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Il Manifesto Rassegna Stampa
15.07.2004 Violenze tra i palestinesi: la colpa è di Israele?
ovviamente si, secondo il quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 15 luglio 2004
Pagina: 9
Autore: Giuliana Sgrena
Titolo: «Scontri a Beit Shaur per l'onore di una palestinese»
Il quotidiano comunista pubblica oggi la cronaca di una faida scoppiata a Betlemme tra alcuni palestinesi. Fatto di cui si cerca di attribuire la responsabilità a Israele, dimenticando la crescente ostilità dei settori islamisti della società palestinese verso i cristiani, la situazione di anarchia criminale creata nei territori dell'Autonomia dalle bande armate di Arafat,la diffusione di una cultura della violenza che non può non avere effetti disgregatori.
Il finale, nel quale si attribuisce la colpa dei fatti avvenuti al "muro" sarebbe solo esilarante se non fosse anche penoso.
Ecco il pezzo:

Notte di scontri tra musulmani e cristiani a Beit Sahur, un piccolo centro urbano, sulla strada per la vicina Betlemme e con una forte presenza cristiana. Gli scontri sono iniziati quando una ragazza palestinese appartenente alla comunità cristiana, che si trovava dentro un camerino di un negozio per provarsi un vestito si è accorta di essere stata fotografata di nascosto. Un giovane di fede musulmana si era rinchiuso nel camerino vicino con il pretesto di fare una telefonata e con il cellulare ha scattato due foto alla ragazza dello spogliatoio accanto. Che si è messa a urlare. Il proprietario del negozio ha cercato di bloccare il ragazzo che è però riuscito a fuggire con un taxi, ma non è andato lontano. Il taxi è stato bloccato dai parenti della ragazza e distrutto a randellate prima di essere incendiato, mentre il ragazzo si rifugiava nella moschea. Nel frattempo si erano riunite sulla piazza della moschea centinaia di persone sia a sostegno della ragazza che della tribù beduina dei Shawaura, cui appartiene il ragazzo e che è concentrata nella zona orientale del villaggio. Dopo ore di scontri con bastoni, pietre e spranghe - che fortunatamente hanno provocato solo contusioni, due ricoverati in ospedale - i contendenti sono stati divisi dalla polizia palestinese e il ragazzo aspirante paparazzo arrestato. Il governatore di Betlemme ha decretato il coprifuoco. Ora è stata concessa una settimana di tregua ai contendenti per trovare una soluzione. Fin qui i fatti raccontatici da abitanti di Beit Sahur contattati telefonicamente. Ma si tratta veramente di uno scontro tra musulmani e cristiani?

Secondo Jad Isaac, un ricercatore di Beit Sahur, non si tratta di uno scontro tra due religioni ma tra le due tribù di appartenenza: «c'erano anche musulmani che si battevano con i cristiani contro i Shawaura. Il problema è che a Beit Sahur non c'è autorità e nemmeno sicurezza, quindi la gente deve difendersi da sola e questo è quanto è successo anche ieri».

«Fatti di questo tipo - scontri tra cristiani e musulmani - succedono molto spesso», sostiene invece Diana Mubarak, cristiana di Beit Jalla (il villaggio vicino), che lavora al ministero degli affari sociali dell'Anp.

E' vero «fatti di questo genere succedono tutti i giorni, ma non hanno nessun fondamento religioso o politico, ma solo tribale o di clan, sostiene invece Ghassan Andoni, direttore del Palestinian centre for rapprochement between people di Beit Sahur. La famiglia viene sempre coinvolta per un fatto che riguarda un individuo, in questo caso è stato casuale che si sia trattato di cristiani e musulmani. Ieri la disputa è stata però particolarmente violenta perché ha riguardato una questione molto delicata per la nostra società, in gioco era l'onore, e per questo ha suscitato tanta emozione».

«Comunque, sostiene Diana Mubarak, vi è una forte tensione che rende la gente sempre più nervosa e insofferente, a causa del muro, della disoccupazione, della repressione. Per i cristiani è ancora peggio perché non hanno la struttura sociale della popolazione musulmana che garantisce maggiore solidarietà». E quindi i cristiani se ne vanno, nell'area di Betlemme erano la maggioranza un secolo fa, ora sono scesi al 20% e sono in continuo calo. A preoccupare i cristiani è anche la radicalizzazione di alcuni gruppi islamici. E le donne - sia cristiane che musulmane - sono le vittime predestinate della situazione, con un continuo aumento della violenza domestica, per questo Diana Mubarak da tempo lavora a un progetto per l'assistenza alle donne che hanno subito violenze.
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