osserva. Certo, il nazionalismo quello che sta rinascendo è un nazionalismo profondamente mutato, che non può più contare su una base sociale, che non si rivolge più alle masse, ma si traduce in un discorso elitario e, come avviene per al Qaeda, si trasforma in un radicalismo di militanza minoritaria; non cerca di costruirsi un sostegno popolare, cerca essenzialmente di diventare un attore di riferimento che si esprime attraverso la violenza, per esercitare in seguito il suo potere. È così che probabilmente fra questo nuovo ba´athismo ed al Qaeda si è creata un´alleanza tattica. A esempio nel triangolo sunnita di Falluja la violenza si esercita contro le forze d´occupazione ma anche sulla popolazione locale, che i diktat delle milizie obbligano a reislamizzarsi. L´imam sciita Moqtada al Sadr ha capito perfettamente la strategia e i pericoli di questo nuovo nazionalismo che comunque veicola una base socioculturale sunnita, e tende a reagirvi: non dispone di una vera e propria autorità religiosa perché non è un ayatollah, ma proviene da una prestigiosa famiglia di dignitari sciiti e sa di poter contare su una forte base sociale, composta soprattutto dalla gioventù dei quartieri di Sadr City e delle città di Nassiriya e di Najaf, una gioventù che si trova socialmente ed economicamente marginalizzata. Le continue ribellioni che egli provoca hanno un doppio significato: in primo luogo sono indirizzate alla componente nazionalista sunnita, e in secondo luogo all´ayatollah al Sistani, ora in precarie condizioni di salute, che rappresenta attualmente l´autorità di riferimento degli sciiti iracheni, e che al Sadr considera politicamente troppo debole: infatti tale debolezza, alla vigilia delle elezioni del 2005, potrebbe permettere un totale rovesciamento della situazione, e precludere l´avvento di un potere sciita. Oggi dunque la violenza in Iraq, oltre a definire più chiaramente quali siano i contendenti, sta strutturando una serie di posizionamenti politici e ideologici in grado di innescare una deflagrazione che da Bagdad attraverso Kerbala e Damasco può giungere fino a Jedda. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.