Arafat rinvia le elezioni municipali teme di perderle
Testata: Il Foglio Data: 14 luglio 2004 Pagina: 3 Autore: un giornalista Titolo: «Arafat teme il responso del voto, dunque lo rinvia. Atto secondo»
Yasser Arafat rinvia le votazioni, che rischia di perdere, non solo all'interno di Al Fatah, ma anche nei comuni dell'autonomia. Il Foglio intervista il palestinese Noah Salameh, direttore del Palestine Center for Conflict Resolution and Reconciliation, che pronuncia parole chiare e coraggiose contro l'autoritarismo del rais. Parole che farebbero bene ad ascoltare quanti continuano a sostenerlo, identificando falsamente la conservazione del suo potere con gli interessi dei palestinesi, che avrebbero invece tutto da guadagnare dall'emergere di una leadership democratica e disposta al dialogo con Israele. Roma. Il premier palestinese Ahmed Qorei (alias Abu Ala) ha posticipato le elezioni municipali. Da agosto a novembre, tre mesi ufficialmente destinati a rivedere ed emendare la legge elettorale, per decidere se i sindaci saranno nominati direttamente o scelti dai Consigli comunali. I palestinesi, dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania, torneranno a votare alle municipali per la prima volta dopo il 1994, quando l’Autorità nazionale palestinese prese il potere. Il posticipo di queste elezioni arriva pochi giorni dopo la notizia del congelamento del voto interno al partito al Fatah da parte della stessa Autorità palestinese nella persona di Yasser Arafat. La mossa per molti è da ascrivere al sempre maggiore isolamento politico del rais e alla conseguente perdita di consensi della sua corrente a favore di tendenze più moderate e pragmatiche. Il congelamento delle elezioni di al Fatah e il rinvio del voto amministrativo preoccupano la società civile palestinese. "Sono segnali negativi per la popolazione – ha detto al Foglio Noah Salameh, direttore del Palestine Center for Conflict Resolution and Reconciliation – siamo in un periodo molto sensibile: se vogliamo costruire un paese dobbiamo democratizzare il popolo palestinese". Sono in molti, tra accademici, attivisti e legislatori arabi, a chiedere insistentemente ai vertici queste elezioni municipali, viste come un balsamo alla corruzione dilagante dei sindaci e delle amministrazioni comunali. Il rinvio del voto significa per molti il permanere di uno status quo marcio. "Sia il congelamento del voto dell’altra settimana sia il posticipo delle municipali significano la continuazione della corruzione, un altro passo falso dell’Autorità, che farà del male alla popolazione", spiega Salameh. Le indiscrezioni vogliono che Arafat abbia imposto l’alt al voto di al Fatah perché si è accorto di aver perso consensi all’interno del partito in favore della corrente interna più moderata (quella dell’ex capo della Sicurezza a Gaza, Mohamed Dahlan). La stessa logica sarebbe stata applicata al rinvio delle municipali: la leadership del rais, sempre più in crisi, teme il responso delle urne. Il fatto che Fatah possa perdere consensi preoccupa i vertici. "Ogni volta che avranno l’opportunità di posticipare le lezioni lo faranno, perché stanno perdendo voti. Per quanto riguarda gli equilibri in al Fatah, non penso che Dahlan sia una possibile alternativa all’attuale leadership. Non è popolare in Cisgiordania, anche se conquista sostegni a Gaza. Sfortunatamente a guadagnare quello che al Fatah perde è Hamas. Ci sono anche candidati indipendenti, che però difficilmente riescono a organizzarsi con Arafat al potere". La comunità internazionale da mesi continua a fare pressione sull’Anp perché accanto alle amministrative siano indette elezioni politiche. Ma il governo palestinese ha fatto più volte capire che non sarà possibile arrivare al voto prima di un ritiro d’Israele da quei territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza occupati dopo l’inizio della seconda Intifada nel settembre 2000. "C’è una malattia in giro in questi mesi, che contagia tutti: le elezioni americane – conclude Salameh – Non è un caso che tutto sia rinviato a novembre, le elezioni municipali, la questione del muro israeliano al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Tutti aspettano quella data. Parte della popolazione è turbata dal rinvio, ma la maggioranza dei palestinesi cerca di sopravvivere alla meglio alla situazione economica o ai check point: ha altri problemi da affrontare quotidianamente". Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.