Parole mai lette a proposito del terrorismo palestinese spese per condannare un ipotetico attentato di estremisti israeliani
Testata: Il Mattino Data: 28 luglio 2004 Pagina: 7 Autore: un giornalista Titolo: «Il timore di agguati di estremisti israeliani»
Come è zelante Il Mattino: ogni minima notizia che può essere strumentalizzata contro Israele merita titoli e articoli. Oggi ancora a ripetere che degli estremisti israeliani potrebbero causare la fine del mondo ( "I servizi di sicurezza israeliani temono che estremisti ebrei vogliano colpire la Spianata, che si ritiene sorga sui resti del Tempio biblico, per distruggervi le moschee di Al Aqsa e della Roccia con l'intento di provocare la fine di ogni possibilità di pace tra Israele e il mondo islamico, impedire il ritiro israeliano dalla striscia di Gaza e in prospettiva ricostruire nel sito il terzo Tempio"). Mai lette simili parole per gli attacchi, reali e non ipotetici, dei terroristi palestinesi.
Ecco il pezzo: Gerusalemme. La polizia israeliana ha interdetto ieri agli ebrei l'accesso alla Spianata delle Moschee sul Monte del Tempio a Gerusalemme con l'intento di prevenire disordini da parte di gruppi ebraici estremisti. La misura è stata presa in occasione della ricorrenza del nono giorno del mese ebraico di Av che ricorda la caduta del primo e del secondo biblico Tempio e che per i religiosi ebrei è giorno di lutto e di digiuno. La polizia ha rifiutato a un gruppo ebraico ultraortodosso, i «Fedeli del Monte del Tempio», di entrare nella Spianata per deporvi la prima pietra - un masso di sei tonnellate - di un terzo Tempio da ricostruire. La Spianata, terzo luogo santo dei musulmani, sorge a ridosso del Muro del Pianto, che formava parte del muro di cinta del Tempio biblico ed è per gli ebrei il luogo più sacro. Nella spianata antistante il Muro del Pianto si sono raccolti in preghiera molte migliaia di ebrei. I servizi di sicurezza israeliani temono che estremisti ebrei vogliano colpire la Spianata, che si ritiene sorga sui resti del Tempio biblico, per distruggervi le moschee di Al Aqsa e della Roccia con l'intento di provocare la fine di ogni possibilità di pace tra Israele e il mondo islamico, impedire il ritiro israeliano dalla striscia di Gaza e in prospettiva ricostruire nel sito il terzo Tempio. Mentre a Gerusalemme si vivono nuove tensioni, a Ramallah è stata definita una pace - che è sostanzialmente una tregua - tra il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat. e il suo «fratello e compagno di strada», il premier Abu Ala, che ha detto «di ubbidire al rifiuto del presidente di accettare le mie dimissioni». E per sancire il rientro della crisi, che ha visto l'anziano rais davanti a una pioggia di critiche al suo operato di una severità senza precedenti, Arafat e Abu Ala sono usciti in pubblico tenendosi per mano e si sono poi abbracciati e baciati. Lo show davanti alle telecamere ha suscitato in seno a molti osservatori palestinesi sorrisi ironici e commenti improntati a un marcato scetticismo. La crisi era scoppiata una decina di giorni fa nella striscia di Gaza con una serie di tumulti di piazza e di azioni rivoltose da parte di gruppi armati legati a Al Fatah, l'organizzazione al diretto comando di Arafat, per denunciare la corruzione in seno all'Anp, esigere riforme e domandare la rimozione da posizioni di comando di persone di nomina arafattiana, come il capo dell'intelligence militare e parente di Arafat, Mussa Arafat, da molti considerato come la personificazione della corruzione in seno all'Anp. Uno dei maggiori motivi di critica a Arafat era stato, tra l'altro, il suo rifiuto di rinunciare al controllo degli oltre dodici servizi di sicurezza che aveva creato in seno all'Anp in nome del principio del 'dividi et imperà. Nell'accordo definito ieri, dopo insistenti pressioni e la mediazione attiva di deputati del Consiglio legislativo palestinese, Arafat si è almeno apparentemente piegato in parte e ha accettato una ristrutturazione dei servizi di sicurezza, che saranno ridotti a tre, e ha ceduto anche una parte dei suoi poteri. Secondo i ministri Kadura Fares e Azzam Al Ahmad, la polizia, la sicurezza preventiva e la difesa civile faranno capo a un ministro dell'Interno che risponderà al premier. L'attuale titolare del dicastero Hakam Balawi, voluto da Arafat, dovrebbe essere sostituito con un altro gradito a Abu Ala. Arafat continuerà però a tenere sotto il suo diretto controllo l'apparato militare e i servizi di sicurezza e di intelligence, su cui si basa in buona parte il suo potere. Arafat avrebbe inoltre accolto un'altra richiesta importante, quella di lanciare una decisa campagna contro la corruzione, che è una delle piaghe più gravi dell'Anp e della maggiori cause della sua impopolarità agli occhi dei palestinesi. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta a dare il proprio giudizio su quanto scritto dal quotidiano napoletano. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail pronta per essere compilata e spedita.