Israele: giusta la scelta dell' unilateralismo l'analisi del negoziatore americano a Camp David
Testata: Avvenire Data: 15 luglio 2004 Pagina: 14 Autore: Ivana Arnaldi Titolo: «L'unilateralismo non è sempre un errore»
Su Avvenire di oggi, 15-07-04, un'intervista a Dennis Ross, capo negoziatore americano a Camp David, che indica nel terrorismo e nel rifiuto palestinese di dare soluzione al conflitto le radici dell'attuale tragedia mediorientale e spiega perchè, a suo giudizio il ritiro unilaterale sarebbe oggi una buona politica per Israele, cui manca un patner per la pace. «Solo con la diplomazia si potranno allentare le tensioni nella regione mediorientale». Per Dennis Ross, già inviato in Medio Oriente durante l’amministrazione Clinton, fra i principali artefici degli accordi di Hebron nel 1997 e capo dei negoziatori nel vertice di Camp David, se non ci fosse stato il terrorismo palestinese, Israele non avrebbe costruito il muro. «Ma il suo itinerario andava discusso con i palestinesi per verificarne la sicurezza, la demografia e il futuro politico degli altri Stati», dice ad Avvenire.
Professor Ross, come valuta gli ultimi avvenimenti che stanno dividendo l’opinione pubblica internazionale ?
Purtroppo con i rapporti diplomatici israelo-palestinesi congelati, l’attenzione internazionale si concentra sul muro che Israele definisce difensivo e i palestinesi chiamano segregazione. Gli israeliani ritengono che in Palestina non si è contrastato il terrorismo dopo che sul paese si è abbattuta la seconda Intifada. Così, l’80 per cento degli israeliani si è pronunciato a favore del muro. E’ certo che se non ci fosse stato il terrorismo gli israeliani non avrebbero edificato recinzioni. Del resto la costruzione del muro intorno a Gaza ha impedito l’ingresso di kamikaze in Israele da quella zona. Non così in Cisgiordania.
Intanto, il verdetto dei giudici internazionali, pur non vincolante, ha definito illegale la barriera nei tratti in cui sconfina in Cisgiordania
Ma la Corte Suprema israeliana si era già pronunciata sui danni arrecati ai palestinesi dalla costruzione del muro in Cisgiordania. Israele, unico stato democratico in Medio Oriente, ha un governo che si adeguerà alle decisioni della Corte Suprema, sia sul tracciato del muro che sull’indennizzo ai palestinesi espropriati. Il muro, infatti, non andava costruito su un terreno incuneato tra città e villaggi palestinesi. La questione israelo-palestinese avrà soluzione solo se Isarele potrà assicurare un futuro politico tanto agli israeliani quanto ai palestinesi.
In Israele la destra del Likud è forte ma, nonostante ciò, Sharon è disposto a metterla da parte se dovesse dar vita ad un governo di unità nazionale, una soluzione che, dopo l’adozione del piano di disimpegno da Gaza, sembra più vicina.
Un governo di unità nazionale potrebbe far progredire il processo di pace solo a condizione che i palestinesi non rifiutino di contrastare il terrorismo. Sono le varie fazioni, palestinesi e no,a scatenare la violenza suicida. La recinzione serve ad impedirla. Il muro però deve trovarsi in una posizione che consenta l’ingresso in Israele sia dalle città che dai villaggi palestinesi; non sia coercitivo nonostante la messa a punto sul tracciato di controlli per impedire l’accesso ai kamikaze.
Questo vuol dire una ripetizione di quanto già avvenuto nel maggio 2000? Il ritiro di Israele, unilaterale e senza condizioni dal Libano meridionale, venne però considerato dagli Hezbollah un atto di debolezza…
Ricordo che a Camp David Israele era disposto a cedere tutta la Cisgiordania e l’intera striscia di Gaza. I rappresentanti palestinesi rifiutarono. Per Arafat, porre fine al conflitto con Israele, era come porre fine a se stesso. Ma oggi, l’unilateralismo non sarebbe una scelta sbagliata per Israele. Bisogna necessariamente fare qualcosa per uscire dalla situazione attuale anche perché, se i palestinesi non fanno nulla contro il terrorismo lasciano a Israele solo due opzioni: ,mantenere l’assedio e i relativi controlli o ritirarsi unilateralmente da una parte del territorio, continuando a edificare il muro. Per gli israeliani, quest’unilateralismo sarebbe la sicurezza; per i palestinesi, un ritorno alla vita normale. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.