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La Repubblica Rassegna Stampa
01.06.2004 I predicatori d'odio non possono essere tollerati
lo dice il ministro degli interni tedesco

Testata: La Repubblica
Data: 01 giugno 2004
Pagina: 14
Autore: Andrea Tarquini
Titolo: «Contro i predicatori dell'odio l'Europa scelga la linea dura»
Su Repubblica di oggi viene pubblicata un'intervista a Otto Schily, ministro degli Interni tedesco, sul problema dei predicatori radicali presenti in Germania. Le sue parole sono chiare: in una democrazia non può esserci posto per loro, dal momento che pregiudicano la convivenza civile e l'integrazione degli immigrati musulmani. Oltre a ciò Schily afferma che la Germania, pur non avendo partecipato alle operazioni militari in Iraq, è un obiettivo dei terroristi per il suo impegno nella lotta contro di loro su scala mondiale e per la presenza delle sue truppe in Afghanistan; un'affermazione forte che sconfessa la linea Zapatero e i suoi sostenitori. Curioso che questa intervista venga pubblicata da Repubblica, evidentemente il problema è serio. Eccola.
BERLINO - L´Europa non ha prove che l´allarme americano su un grande attacco terroristico sia fondato, ma deve tenere alta la guardia: Germania e Italia restano nel mirino, il pacifismo non salva Berlino. E sul fronte interno, è prioritaria una linea dura europea contro i predicatori d´odio integralisti. Vanno espulsi, e i musulmani viventi in Europa devono distanziarsi da loro se vogliono l´integrazione. Lo dice Otto Schily, ministro dell´Interno tedesco, in questa intervista a Repubblica.
Come giudica l´allarme americano su un pericolo di ´grande attacco´ terroristico?
«Non abbiamo elementi o indizi di un aumento di pericolo in Germania o in Europa, ma restiamo tutti nel mirino delle reti terroristiche. Dobbiamo tenere molto alta la vigilanza. La situazione non è cambiata».
Si rischia anche in Europa, dopo Madrid, un grande attacco?
«No, non direi. Ma dobbiamo tenere sott´occhio la situazione. Negli ultimi anni abbiamo sventato piani di cellule terroristiche, anche in collaborazione con i colleghi italiani. Ciò mostra che sappiamo difenderci, ma anche che il pericolo è concreto. E che i piani d´attacco possono essere rivolti anche contro la Germania. La raccolta d´informazioni è fondamentale. Abbiamo anche varato misure legislative, tra cui la nuova legge sull´immigrazione. Insomma, alta vigilanza, forte impegno preventivo, ma senza cedere al panico: gettare le nostre società nel panico vuol dire regalare un successo ai terroristi».
Crede in una ´graduatoria dei bersagli´, in una lista dei paesi da colpire per primi, come quella di cui parlò tempo fa un documento di Al Qaeda?
«Sicuramente c´è una graduatoria dei bersagli in Europa e altrove, con istituzioni americane, britanniche, israeliane al primo posto. Ma sarebbe illusorio credere che la Germania, per il solo fatto di non aver partecipato alla guerra in Iraq, sia fuori dal mirino. Siamo con i nostri soldati in Afghanistan, partecipiamo alle operazioni antiterrorismo su scala mondiale. Per i terroristi siamo anche noi un paese nemico. Come Italia o Francia. Nessun paese in Europa si può sentire escluso dall´elenco degli obiettivi».
In questo senso quanto è forte il rischio per l´Italia?
«Come per noi. Operiamo anche insieme nella lotta al terrorismo, abbiamo smantellato insieme cellule della loro rete in Italia con collegamenti da noi, come è noto».
Quanto è pericoloso il ´califfo di Colonia´?
«L´accordo tra governo e opposizione da noi sulle nuove leggi sull´immigrazione prevede su mia proposta l´espulsione per direttissima dei ´predicatori dell´odio´ come questi signori. Non posso definire Kaplan e la sua organizzazione come terroristi, ma certo le sue attività non sono compatibili con la Costituzione. Kaplan è stato condannato per incitamento all´omicidio. La maggioranza dei tedeschi non lo vuole qui. Adesso secondo gli ultimi passi giudiziari non può essere espulso prima di un ricorso. Si sa che il nostro Stato di diritto offre molti spazi di manovra».
Kaplan qui, Hamza a Londra, altri predicatori simili altrove in Europa, aiutano le reti del terrore?
«Queste persone sono pericolose. Dove comincia un crimine? Sempre nell´anima, nell´intimo nasce un´idea del mondo che giustifica i crimini del terrore. Pensi a Mohammed Atta (il capo dei dirottatori dell´11 settembre, ndr) borghese, di cultura aperta all´Occidente: a un certo momento è cambiato, in un ribaltamento interiore. Per questo i cosiddetti predicatori dell´odio, come la nostra nuova legge prevede, sono da combattere e isolare subito. Chi predica la jihad o sostiene in pubblico che la vita degli infedeli non vale nulla, non ha posto in una democrazia».
Sono collegati al terrorismo?
«Non lo si può affermare così. Ma forniscono un movente intellettuale al terrorismo, ammesso che si possa parlare di fenomeno di dignità intellettuale».
Gli sviluppi in Iraq aumentano i pericoli di deviazioni violente delle comunità islamiche in Europa?
«Guardo all´Iraq con grande preoccupazione. Le foto delle torture sono il miglior materiale di propaganda per le reti del terrorismo. Possono dire: combattete con noi contro i torturatori. Argomenti falsi e da confutare, ma purtroppo pericolosi».
Le comunità musulmane in Europa non diventano terreno di cultura del terrorismo?
«Questo è il pericolo. Perciò la loro integrazione è di importanza strategica. Occorre aiutarli a imparare e assimilare la lingua, la cultura, la Costituzione e i valori dei nostri paesi. Ma l´impegno deve essere reciproco. L´integrazione sarà forse possibile solo se i musulmani fonderanno qui vivendo insieme a noi una specie di ´euro-islam´, che assuma valori dell´Illuminismo e del Rinascimento senza rinnegare se stesso. Un islam compatibile con i nostri valori e il nostro sistema. Guai a commettere l´errore di catalogare tutti i musulmani come terroristi, ma i musulmani devono capire che nei loro ranghi ci sono dei folli pronti a orribili crimini. E devono isolarli, prenderne chiaramente le distanze dai loro e nostri nemici comuni. Non c´è posto in Europa per chi accetta passivamente l´opera dei predicatori dell´odio».
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