martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.08.2004 Ultimatum di Dahlan ad Arafat
10 giorni per le riforme

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 agosto 2004
Pagina: 10
Autore: Alessandra Coppola
Titolo: «Arafat è seduto sui cadaveri palestinesi»
Su il Corriere della Sera di oggi, 02-08-04, Alessandra Coppola firma una cronaca corretta della crisi politica all'interno dell'Anp. Ecco il pezzo:
Una frase che suona come un ultimatum: riforme entro il 10 agosto o ci saranno trentamila persone a manifestare per le strade dei Territori. Nello scontro con il Raìs di Ramallah, l'ex capo della sicurezza Mohammed Dahlan, uomo forte di Gaza, alza il tiro. E, sull'onda delle recenti proteste che hanno coinvolto anche la Cisgiordania (ieri di nuovo a Nablus), passa all'attacco: «Arafat è seduto sui cadaveri palestinesi e sulle rovine della Palestina, nel momento in cui il popolo ha bisogno di sostegno e di un cambiamento di mentalità». A leggerlo, per il presidente è uno schiaffo. Che, però, riportato nel suo contesto, perde parte della carica aggressiva: le dichiarazioni di Dahlan sono state raccolte ad Amman (e pubblicate ieri) dal quotidiano kuwaitiano Al Watan , generalmente poco favorevole ad Arafat (un segnale indicativo: il giornale non lo chiama mai «presidente»). Non una vera intervista, piuttosto qualche frase tra virgolette e molte considerazioni riportate in maniera indiretta. Resta la sostanza dello scontro, e la sensazione di un avvicinarsi della resa dei conti tra i vari leader palestinesi. Con due fazioni principali (tra molte sfumature e sottogruppi): i riformisti da una parte; la vecchia guardia fedele al Raìs dall'altra. «Non è più possibile sopportare la corruzione — dice Dahlan a Al Watan —: si impone la necessità di applicare le riforme». «La mentalità che regola la situazione palestinese — continua — è ormai inutile, non si contano più le vittime e la vita palestinese è distrutta: abbiamo bisogno di scendere in piazza e ciò che è avvenuto a Gaza è l'espressione delle nostre rivendicazioni; la forza di chi sostiene le riforme nelle piazze sta nell'aver portato avanti le due intifada, passando ora alla lotta ai corrotti». E a proposito di corruzione, l'ultima stoccata: il totale degli aiuti internazionali all' Autorità palestinese ammonta a 5 miliardi di dollari, «si sono persi come polvere al vento e non sappiamo come siano stati spesi». A quali riforme Dahlan si riferisca, è stato lo stesso esponente politico a spiegarlo recentemente nei dettagli, in un'intervista sabato al quotidiano saudita Okath: 1) attuare il documento di riforma approvato dal Parlamento; 2) ristrutturare i servizi di sicurezza; 3) allontanare dal governo i funzionari corrotti; 4) firmare tutte le leggi approvate dai deputati; 5) dare maggior potere al Parlamento. In attesa che qualcosa si muova ai piani alti, la base continua ad agitarsi turbolenta. Ieri a Jenin, il leader locale delle Brigate martiri di Al Aqsa, Zakaria Zubeidi (lo stesso che la notte precedente aveva appiccato il fuoco agli edifici dell'Anp), ha guidato una manifestazione per le vie della città. Stima nei confronti di Arafat, ha detto, ma a Ramallah c'è chi «trama contro il presidente». Poche ore dopo a Nablus (dove resta ancora da chiarire il rapimento lampo dei tre occidentali) militanti delle Brigate Al Awda («il ritorno») hanno interrotto, sparando in aria, una riunione di dirigenti «riformisti» del Fatah. Un'azione pro Arafat, secondo questi ultimi. Molti nel partito del Raìs chiedono un congresso e il rinnovo del Comitato centrale (che è rimasto lo stesso dal 1989). Le Brigate del Ritorno, guidate da Hani Al Hassan, sono tra i gruppi «conservatori»: di fatto, ricoprono posti chiave nel Comitato e sanno che con nuove elezioni non li conserverebbero. Di questo passo, i Territori andranno fuori controllo, ed è stato lo stesso premier Abu Ala a lanciare l'allarme. «Se il caos si estende in Cisgiordania — ha detto in un'intervista ieri al quotidiano palestinese Al Quds (nome arabo di Gerusalemme) — rischiamo un disastro senza precedenti». Il timore è anche che comincino i regolamenti di conti interni. Adli Sadek, esponente dei «riformisti» a Gaza, ha raccontato al Corriere di aver ricevuto minacce: «Qualcuno ha tirato un foglio nella finestra di casa. C'era scritto: sei un mercenario e le pallottole ti si stanno avvicinando». Più leggero l'avvertimento a Moawiya Al Masri, uno degli oppositori di Arafat a Nablus, ma di uguale effetto: «Gente della sicurezza mi ha avvicinato: abbiamo avuto ordine di bruciarti la macchina, mi hanno detto, portala via».
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT