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Il Foglio Rassegna Stampa
27.05.2004 E' mancato Maxime Rodinson
non ne sentiremo la mancanza

Testata: Il Foglio
Data: 27 maggio 2004
Pagina: 2
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Chi fu Rodinson»
E'mancato Maxime Rodinson. Se consideriamo quanto abbia contribuito con i suoi scritti alla demonizzazione di Israele, diciamo che non porteremo il lutto. Ne traccia una biografia intellettuale, in modo superlativo, Carlo Panella sul Foglio di oggi.
Raramente un intellettuale è riuscito là dove Maxime Rodinson ha trionfato:
definire i canoni della diffidenza, dell’incomprensione, del terribile equivoco tra Europa e Israele; codificare tutti gli stravolgimenti della realtà storica che hanno allontanato tanta parte del Vecchio continente dallo Stato degli ebrei. Lui, figlio di ebrei comunisti uccisi ad Auschwitz, lui ebreo anti sionista, lui comunista, lui grande orientalista, ha costruito lo schema che unifica contro Israele tante famiglie politiche europee: i gollisti, i comunisti, i democristiani e i gauchistes. Rodinson, morto a 89 anni a Marsiglia il 23 maggio, ha sostenuto, giustificato, costruito il "sistema" delle
ragioni del rifiuto arabo dell’esistenza di Israele, "paese coloniale". Qui è il danno che la sua opera ha provocato all’Europa, a Israele, agli stessi paesi arabi. Sul suo libro "Israele e il rifiuto arabo" del 1968, (scritto dopo la "guerra dei sei giorni" del 1967), si sono formate generazioni di intellettuali e politici europei che vi hanno trovato la più convincente giustificazione del più perfido lascito dell’Urss all’oggi: la piena dignità,
senza peccati, del nazionalismo arabo-palestinese e la sostanziale "colpa" dello Stato degli ebrei che calpesta i diritti degli arabi. Il tutto riassunto nella esplicita opzione a favore di uno Stato binazionale che "non possiamo non preferire allo Stato orgogliosamente vagheggiato da Herzl o Ben Gurion". Rodinson aveva vissuto e insegnato in Libano e in Siria tra il 1940 e il 1948,
era uscito dal Pcf nel 1958, e la forza delle sue idee sta tutta nell’adesione a uno schema interpretativo di impianto sovietista e marxista, ma non dottrinale, non dogmatico, persuasivo. Il suo "antimperialismo" non è dozzinale. Rodinson non evita i passaggi storici scabrosi, ma li mistifica, sì che Israele appare, sempre, solo oppressore e gli arabi, senza colpe, solo oppressi. Nessun arabo è mai riuscito a dare dignità al "rifiuto di Israele" come lui ha fatto. La prima, fondamentale mistificazione canonizzata da Rodinson
riguarda la genesi del "socialismo arabo". Sa – e lo scrive – che esso nasce dalle costole del nazifascismo, ma elabora una falsa verità: non è la prova dell’intima consonanza tra due ideologie totalitarie, ma è solo il portato di un’alleanza realpolitiker contro "nemici comuni" (Inghilterra e sionisti).
Rodinson occulta l’opzione ideologica di un blocco arabo-palestinese che si è
sempre schierato, in armi, con i blocchi totalitari (gli imperi centrali nel 1914, il nazismo nel 1940, l’Urss nella Guerra fredda), mentre i sionisti hanno sempre combattuto a fianco delle democrazie. Rodinson relativizza le profonde affinità ideologiche ("soluzione finale" inclusa) tra il nazismo e l’islam fondamentalista, impersonato dal 1920 al 1958, dalla leadership palestinese del
Gran Muftì. Rodinson comprende, giustifica, il rifiuto arabo della legalità internazionale, col rigetto, in armi, della risoluzione dell’Onu del 29 novembre 1947 da cui nasce Israele (ma non lo Stato palestinese, e solo per volontà degli arabi): "Bisogna cercare di capire le reazioni arabe e come esse si fondassero sulla natura delle cose. Per gli arabi accettare le decisioni dell’Onu, equivaleva a una capitolazione senza condizioni a un Diktat europeo, non diverso sostanzialmente, dalle capitolazioni imposte ai re africani o asiatici nel secolo XIX, mediante una cannoniera puntata sul loro palazzo".

Nazional socialismo e fondamentalismo
Per Rodinson è ininfluente che Israele nasca perché i sionisti hanno combattuto e vinto a fianco delle democrazie, mentre la dirigenza palestinese, con migliaia di militanti (e Nasser e il Baath), ha combattuto, e perso, a fianco dei nazisti. Tutto l’edificio concettuale si regge su queste sue colonne portanti: indulgenza verso una dottrina araba di ceppo "nazional socialista" (ma legittimata poi come "antimperialista" dall’Urss), intrecciata con una leadership palestinese fondamentalista; piena dignità alla negazione araba della stessa autorità dell’Onu. Rodinson descrive i fenomeni, e nel momento stesso in cui li enuclea, li legittima. Così giustifica Nasser: "Il pubblico occidentale, in larga parte ha visto nel nasserismo un’ideologia viziata e dannosa, un panarabismo nefasto e imperialista che evocava i brutti ricordi del pangermanesimo. Non capiva che la parola d’ordine dell’unità araba non poteva essere messa in disparte da nessun dirigente desideroso di acquisire un appoggio di massa; così pure la rivendicazione sulla Palestina". Insomma, Nasser
che volle e sempre volle distruggere Israele, era obbligato a farlo per "acquisire un appoggio di massa". Appunto.
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