Il pericolo del'atomica iraniana ma l'Occidente se ne accorge ?
Testata: Il Foglio Data: 22 luglio 2004 Pagina: 3 Autore: un giornalista Titolo: «Israele scalda i caccia per intimidire gli ayatollah atomici»
Sulla gravità della minaccia nucleare iraniana e sulle possibili contromosse per contrastare questo pericolo imminente pubblichiamo un articolo tratto dal Foglio di oggi, 22-07-04. Roma. Un tam tam corre da tempo sulla rete e molti siti specializzati in scenari internazionali prevedono un imminente attacco aereo israeliano per distruggere le tre centrali atomiche iraniane di Bushehr, Natanz e Arak. Informazioni come queste sono frequenti su Internet, ma quando vengono riprese da una fonte seria, come è successo con Jane’s Intelligence Digest dello scorso 16 luglio, è bene prenderle in esame, sia pure con il beneficio d’inventario il "Jane’s" è il più accreditato annuario militare navale del mondo). Le motivazioni di un eventuale attacco sono sotto gli occhi di tutti: secondo più fonti, il regime degli ayatollah sta producendo in quei siti uranio arricchito per dotarsi di una bomba atomica; dopo che gli ispettori dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, avevano rilevato irregolarità serie, il governo iraniano ha letteralmente ridicolizzato gli sforzi di Mohammed ElBaradei di effettuare ispezioni efficaci; dopo avere rifiutato di accettare una severa censura dell’Aiea, il 29 giugno scorso il governo iraniano ha annunciato che riprenderà in pieno il proprio programma nucleare; i servizi segreti israeliani sono certi che il "padre della bomba atomica pachistana", Abdul Qadeer Khan, abbia collaborato con gli scienziati iraniani e infine – ma non per ultimo – che grazie ai progressi missilistici consolidati dal regime di Teheran, l’eventuale bomba atomica iraniana potrà essere facilmente sparata su Israele. All’inizio del 2004, il ministro della Difesa iraniano, Ali Shamkhani, ha annunciato che entro 18 mesi l’Iran lancerà nello spazio un proprio satellite, mentre già dall’estate del 2003, l’esercito di Teheran è equipaggiato con missili Shahab 3, in grado di raggiungere Israele. Un quadro preoccupante, soprattutto alla luce del riemergere a Teheran di una leadership "rivoluzionaria", con una sempre più marcata influenza dei "pasdaran", dopo la sconfitta della sterile stagione riformista di Mohammed Khatami. A favore della previsione di una clamorosa mossa israeliana sull’Iran, gioca indubbiamente un grande peso il precedente del 7 giugno 1981, quando otto F15 Eagle e otto F16 Fighting Falcon, al comando del colonnello Avihu Bin Nun, decollarono dalla base di Etzion, nel Sinai, percorsero in due ore e mezzo mille chilometri in territorio straniero e scaricarono 14 bombe da 4.000 libbre sulla centrale atomica irachena di Tammuz I: il primo bombardamento di una centrale nucleare della storia. E’ indubbio che oggi Israele abbia ragione di temere l’atomica iraniana come allora aveva ragione di temere un’atomica nelle mani di Saddam Hussein. Gli ayatollah iraniani, a partire dalla guida della Rivoluzione, Ali proteste da gruppi dell’opposizione Khamenei hanno sempre proclamato il motto di Khomeini : "Spazzare via Israele dalla faccia della terra!". Ma è altrettanto vero che proprio il minore isolamento in cui oggi Gerusalemme si trova, rispetto al 1981, porti molti argomenti a sfavore di questa eventuale iniziativa di "first strike". Nonostante la pace di Camp David, nel 1980-81 il governo Begin si trovava infatti in una situazione terribile: l’Europa, al Vertice di Venezia, aveva dato un contributo determinante per dare a Yasser Arafat piena dignità negoziale, letteralmente polverizzando la linea israeliana (e sino ad allora americana) di rifiuto di considerare interlocutore un terrorista. Non solo: dopo la caduta dello shah, alleato di Israele, Washington aveva appena deciso di spostare in Arabia Saudita, acerrimo nemico di Israele, il proprio baricentro militare nel Golfo, con conseguente gravissima crisi negli stessi rapporti israelo-americani. Oggi, invece, passati quattro lustri, persino l’Europa comprende che Arafat non è un interlocutore, e Washington ha sempre più chiaro vinca George W. Bush o John Kerry), che solo Israele è un alleato fidato nella lotta contro il terrorismo. E’ difficile quindi che questo quadro possa essere messo in pericolo con una nuova azione spettacolare quale il bombardamento di centrali atomiche iraniane. Ma Israele è sempre stata fonte di grandi sorprese. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.