Con la barriera difensiva gli attentati terroristici diminuiscono notevolmente ma Gigi Riva continua a condannarla per definizione
Testata: L'Espresso Data: 31 maggio 2004 Pagina: 48 Autore: Gigi Riva Titolo: «Niente pace basta il Muro»
Su L’Espresso del 28 maggio '04 viene proposto un articolo a firma di Gigi Riva in cui una ennesima volta viene distorto pericolosamente il significato della barriera difensiva in Israele. Come i nostri lettori sanno bene, la barriera ha una esclusiva motivazione difensiva rispetto al pericolo degli attacchi terroristici e in nessun modo intende operare una separazione geografica o sociale; inoltre, per stessa ammissione del governo israeliano si tratta di un muro difensivo che viene costruito per poter essere distrutto una volta che le condizioni di sicurezza potranno essere realmente garantite. In pratica vuole essere uno strumento che rende più difficoltosa la organizzazione di attacchi terroristici dando così modo da un lato alla polizia palestinese di confinare e distruggere le cellule terroristiche e dall’altro lato ai politici di intavolare e discutere una pace basata realmente su volontà di convivenza civile. Gigi Riva, come spesso accade sulle pagine de L’Espresso, considera invece il ‘muro’ come un elemento di aggressione e lo propone in antitesi rispetto al concetto di pace. In particolare descrive il muro come un atto di aggressione palese e descrive le operazioni di sicurezza come atti gratuiti nei confronti di civili inermi. Ma leggiamo un estratto delle parole di Gigi Riva Con una rassegnazione parente stretta dell'apatia, Israele ha cancellato dal suo vocabolario l'evanescente parola pace per sostituirla con una più pragmatica: separazione. La parola pace è definitivamente tramontata sul mare Mediterraneo, dietro una strada polverosa chiamata Philadelphi, nella città di Rafah, Striscia di Gaza, ai confini con l'Egitto. L'esercito distrugge case con gli inquilini dentro, uccide bambini, spara su una manifestazione pacifica proprio a pochi chilometri di distanza dal luogo dove alcuni suoi soldati sono stati mutilati, i brandelli di corpo esibiti come trofei. C'è un nesso evidente tra le due aberrazioni che, sommate, producono un fossato insuperabile, rendono il conflitto non più mediabile con gli strumenti della politica. E allora succede che anche la sinistra, quella sinistra che fino a quattro anni fa, fino al no pronunciato da Yasser Arafat a Camp David sulla faccia di Bill Clinton ed Ehud Barak, aveva creduto nel dialogo, guarda con sollievo alla nascita del Muro, gli riconosce dei benefici effetti, ne rivendica la primogenitura dell'idea e ne fa un programma. Le parole del giornalista sono cariche di rancore e in modo fin troppo chiaro tendono a evidenziare che le operazioni di sicurezza sarebbero in realtà una risposta, una vendetta, rispetto all’uccisione barbara di soldati israeliani. Quindi per Gigi Riva non è importante sapere che dalle abitazioni partono tunnel che sono utilizzati per il traffico di armi; che i ragazzini sono utilizzati per il traffico di armi; che gli stessi ragazzini costituiscono anche scudi umani da utilizzare per qualsiasi azione degli adulti; che la distruzione dei tunnel e delle armerie è una operazione che serve allo scopo di poter disporre il ritiro dell’esercito da quella zona. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione dell'Espresso. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.