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La Stampa Rassegna Stampa
19.07.2004 Un accusa a Sharon che confonde i fatti con le opinioni
avrebbe strumentalizzato gli scontri a Gaza, ma in una cronaca quel giudizio è di troppo

Testata: La Stampa
Data: 19 luglio 2004
Pagina: 7
Autore: la redazione
Titolo: «E’ rivolta contro Arafat. spari tra miliziani a Gaza»
La Stampa di oggi pubblica un articolo che descrive la cronaca della giornata di ieri a Gaza. Il pezzo è un'elaborazione da diverse fonti di agenzia e pertanto dovrebbe essere perfettamente neutrale e privo di considerazioni e commenti, che esulino della cronaca vera e propria. Il desk esteri del quotidiano torinese, a conclusione dell'articolo, non fa mancare una frecciatina nei confronti di Sharon e lo accusa di strumentalizzare le vicende di Gaza per i suoi fini politici. Il lettore viene così indotto a dare per verità assodate quelle che in realtà sono semplici illazioni politiche del quotidiano.

Ecco l'articolo:

GAZA
Miliziani della Brigate Martiri di al Aqsa e agenti fedeli al nuovo comandante della sicurezza a Gaza, Moussa Arafat, hanno ingaggiato ieri sera un conflitto a fuoco a Rafah. Testimoni hanno riferito che membri del gruppo radicale hanno aperto le ostilità sparando su una caserma dei servizi segreti della città, nel Sud della striscia di Gaza, durante un nuovo corteo di protesta per la nomina di Moussa Arafat. Questi è cugino del presidente palestinese Yasser Arafat. L'anziano leader lo ha nominato sabato, nell'ambito della riorganizzazione dei servizi di sicurezza decisa dopo la serie di rapimenti che si era verificata venerdì a Gaza. La scelta però è stata duramente criticata dai movimenti che chiedono invece un profondo rinnovamento nell'Anp e la fine del sistema clientelare di gestione del potere. Gli scontri sono iniziati quando un gruppo di diverse decine di membri delle Brigate Al Aqsa, il principale gruppo armato legato al movimento Al Fatah del presidente palestinese Yasser Arafat, si è avvicinato al comando dell'intelligence militare a Gaza. Fra i miliziani di Al Aqsa e gli uomini dei servizi segreti militari presenti nell'edificio è iniziata una intensa sparatoria. Diciotto alla fine i feriti.
Già sabato sera migliaia di persone erano scese in piazza nei territori, a Gaza ed in Cisgiordania a Tulkarem contro la scelta del leader palestinese fino a ieri indiscusso e per chiedere una vera lotta contro la corruzione endemica nell'amministrazione palestinese.
Dopo i rapimenti il premier Abu Ala aveva presentato le dimissioni a Arafat, che le ha respinte. Ed il primo ministro ieri mattina ha avuto un nuovo colloquio di chiarimento, di 4 ore, con il presidente dell'Anp. Abu Ala avrebbe insistito per le dimissioni chiedendo altrimenti l’immediato annuncio da parte di Arafat di vere riforme interne dell'amministrazione palestinese, nel campo della sicurezza e contro la corruzione.
Dopo le manifestazioni, nella notte, mumerosi uomini armati hanno preso d'assalto, conquistato e incendiato, dopo avere liberato i detenuti, il comando dei servizi segreti militari, alle dipendenze di Mussa Arafat, a Khan Younis, nel Sud della Striscia. L'attacco è stato rivendicato dalle Brigate Al Aqsa. «Annunciamo che abbiamo sciolto i servizi di informazione a Khan Younis e che i nostri combattenti ne contrallano i locali: questo è un messaggio chiaro a Mussa Arafat il corrotto, non accettiamo la sua nomina, deve dimettersi» hanno affermato in un comunicato. Nel comunicato Mussa Arafat viene poi definito il «simbolo della corruzione» nell'amministrazione palestinese. Dietro la rivolta dei gruppi armati ci sarebbe, secondo alcuni osservatori, anche lo scontro sotterraneo per il controllo della Striscia, dopo l'annunciato ritiro israeliano del 2005, fra l'uomo forte di Gaza, Mohamed Dahlan, ormai principale rivale del Raiss, e gli uomini vicini a Arafat, primo fra tutti Mussa. Fra lui e Dahlan c'è una antica inimicizia. Per questo non è escluso che il confronto armato diventi più feroce.
Yasser Arafat è sottoposto a richieste crescenti di riforme dall'interno, ma anche dalla Comunità internazionale. E la crisi sembra in poter modificare l'immagine del leader palestinese agli occhi di buona parte della popolazione. E’ l’opinione di un dirigente del Fatah, il viceministro Sofian Abu Zaida: «La gente - ha detto - non ne può più di questa situazione: il rispetto per Yasser Arafat simbolo della lotta palestinese c'è sempre, ma non per il suo modo di amministrare». In seno alla popolazione, già duramente provata economicamente, cresce la collera per la situazione di caos e di insicurezza nei territori, dove dall'inizio della seconda Intifada spadroneggiano le bande armate senza essere contrastate dai servizi di sicurezza dipendenti direttamente da Arafat.
Nonostante le proteste, Moussa Arafat ha assunto formalmente il comando delle forze di sicurezza palestinesi, con una cerimonia svoltasi a Gaza City, nel corso della quale ha detto di essere pronto a combattere tutti «i potenziali nemici» e di ignorare le proteste. «Io prendo gli ordini da Sua Eccellenza il presidente Arafat. Colui che mi ha scelto per questo incarico e il solo che può chiedermi di lasciare il mio posto». Il premier israeliano, Ariel Sharon, da parte sua non ha mancato di strumentalizzare gli ultimi avvenimenti affermando che si tratta della prova che l'Anp non costituisce un partner affidabile con cui negoziare.
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