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Il Mattino Rassegna Stampa
02.07.2004 Tre esempi di informazione squilibrata
una abitudine del quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 02 luglio 2004
Pagina: 2
Autore: Michele Giorgio- un lettore- la redazione
Titolo: «Notizie dal Medio Oriente»
Muore un bimbo israeliano colpito da un razzo Qassam lanciato da terroristi di Hamas e abbattutosi su una città israeliana (Sderot), Il Mattino relega il tutto in un trafiletto nascosto in un angolo di pagina 10, titolando in maniera ambigua: si parla di Gaza e non in maniera esplicita di una città israeliana ("Gaza, razzo sull’asilo uccide un bambino"). Ovviamente l'articolo non viene integrato da alcun contributo fotografico (nemmeno d'archivio).
Muore un bambino palestinese durante scontri tra esercito israeliano e terroristi palestinesi, e l'immancabile versione dei sempre presenti "testimoni palestinesi" è che sono stati gli israeliani a colpire il piccolo. Il resoconto riportato da Il Mattino, attraverso la penna di Michele Giorgio, è, ovviamente, quello dei "testimoni". Ma Giorgio si spinge oltre, omettendo qualsiasi riferimento alle fonti e facendo passare tale versione come reale, effettiva e riconosciuta da tutti: ricostruisce l'accaduto in maniera inequivocabile, senza dubbio di sorta. L'articolo in questione stavolta è pubblicato a pag.2 e non alla 10 come accade quando a morire sono gli israeliani. Inoltre, se per gli israeliani non vi sono foto da pubblicare (eppure i siti online dei principali quotidiani israeliani pubblicano sempre una foto delle vittime, che puntualmente non compaiono sui nostri quotidiani, e Il Mattino non fa eccezione, anzi!) per i palestinesi le foto non mancano mai, e quando non ci sono, in riferimento ai fatti riportati, si ricorre all'archivio (come nel caso di oggi). Infine il titolo: se nel caso di vittime israeliane l'ambiguità la fa da padrona, nel caso di vittime palestinesi o di fatti che strumentalizzati a dovere possono servire a rendere l'immagine di un'Israele belluina bisogna essere quanto più espliciti, appariscenti e persuasivi (nei confronti del lettore) possibile. Se ieri, in merito alla sentenza della Corte Suprema israeliana, era il turno della "breccia nel Muro dell'odio", oggi, nonostante come già detto non vi sia una versione unanimemente accettata e accertata dei fatti che hanno portato all'uccisione del bimbo palestinese, si titola: "Nove anni: muore a Gaza in un raid israeliano".


A pag. 16, dedicata alla rubrica delle lettere, viene pubblicata una lettera in cui il lettore, partendo dagli abusi di soldati britannici e americani in Iraq, menziona la "politica dissennata" di Sharon (e il cerchio si chiude!). La cosa che colpisce, ovviamente, non è il fatto che il lettore giudichi "dissennata" la politica del primo ministro israeliano, ci mancherebbe, bensì il totale travisamento dei fatti. Il lettore infatti ritiene dissennata la politica di Sharon perchè, a suo dire, gli "omicidi mirati" anzichè frenare il terrorismo lo hanno rinvigorito. I fatti però a proposito del terrorismo palestinese dimostrano il contrario: a partire dall'attentato di alcuni mesi fa al porto israeliano di Ashdod, che ha segnato, oltre alla morte di diversi operai israeliani, l'inizio del countdown verso le eliminazioni di Yassin e Rantisi, capi terroristi di Hamas, le organizzazioni terroristiche palestinesi non sono riuscite più a colpire, per mezzo di attentatori suicidi, sul suolo israeliano. Per la pressione costante dell'esercito e dei reparti antiterrorismo israeliani,e anche per mezzo della barriera difensiva (quella che Il Mattino definisce "Muro dell'odio") che rappresenta un ostacolo difficile da superare per i terroristi. Questi i fatti che il lettore, pur di dare sfogo al proprio credo ideologico, ribalta completamente. E il quotidiano, nella persona di Pietro Gargano, curatore della rubrica, che fa? Risponde sì alla lettera ma in merito ad altri punti toccati e non sente il bisogno, invece, di corregere le affermazioni fallaci del lettore (di cui sopra), bensì tacitamente acconsente.

