Le armi di distruzione di massa di Saddam ecco dove sono
Testata: Il Foglio Data: 04 giugno 2004 Pagina: 1 Autore: un giornalista Titolo: «Il bazar delle armi»
Il Foglio di oggi spiega i retroscena del mercato di materiale nucleare, chimico e biologico fiorisce in Medio Oriente e ha in Iraq il principale canale di smercio . Dire con assoluta certezza che le armi di distruzione di massa di Saddam non siano esistite, come fanno opinionisti e politici nostrani, alla luce di questo articolo, si rivela essere un'affermazione azzardata e non realistica.
Ecco il pezzo. Vienna. Per la vulgata corrente George Tenet, direttore dimissionario della Cia, ha confuso lucciole per lanterne alla ricerca di armi proibite in Iraq. Ma all’Agenzia atomica internazionale (Aiea), torre d’avorio della crema degli ingegneri nucleari e degli scienziati di tutto il mondo, corrono altre voci. "L’Iraq è il bazar delle meraviglie per la vendita di materiale nucleare e biologico", dice al Foglio una fonte dell’agenzia. Se non le armi, è assodato che almeno componenti nucleari, agenti biologici e chimici di distruzione di massa sono presenti in Iraq e riforniscono il mondo. Camion stipati di componenti e sostanze pericolose viaggiano ogni giorno verso le frontiere. Provano il confine turco, ma spesso sono respinti. Le autorità di Ankara sono vigili: un carico di missili in transito dall’Ucraina all’Egitto (forse per Gaza) è stato intercettato mercoledì nel porto di Ambarli, a ovest di Istanbul. L’Iran invece non fa mistero di gradire questo tipo di prodotti, ma dal supermercato iracheno le consegne verso Teheran sono complicate. La frontiera iraniana è rischiosa: troppa sorveglianza. Anche la Siria, sotto pressione americana, ora tentenna. I camion varcano più facilmente il confine giordano. Alcuni vengono fermati e sequestrati, molti altri no. Abbiamo a che fare con l’arsenale fantasma di Saddam mentre cade la testa di chi lo ha cercato per mesi? "Difficile sostenerlo, anche se la possibilità non può essere del tutto esclusa", spiegano fonti dell’Aiea. L’ipotesi più accreditata è che si tratti del materiale sigillato tra il ’91 e il ’98 dagli ispettori dell’Onu: secondo le valutazioni degli analisti del Palazzo di vetro più di mille siti sono stati depredati. Componenti di centrifughe, uranio naturale e a basso arricchimento sono sul mercato. Il 14 aprile il direttore dell’Aiea, Mohammed El Baradei, ha sottolineato che "la spazzatura nucleare può servire per costruire bombe sporche e allargare i magazzini degli Stati votati alla proliferazione". Ma potrebbe anche non essere solo "spazzatura". All’Aiea nessuno ha dato credito alla storia dei laboratori mobili, ma fonti dell’agenzia sottolineano che negli anni 90 Saddam fece galoppare la ricerca sulle armi batteriologiche. La descrizione degli aerei attrezzati per la dispersione di armi biologiche fatta dal segretario di Stato Colin Powell nel febbraio 2003 in Consiglio di sicurezza "è accurata". "Gli aerei c’erano e Saddam ne saggiò in più occasioni l’operatività". Come ha ricordato Hans Blix, capo degli ispettori dell’Onu: "Nel dicembre 2002 siamo tornati (in Iraq, ndr) pensando che ci fossero ancora armi di distruzione di massa". Poi non si trovarono riscontri, ma nel suo libro "Disarming Iraq" Blix scrive: "Non sarei potuto andare in buona fede davanti al Consiglio di sicurezza a sostenere che le armi di distruzione di massa furono tutte distrutte". Sia nel ’98 sia nel 2003 gli ispettori, sottolineano all’Aiea, tornarono da Baghdad con molti dubbi. Non pensavano come Bill Tierney, inviato Unscom (la commissione dell’Onu per le ispezioni, ndr) nel ’97-98, che il rais possedesse "almeno una piccola bomba", ma erano allarmati per i 30 tentativi andati a vuoto di verificare le informazioni in loro possesso. Materiale sensibile catalogato e sigillato non potè essere ricontrollato. Nessuno può garantire che parte del materiale sigillato dall’Aiea non sia stato volto ad altri utilizzi. Nessuno – dicono fonti dell’Aiea – può essere certo che il rais non lo abbia mercanteggiato con altro. Tubi di provenienza irachena sono stati recentemente rinvenuti nei Paesi Bassi. Si tratta di alluminio radioattivo e non è chiaro quando sia stato trasportato in Europa, se sia riconducibile al materiale sigillato dall’Unscom prima del ’98 o se invece sia riconducibile alla partita di tubi di alta qualità rinvenuta in Giordania nel 2000 e destinata Saddam. "Ci sono sono in giro tubi intonsi di buona e di cattiva qualità, altri corrosi, altri contaminati, molto pericolosi. Sappiamo che arrivano dall’Iraq, il resto della storia è ancora da scrivere". Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.