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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.05.2004 Come la pensa il premio Nobel per la pace Elie Wiesel
e constatare che il terrorismo palestinese è vivo più che mai

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 maggio 2004
Pagina: 13
Autore: Elie Wiesel
Titolo: «Ma non dimentichiamo la minaccia dei terroristi»
Sul Corriere di oggi viene pubblicato un appello di Elie Wiesel a guardare il quadro completo della situazione mediorientale, per non farsi trascinare da facile propaganda, che porta a condannare sempre e soltanto Israele. Da notare come Wiesel mette in evidenza la manipolazione del linguaggio quando sottolnea l'uso della parola " militanti" al posto di "terroristi".
Altra violenza, altro dolore, altro sangue, altri funerali seguiti da altro odio: con sofferenza e angoscia seguo gli avvenimenti in quella che i nostri antenati hanno chiamato Terra Promessa: quando avrà fine? Ci sarà mai fine? Chi ha diritto di accusare — e di accusare chi? Israele è stata condannata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e criticata dal governo americano, e anche dall'opinione pubblica mondiale, per un uso eccessivo della forza a Gaza contro i terroristi palestinesi che, per strani motivi, i media preferiscono chiamare « militanti » .
Da un lato questa reazione si può capire.
Chi può essere così insensibile da non provare pietà per civili inermi le cui case vengono distrutte, che hanno perso i loro figli e fratelli in rappresaglie militari? Quando viene ucciso un bambino non si guarda la sua carta d'identità: si piange.
Ma ha dimenticato forse la gente il contesto, l'ambiente psicologico in cui si svolgono queste tragedie? Ci siamo dimenticati della minaccia costante che i terroristi rappresentano per la popolazione israeliana? Il Consiglio di Sicurezza ha forse condannato gli attentatori suicidi e i loro aiutanti che, a sangue freddo, hanno assassinato una madre al nono mese di gravidanza? Il Consiglio di Sicurezza ha versato una lacrima per le sue quattro figlie, uccise ciascuno con una pallottola alla testa? Qualcuno può immaginare che cosa hanno provato queste bambine mentre gli assassini le guardavano negli occhi? Qualcuno si rende conto che quando le mamme ebree mandano a scuola i loro figli in autobus non sanno mai se li vedranno ancora? Qualcuno sa spiegare com'è possibile che, in quest'atmosfera di massima crudeltà, il popolo israeliano non abbia ancora avuto un crollo nervoso collettivo? Di nuovo, provo tristezza per il lutto delle famiglie palestinesi innocenti. E siccome sono partecipe credo con tutto il cuore che la soluzione debba venire dai palestinesi stessi: che cessino il terrorismo, e in particolare l'insensato, assurdo terrorismo suicida, ed entrambi i popoli si gioveranno di una miracolosa ripresa che porterà alla pace, la risposta più nobile ai conflitti umani.
Lo so, arrivarci non è facile. Ma esiste un' impresa più degna che meriti maggior sforzo?

(Traduzione di Monica Levy)
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