Israele si ritira da Beit Hanun le cronache scorrette di tre quotidiani
Testata:L' Unità - Il Manifesto - Il Sole 24 Ore Autore: Umberto De Giovannangeli - un giornalista Titolo: «Ampliamento di Maalè Adunim e ridispiegamento israeliano a Gaza»
I giornali di oggi dedicano le loro cronache da Israele e ANP al ritiro israeliano da Beit Hanun (nella Striscia di Gaza) e al progetto di ampliamemto di Maalè Adunim. Da L'UNITA', a pagina 9, riportiamo l'articolo di Umberto De Giovannangeli: "Migliaia di case per una nuova colonia, Usa irritati con Sharon" Israele intende costruire un nuovo grande quartiere ebraico, con migliaia di appartamenti, che collegherà Gerusalemme con la colonia di Maalè Adunim, dieci chilometri a Est della città. Si tratta di piani elaborati a suo tempo dal premier Ytzhak Rabin che adesso - secondo il quotidiano Maariv - sono stati rielaborati dal ministero dell'edilizia "in modo discreto". La notizia è stata confermata da Yuval Shtenitz, dirigente del Likud e presidente della commissione parlamentare per gli affari esteri e la difesa: la costruzione della zona "E-1" (quella riguardante il nuovo quartiere ebraico) ha notevole importanza nazionale, afferma Shteinitz, e va realizzata comunque, "anche se gli Stati Uniti dovessero obiettare". E l'obiezione è scattata puntuale. In serata un dirigente del Dipartimento di Stato Usa, Elliot Abrams, si è recato a Gerusalemme dal premier Ariel Sharon - in precedenza aveva visto anche il primo ministro palestinese Abu Ala e il capo della diplomazia israeliana Silvan Shalom - per ricordare ancora una volta che gli Stati Uniti sono per il congelamento delle colonie e attendono da molto tempo ormai lo smantellamento in Cisgiordania di decine di avamposti illegali anche agli occhi del governo Sharon. Il progetto, secondo Maariv, è stato riesumato in gran segreto alcuni mesi fa dopo la conversione in terre demaniali di circa 1500 ettari compresi fra Gerusalemme e l'insediamento. Ciò che L'UNITA' non riferisce è che, secondo quanto detto da Sharon ad Abrams, e riportato anche dal MANIFESTO nell'articolo che riproduciamo più in basso il quartiere sarà essenzialmente turistico e non residenziale. Fatto che renderebbe la sua costruzione meno rilevante politicamente. I documenti necessari sono stati firmati dal premier Ariel Sharon. Il nuovo quartiere - i lavori di preparazione del terreno sarebbero già cominciati - sarà inoltre incluso dentro la cosiddetta barriera di sicurezza che Israele sta costruendo in Cisgiordania.
L'uso del termine, corretto, "barriera di sicurezza" è accompagnato dall'aggettivo "cosiddetta". L'UNITA' non scrive invece, di norma, "cosiddetto muro", nonostante "muro" sia un termine scorretto (solo il 3% della barriera è in cemento). Inoltre u.d.g dimentica che alcuni tratti della barriera coincidono con la linea verde, ragion per cui è scorretto scrivere che Israele la sta costruendo "in Cisgiordania". Fonti governative hanno riferito al giornale che il progetto ha un'"importanza prioritaria" per il premier e per il ministro della Difesa Shaul Mofaz. Dura è la reazione palestinese: Sharon intende portare a compimento la colonizzazione della Cisgiordania, attraverso l'annessione di fatto di territori occupati, con la costruzione del muro e realizzando nuovi quartieri ebraici", dice all'Unità Ziad abu Zyad, membro del Consiglio legisaltivo palestinese (parlamento dei Territori). La verità, aggiunge Abu Ziad è che la destra oltranzista sta perseguendo con atti unilaterali il disegno della Grande Gerusalemme". L'irritazione americana ha comunque sortito un primo effetto: Israele ha deciso infatti di congelare la costruzione di 145 appartamenti nella colonia di Maalè Adunim ".Dura è la reazione palestinese: Sharon intende portare a compimento la colonizzazione della Cisgiordania, attraverso l'annessione di fatto di territori occupati, con la costruzione del muro e realizzando nuovi quartieri ebraici", dice all'Unità Ziad abu Zyad, membro del Consiglio legisaltivo palestinese (parlamento dei Territori). La verità, aggiunge Abu Ziad è che la destra oltranzista sta perseguendo con atti unilaterali il disegno della Grande Gerusalemme". L'irritazione americana ha comunque sortito un primo effetto: Israele ha deciso infatti di congelare la costruzione di 145 appartamenti nella colonia di Maalè Adunim. Questa decisione, afferma la TV pubblica israeliana, è stata presa a seguito dell pressioni USA. Lunedì, il governo israeliano aveva approvato la costruzione di 600 appartamenti nella popolosa colonia (28mila abitanti). Immediata la risposta del sindaco di Maalè Adunim, Benny Kachriel: "Noi - dichiara - abbiamo venduto 465 di questi alloggi, e il congelamento annunciato stasera riguarda i rimanenti 135" Sul tavolo di Sharon e dell'inviato Usa Abrams c'era inoltre il ritiro di Israele da Gaza che, secondo i collaboratori del premier, dovrebbe entrare nella sua fase acuta fra un anno esatto. Quando cioè - prima dell'inizio dell'anno scolastico - a ottomila coloni ebrei sarà ordinato di abbandonare le loro abitazioni nella Striscia di Gaza. Ieri l'esercito Israeliano ha compiuto un ripiegamento nel nord dela striscia, ritirandosi così dalla cittadina di Beit Hanun. Le forze israelaine restano tuttavia nella zona, nel tentativo di impedire ulteriori lanci di razzi Qassam verso la vicina città di Sderot. Malgrado la presenza militare, sette razzi sono stati sparati anche ieri verso Sderot, ma non hanno provocato nè danni nè vittime. A Beit Hanun le forze israeliane hanno lasciato ingenti danni materiali (almeno una trentina di case demolite) I danni, e i morti, che i razzi kassam non hanno fatto ieri sono stati fatti in altre occasioni e in questo contesto andava ricordato, per non dare l'impressione che siano solo i palestinesi a subire dei danni e delle perdite. e un'atmosfera esasperata Non avranno contribuito, a questa atmosfera, anche il cinico uso dei civili come copertura da parte dei terroristi? Tre ministri palestinesi, giunti per accertarsi della situazione, sono stati bruscamente espulsi da uomini armati, miliziani delle Brigate dei martiri di Al Aqsa (al Fatah) Che, come testimonia la cronaca di questi giorni, non hanno bisogno delle operazioni militari israeliane per ingaggiare la loro lotta di potere all'interno dell'Anp. Ma questa frase, almeno, spiega quella precedente: u.d.g. intendeva che le operazioni antiterroristiche israeliane esasperano i terroristi. "Beit Hanun è un deserto - racconta il ministro dell'ambiente. Abdelrahman Hamad, che in mattinata ha visitato la città - Gli israeliani non si sono ritirati, semplicemente hanno ripiegato sulle colline ad est della città e da lì possono ritornare in ogni momento". La distruzione di una trentina di case e il danneggiamento di parte dei terreni agricoli non può trasformare una città in un deserto, ma u.d.g. non ha nulla da obiettare al suo interlocutore. D'altro canto, dal suo articolo si evince che ha ritenuto di dover parlare solo con esponenti politici palestinesi, e con nessun israeliano. Dunque la fiducia in ciò che dichiarano i primi è totale e del tutto acritica. Al valico di Rafah sembra essere giunto al termine il dramma umanitario di migliaia di palestinesi rimasti bloccati da oltre due settimane per la chiusura del valico di transito dall'Egitto. Oggi quel valico dovrebbe essere riaperto, dopo che sono state completate ispezioni sotterranee avviate da Tsahal per scoprire la presenza di tunnel adibiti al contrabbando di armi per l'Intifada. Durante la crisi l'Autorità palestinese non ha invece concesso a migliaia di suoi "cittadini" ( ma "ostaggi" sarebbe più appropriato) di utilizzare il valico alternativo di Nitzana. Ed'è stata questa decisione a determinare il problema. Che ora Israele ha risolto, nonostante dichiari che il rischio di attentati persiste.
Dal MANIFESTO, a pagina 7 "Gaza, solo macerie dopo l'assedio" Decine di case rase al suolo, strade distrutte e centinaia di alberi d'agrumi devastati. Dopo cinque settimane d'assedio, l'esercito israeliano si è ritirato ieri mattina da Beit Hanoun, città palestinese nel nord della Striscia di Gaza, lasciandosi dietro un desolante panorama di devastazioni e morte: venti palestinesi - una dozzina dei quali civili - sono stati uccisi in poco più di un mese. «Hanno provocato enormi distruzioni, Beit Hanoun era l'unica fonte di prodotti agricoli e agrumi, ma adesso è un deserto», ha dichiarato alla France presse il ministro palestinese per l'edilizia Abdelrahman Hamad, quantificando l'entita dei danni in circa 40 milioni di dollari. Hamad ha anche raccontato che i militari si «sono solo riposizionati sulle colline sovrastanti la cittadina (30.000 abitanti, ndr) e possono rientrare in ogni momento». Una circostanza confermata da fonti militari israleine che hanno fatto sapere alla Reuters che «l'operazione non è finita e risponderemo a ogni minaccia proveniente dall'area». L'esercito aveva iniziato l'assedio dopo che, alla fine di giugno, un razzo Qassam sparato da combattenti palestinesi aveva ucciso un bambino di tre anni e un uomo nella vicina cittadina israelina di Sderot. Hamas, che rivendicò l'attentato, ieri ha cantato vittoria attribuendosi il «merito» del ritiro del nemico. Nello stesso tempo però l'organizzazione islamista radicale ha annunciato una revisione della strategia militare. «La resistenza continuerà, ma le sue forme verranno riviste», ha dichiarato il portavoce