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La Stampa Rassegna Stampa
17.07.2004 Aja: il giudizio di Ehud Gol
anche se al quotidiano torinese non hanno ancora capito niente del muro

Testata: La Stampa
Data: 17 luglio 2004
Pagina: 11
Autore: Ehud Gol
Titolo: «All'Aja un precedente pericoloso»
La Stampa pubblica oggi 17-7-04 una analisi critica della sentenza dell'Aja dell'ambasciatore d'Israele in Italia Ehud Gol. Sopra il titolo una fotografia con la didascalia "un'immagine della israeliana".
Due errori:
1) perchè mettere un'immagine del muro in cemento quando anche gli ignoranti dovrebbero sapere che la barriera di cemento è lunga solo il 3% dell'intero tracciato ? Mentre tutto il restante 97% è rappresentato da un reticolato ? Forse perchè il cemento impressiona di più del reticolato ?
2) perchè mettere fra virgolette "barriera di sicurezza" ? alla Stampa non credono che il fine sia quello ?
Ancora una volta gli esteri della Stampa hanno dimostrato da che parte stanno.
Per fortuna che c'è l'articolo dell'ambasciatore Gol.
Eccolo:

«Considerazioni
politiche hanno
spinto la corte a una
decisione ignominiosa
Un’ingiustizia perpetrata
da una maggioranza
di Paesi membri non
democratici che può
sequestrare l’Onu
per motivi di parte»

di Ehud Gohl

VENERDÌ 9 luglio sarà ricordato per sempre come un giorno di infamia nella storia del diritto internazionale. In questo giorno la corte internazionale dell'Aja ha perso il proprio onore. Considerazioni politiche e sentimenti anti-israeliani hanno spinto la corte a una decisione ignominiosa e immorale, secondo cui la costruzione di una barriera anti-terrorismo da parte d'Israele è illegale. Il principio alla base del parere consultivo pronunciato dalla corte è purtroppo chiaro: Israele non ha il diritto di difendersi con efficacia dinnanzi a 6.000 attacchi terroristici compiuti nei soli ultimi quattro anni, nemmeno con mezzi passivi e non letali, come una semplice barriera per bloccare i terroristi suicidi. Trentasei ore dopo la decisione della corte, l'ennesimo suicida palestinese ha colpito nuovamente Israele.
La decisione della corte internazionale dà prova, ancora una volta, dell'ingiustizia perpetrata da una maggioranza di paesi membri non democratici che può sequestrare l'Onu e i suoi organi per motivi politici e che, sfruttando la natura democratica dell'organizzazione, riuscirà sempre a vincere. Era già successo nel 1974, quando una risoluzione delle Nazioni Unite equiparò il sionismo al razzismo, lasciando un indelebile marchio di Caino, nonostante la risoluzione sia stata in seguito revocata, sull'organizzazione. Così è successo anche in questa occasione, in cui i paesi arabi e musulmani e i loro alleati hanno sfruttato la loro maggioranza automatica all'Onu per portare una questione politica sullo scranno della corte internazionale dell'Aja. È un precedente pericoloso che in futuro si ritorcerà contro molti altri stati.
Sottoponendo una questione politica alla corte internazionale, l'Onu e la stessa corte, che ha accettato la richiesta, si sostituiscono ai negoziati diretti fra le parti in conflitto e ledono i fondamenti stessi della Road Map, accettata un anno fa dalla comunità internazionale, oltre che da Israele e dai palestinesi, e che doveva servire da base per il ritorno al processo di pace. Ma, allineandosi automaticamente con la parte palestinese, la corte le manda, di fatto, un messaggio che dice che la violenza sarà più proficua del negoziato diretto con Israele. Grazie all'Onu, la situazione non può che aggravarsi. Temo che il parere della corte sia destinato a portare più violenza e morte, anziché servire l'interesse della pace.
La barriera anti-terrorismo è utile e nessuno, oggi, mette in dubbio la sua efficacia. Dai 450 israeliani uccisi dai terroristi palestinesi nel 2002, la barriera ha ridotto il numero di vittime a 213 nel 2003. Nella prima metà del 2004, con la barriera ancora solo parzialmente completata, le stime mostrano un calo del ben 90% nel numero di attentati. Sono centinaia le persone salvate dalla barriera, un mezzo che non ha ucciso neanche un palestinese.
Purtroppo, sono molte le persone cui risulta difficile digerire il fatto che, sessant'anni dopo lo sterminio degli ebrei, questo popolo abbia oggi l'audacia di difendersi. Questo diritto all'autodifesa, però, è messo in dubbio dall'Onu e negato dalla corte internazionale dell'Aja.
È bene ricordare che la barriera non è altro che uno scudo. Il giorno in cui cesserà la campagna terroristica contro di noi, la barriera smetterà di essere necessaria. È un mezzo rimovibile e reversibile, a differenza delle vite di quasi 1000 israeliani uccisi dal terrorismo prima della costruzione della barriera. L'equazione è chiara: senza terrorismo non c'è barriera.
Sfortunatamente, Israele si trova costretta a continuare la lotta quotidiana contro il terrorismo. Finché i palestinesi continueranno a mandarci i loro attentatori suicidi, noi continueremo a difenderci, anche a costo della simpatia mondiale. Lo faremo tenendo conto delle necessità della popolazione civile palestinese, che continuerà ad avere il diritto e la possibilità di ricorso alla nostra corte suprema, l'unica che, con la sua autorità morale, ha già modificato più volte, nelle ultime settimane, il tracciato della barriera, proprio in considerazione dei palestinesi. Ma il nostro diritto alla vita non può essere cancellato da una corte riunita all'Aja.
Questa corte internazionale ha condannato le vittime del terrorismo e ha assolto i violenti, dando loro la vittoria. Che vergogna!
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