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La Stampa Rassegna Stampa
30.06.2004 Al Jazeera è la CNN del terrore
ecco la pistola fumante

Testata: La Stampa
Data: 30 giugno 2004
Pagina: 6
Autore: la redazione
Titolo: «Un ex rapito: Al Jazeera collabora con i terroristi»
Da una breve notizia di agenzia su La Stampa troviamo la pistola fumante a proposito dei legami tra l'emittente araba Al Jazeera e alcune frange del terrorismo islamico. Una notizia di grande rilievo che conferma quanto da tempo era sospettabile. Eccola.
RIAD. Un ex ostaggio saudita ha citato in giudizio la televisione qatariota Al Jazeera, accusandola di connivenza con i terroristi. Saidan Saadoun Saidan, cittadino saudita residente in Kuwait, era stato sequestrato a Falluja, nel corso di una visita per motivi di affari, quando venne sequestrato da un gruppo di guerriglieri che si definiscono «Brigata Islamica al Vaghas». «Mi accusarono di essere un collaborazionista per aver fornito l'esercito americano, mi torturarono e mi proposero di collaborare con loro, altrimenti sarei stato decapitato», racconta Saidan in alcune interviste ai quotidiani arabi e al sito iraniano Baztab. «Durante la prigionia - prosegue Saidan Saadoun Saidan - i miei carcerieri contattarono telefonicamente l’ufficio di Al Jazeera, fornendo l'indirizzo della casa dove ero rinchiuso e chiesendo loro di inviare un operatore per filmare mentre io leggevo una dichiarazione». Il filmato di cui parla l'ex ostaggio è stato trasmesso da Al Jazeera e dall’emittente britannica Bbc. «Il giornalista di Al Jazeera - aggiunge Saidan - pur conoscendo l'indirizzo esatto della casa dove ero tenuto in ostaggio, non ha avvertito le forze di sicurezza irachene e nemmeno le autorità della coalizione». «Un dettaglio - conclude l’ex ostaggio - molto importante, che non lascia dubbi sulla connivenza tra i terroristi e l’emittente qatariota».
Saidan Saadoun Saidan ha incaricato i suoi legali di citare in giudizio i responsabili della televisione satellitare araba in quanto complici dei terroristi che lo sequestrarono e lo torturarono per una decina di giorni. Lo scorso 4 giugno l'uomo è riuscito a fuggire, grazie alla complicità di uno dei carcerieri, al quale aveva promesso del denaro e la possibiltà di lasciare il Paese per rifugiarsi all’estero.
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