Sami Abu Zuhri. Ma la disperazione palestinese è alimentata dalle rappresaglie indiscriminate ordinate dal governo del premier Ariel Sharon, misure che si traducono in incredibili sofferenze per l'intera popolazione. «Una strada spara un missile, oppure è capace di farlo un albero o un bambino?», ha dichiarato alla Reuters Aref Zaanin, la cui abitazione è stata rasa al suolo dai bulldozer israeliani. «Stanno seminando odio nei cuori dei bambini», ha detto alla stessa agenzia Sanaa Abu Odeh, il cui padre è stato ucciso nei primi giorni dell'attacco dell'esercito, mentre si trovava al lavoro nei campi. La risposta israeliana non è indiscriminata, in quanto mirata ad uomini armati che, facendosi scudo dei civili causano le loro sofferenze. IL MANIFESTO si guarda bene, ad esempio, dal riportare le dichiarazioni degli ufficiali israeliani che si trattengono dal'entrare nel campo profughi di Jebalya per evitare di colpire la popolazione civile. Informazioni sull'argomento sono fornite da un articolo di MAARIV, in inglese, al seguente indirizzo internet:
http://www.maarivintl.com/index.cfm?fuseaction=article&articleID=10508 Ma nel giorno del «ritiro» da Beit Hanoun, le ruspe israeliane si sono messe al lavoro nei pressi della colonia di Maaleh Adumim (il principale insediamento ebraico della Cisgiordania) per costruire una strada che dovrebbe collegarlo a Gerusalemme, violando in questo modo la road map, l'accordo di pace che vieta esplicitamente ad Israele di espandere o costruire nuove colonie. Anche il dipartimento di stato americano questa settimana aveva dichiarato la propria opposizione all'espansione dell'insediamento. E ieri l'inviato del presidente americano Bush, Elliot Abrams, ha incontrato sia i rappresentanti palestinesi che quelli israeliani per discutere della questione. Il premier palestinese Abu Ala e il ministro degli esteri Saeb Erekat hanno discusso con Abrams proprio di Maaleh adumim, la cui espansione Erekat ha definito «un furto di terra ai palestinesi e il tentativo di negare loro la possibilità della nascita di uno stato indipendente». Sharon da parte sua ha cercato di «rassicurare» Abrams, spiegandogli che non c'è alcun piano di espandere e legare Maale Adumim a Gerusalemme, ma solo un vecchio progetto di costruire alberghi e attrezzature turistiche nella zona. Le ruspe sono comunque entrate in azione ieri, dopo che questa settimana si era parlato di un piano di Sharon per la costruzione di 600 nuovi appartamenti nell'insediamento, che è popolato da circa 30.000 abitanti. Il sindaco di Maale Adumim, Benny Kashriel, ha dichiarato che la costruzione delle nuove case potrebbe cominciare a a metà 2005, proprio quando è previsto il «disimpegno» dalla Striscia di Gaza. Una conferma che il piano del governo israeliano prevede sì il ritiro da Gaza ma, contemporaneamente, il potenziamento di alcune colonie della West Bank, ipotesi che renderebbe impossibile la nascita di uno stato palestinese indipendente.
Se il palestinese Erekat ha ricordato che si tratta della «violazione evidente della road map e della promessa fatta dal governo israeliano agli americani», l'israeliano Yuval Steinitz, a capo del Comitato per la difesa e gli affari esteri della Knesset, ha ribadito che il piano d'espansione delle colonie della Cisgiordania è in accordo con la promessa fatta recentemente da Bush a Sharon secondo la quale gli Usa - contro tutte le risoluzioni delle Nazioni unite - sono pronti ad accettare il fatto compiuto: parte delle colonie installate da Isrele in Cisgiordania, per l'amministrazione Usa, possono rimanere nelle mani degli israeliani. Steinitz l'ha dichiarato ieri a chiare lettere: «La contiguità tra Maale Adumim e Gerusalemme è necessaria. Maaleh Adumim fa parte dell'accordo». Perchè non viene mai ricordato che Camp David, Taba e persino il cosiddetto "Accordo di Ginevra" prevedevano annessioni a Israele di territori al di là della "linea verde"? In che modo l'annessione di piccole porzioni di territorio cisgiordano, anche scambiabili, nel quadro di un accordo politico futuro, con territori israeliani, o il mantenimento della sovranità israelaina su Gerusalemme "renderebbero impossibile la nascita di uno stato palestinese indipendente"?
Il SOLE 24 ORE dedica al ritiro da Gaza un trafiletto a pagina 7, "L'esercito si ritira da Gaza. Fallisce un' esecuzione mirata". Quella di Jamal Abu Samadana,definito dal quotidiano della Confindustria "comandante dei Nuclei di resistenza popolare, in prima linea nella lotta armata all'occupazione israeliana". Non "terrorismo", ma "lotta armata all'occupazione". Su Israele è difficile cogliere la differnza tra il SOLE e il MANIFESTO.
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