Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
La Francia tenta di salvare Arafat una politica contro la pace in Medio Oriente
Testata: Avvenire Data: 30 giugno 2004 Pagina: 15 Autore: Graziano Motta Titolo: «Barnier da Arafat: crisi diplomatica Israele-Francia»
Nel pezzo, una cronaca delle ultime vicende israelo- palestinesi, il giornalista si sofferma sulle ragioni della semi crisi diplomatica tra Israele e Francia, dopo che il ministro degli esteri francese Barnier ha fatto visita a Yasser Arafat. Una visita per lo meno inopportuna dal momento che si svolge in concomitanza con una nuova ondata di attacchi palestinesi contro civili israeliani, dietro la cui regia c'è Arafat stesso e le sue Brigate di Al Aqsa. Graziano Motta ne riferisce in modo accurato. Ecco il pezzo. Rappresaglia israeliana a Gaza, dopo che nei giorni scorsi razzi palestinesi avevano provocato la morte di un bambino e di suo nonno. Intanto, scoppia la polemica in tutto Israele per la visita ad arafat del ministro degli esteri francese Michel Barnier. Alle proteste di Gerusalemme risponde in serata il premier francese Jacques Chirac: «legittimo parlare, incontrare Arafat». Elicotteri d’attacco di Gerusalemme hanno colpito un palazzo di sedici piani che ospitava anche la sede del giornale ufficiale di Hamas. All’interno dell’edificio, fatto a pezzi dai missili israeliani, c’erano numerosi uffici di società di comunicazione, cometa sede locale della tv satellitare araba al-Jazeera. Danneggiato anche un altro edificio di otto piani. In mattina, erano stati però i palestinesi a lasciare la parola alle armi. Razzi sono caduti a Sderot, nel Neghev, in una zona aperta, ma ad appena 200 metri dal luogo in cui il primo ministro Sharon, accompagnato dal ministro della difesa Mofaz, era venuto in visita alla popolazione dopo i raid dei terroristi dei giorni scorsi. «la nazione non lascerà passare senza reagire quel che è accaduto in questi due giorni-ha detto Sharon-. Adotteremo provvedimenti per impedire che anche altre località israeliane siano colpite». Poi toccando il tasto di una maggiore esposizione al periodo di attacchi terroristici, con l’evacuazione di soldati e coloni da Gaza, Sharon ha aggiunto: «Vi proteggeremo anche dopo il ritiro da Gaza». Le apprensioni sul futuro sono tante, le riserve e l’opposizione al progetto di Sharon di un disimpegno unilaterale dalla striscia di Gaza e da alcuni insediamenti della Cisgiordania, senza un accordo di pace con i palestinesi sono cresciute. Con la tattica di tenere sotto costante minaccia la popolazione civile israeliana (identica a quella realizzata con successo dagli Hezbollah libanesi) i gruppi armati dell’intifada, fondamentalisti islamici e seguaci di Arafat, intendono silurare ogni prospettiva di pace; e d’altra parte, Arafat non li sconfessa. Vivissime pertanto le reazioni di esponenti governativi, politici, e di gran parte dell’opinione pubblica alla visita che proprio ieri, in coincidenza con la nuova ondata di terrorismo palestinese, il ministro degli esteri francese Michel Barnier ha fatto ad Arafat recandosi alla Muqata di Ramallah. Sharon ha compreso che è sempre più in gioco la sua credibilità: ha assicurato quindi che domenica prossima il consiglio dei ministri approverà i provvedimenti a favore della popolazione civile definite dai vari ministeri. Da parte sua il ministro della difesa Mofaz affermava che entro ieri sera le unità di fanteria, del genio e blindate, che in mattinata erano penetrate nel nord della striscia di Gaza, avrebbero completato la presa di controllo del settore tra la cittadina di Beit Hanun (distante 10 km da Sderot) e il campo profughi di Jabalia, ovvero del teatro degli attacchi missilistici dei guerriglieri palestinesi. E aggiungeva: «I nostri soldati vi resteranno fin quando è necessario». Riferendosi infine ai raid di elicotteri compiuti in varie località della striscia di Gaza sosteneva che «contribuiranno a ridurre il numero dei raid palestinesi». Il problema è che i lanci dei missili sono una delle varie forme di guerriglia: ci sono poi i «kamikaze». Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.