Ecco il pezzo di Michele Giorgio: "Nove anni: muore a Gaza in un raid israeliano"

Gerusalemme.Ennesima giornata di sangue a Gaza e in Cisgiordania. Un bambino palestinese di 9 anni è stato ucciso durante una incursione israeliana a Rafah, sul confine tra Gaza e l’Egitto. Il bimbo che si chiamava Omar Mohammed Abu Zreihan, è stato colpito, durante scambi a fuoco fra i mezzi corazzati israeliani e militanti dell’Intifada. La raffica è stata sparata da un carro armato e ha centrato la casa dove si trovava il bambino. Il piccolo è morto durante il trasporto in ospedale. Un altro palestinese, attivista del movimento islamico Hamas, invece è stato ucciso alla periferia di Beit Hanun, il villaggio a nord di Gaza rioccupato tre giorni fa dall’esercito israeliano quando il lancio di razzi artigianali Qassam contro la cittadina israeliana di Sderot aveva già provocato la morte di due civili: un bimbo di quattro anni e un uomo di 50 anni. Beit Hanun è completamente isolato e mercoledì il genio dell’esercito israeliano ha distrutto tutte le strade che portano al villaggio che nella parte est verrà molto presto separato da Israele grazie a un muro.
E ieri la Corte Suprema israeliana ha deciso di congelare la costruzione di un nuovo tratto del muro a sud di Gerusalemme, vicino al villaggio palestinese di Nuaman sino a quando non emetterà una sentenza definitiva sul ricorso contro il tracciato della barriera in quella zona.
Ed ecco la lettera la risposta, pubblicati con il titolo: "Iraq, nudi e incatenati la chiamano procedura"
Umberto Capoccia - NAPOLI

Al comando inglese è stato chiesto perché i prigionieri iracheni erano tenuti incatenati, nudi ed al buio. La risposta è stata: è la procedura. Orripilante segno del degrado di chi, almeno nelle intenzioni e per tacitare il mondo civile, intende esportare democrazia e pace. Peggio di loro i soldati americani che li ammucchiavano, seviziavano, violentavano, togliendo ai prigionieri anche la dignità di uomini. Certamente tali comportamenti sono di una certa minoranza, addestrata ed educata alla tortura, essendo inimmaginabile che la maggior parte dei soldati si presti a simili atrocità.
Lo dimostra il rifiuto dei piloti israeliani di colpire gente inerme o altri soldati che non si prestano ai lavori sporchi. Siamo in piena barbaria e se i governanti dei singoli paesi non lo riescono a capire vuol dire che l’intero mondo civile è destinato alla distruzione. Bush ha ostacolato in tutti i modi l’uscita del film di Emmerich che parla di una catastrofe dovuta a sconvolgimenti climatici; nel contempo il Colorado è stato flagellato da vari tornado che, fortunatamente, hanno fatto pochi danni. Sharon continua a perseguire la linea degli «omicidi mirati» per cercare di frenare il terrorismo che, invece, pare rinvigorirsi proprio a causa della sua politica dissennata. A che vogliamo arrivare? E’ la preoccupazione della maggioranza dei cittadini del mondo.
Chi semina vento raccoglie tempesta. L’unica via d’uscita è il dialogo, continuo e persistente; la rimozione delle disuguaglianze e della miseria; la comprensione delle altrui necessità e l’aiuto, disinteressato, affinché esse si realizzino; l’umana solidarietà per i popoli più diseredati. È forse chiedere troppo ai potenti della terra? Credo che con la comprensione reciproca sia possibile fare ciò che tante guerre non hanno mai realizzato. La guerra è orrore, distruzioni, fame, attivazione di odii. Tutti dicono di amare il loro Dio ma nessuno segue i suoi insegnamenti, sarebbe ora di pensarci seriamente.

RISPOSTA: Questa lettera è rimasta a lungo in lista di attesa - ne arrivano tante: abbiate pazienza - ma non ha perso attualità. Anzi, altri orrori si sono aggiunti alla lista.
Invitiamo i nostri lettori a dare il proprio giudizio su quanto scritto dal quotidiano napoletano. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail pronta per essere compilata ed inviata.

posta@ilmattino.it

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