Non ve ne diamo solo uno ma due Ugo Tramballi scatenato
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 21 maggio 2004 Pagina: 5 Autore: Ugo Tramballi Titolo: «In gabbia e senza leader»
Il Sole di oggi dedica ampio risalto all'operazione antiterrorismo palestinese intrapresa dall'esercito israeliano. Lo fa con un articolo di cronaca e con un breve editoriale di chi? Del solito Tramballi, of course.
L'articolo di cronaca ha il seguente titolo: "Gaza, la sfida di Israele all'Onu" E quale sarebbe questa presunta sfida? Solo perchè il consiglio di sicurezza ha emanato l'ennesima condanna faziosa e inutile contro Israele, Sharon dovrebbe interrompere le operazioni anti-terrore? Se dovessimo contare le risoluzioni dell'Onu contro Israele e quelle contro i massacri degli uomini bomba dei fascisti islamico-palestinesi, il risultato sarebbe desolante: il numero delle risoluzioni contro lo stato ebraico sarebbe a due cifre, quello contro i massacri sarebbe pari a zero.
Il pezzo di cronaca comunque, a parte qualche caduta di bassa propaganda, riporta i fatti. Leggiamo invece l'editoriale di Tramballi: Nessuno potrà aiutare i palestinesi se loro, per primi, non sanno darsi una guida forte e credibile, aveva detto Abdullah di Giordania alla World Economic Forum. Il re aveva invitato Arafat a "guardarsi allo specchio": il vecchio capo serve ancora alla causa palestinese?
Le riflessioni di Abdullah sono logiche. È evidente che, fuori dai simbolismi, Arafat faccia più male che bene al suo popolo; e che le fazioni in lotta, manovrate le une contro le altre forse da lui, facciano male.
Ma quale leadership palestinese diversa da Hamas può nascere all'ombra di un'occupazione militare che, per quanto l'altro ieri non volersse uccidere, usa le cannonate per "dissuadere" una manifestazione? Quale capo può convincere la sua gente a fermare un disperato suicidio collettivo, se la tribuna dalla quale dovrebbe parlare sono le macerie di centinaia di case o i cortei funebri quotidiani?
Sceglietevi un primo ministro, avevano detto gli americani un anno fa. I palestinesi hanno scelto Abu Mazen. Dal giorno del suo insediamento gli israeliani hanno incominciato a delegittimarlo, continuando le campagne di omicidi mirati, la distruzione di case e oliveti. Allora è stato scelto Abu Ala. E Sharon ha festeggiato la sua nomina incominciando a costruire il muro. Nessuno può essere capo se è impotente davanti alla sistematica umiliazione della sua gente.
È difficile non sospettare che dietro tutto questo non ci sia un disegno voluto: impedire il consolidamento di una leadership palestinese moderata, credibile e riconoscibile dagli interlocutori di un processo di pace; rafforzare invece il caos e Hamas che, al contrario, ha dai palestinesi l'idea che Sharon e i militari vogliono far passare: quella di un popolo di terroristi. Nessun israeliano ieri era soddisfatto quanto Arafat per la condanna di Marwan Barghouti, l'uomo che più di tutti potrebbe insidiare il lacustre potere del vecchio capo imprigionato nel suo ufficio di Ramallah.
Distratti dal no del Likud al ritiro da Gaza, tendiamo a dimenticare il piano di Sharon riguardo alla striscia: una gabbia fatta di reticolati verso Israele, di un fossato profondo 20 metri verso l'Egitto, di navi militari che ne controllano il lato sul mare. Una gabbia dentro cui oltre un milione di palestinesi, se vuole, a quel punto può anche proclamare il suo bantustan indipendente. Avete capito? Alla fine di chi è la colpa? Di Arafat? No. Di Hamas? Nemmeno. Ma è di Sharon, certo.
Sharon che si permette di fare il lavoro che avrebbe dovuto essere fatto dall'Anp se non fosse corpo unico col terrorismo; Sharon che si permette di costruire barriere per impedire agli uomini bomba palestinesi di falciare vite in Israele; Sharon che tenta, riuscendoci, di sgominare bande criminali che, servendosi di abitazioni civili, si dedicano al contrabbando di armi da un paese, come l'Egitto, che resta immobile di fronte a tutto questo.
Tutto ciò per Tramballi non va bene.
Non va bene nemmeno che venga condannato uno dei leader con le mani più lorde di sangue ebraico come Barghouti, anzi, secondo Tramballi dovrebbe prendere la leadership e magari essere ricevuto alla Casa Bianca da Bush.
Finchè si ragionerà in questo modo, finchè il terrorismo avrà sempre delle giustificazioni, gli uomini bomba continueranno a proliferare, purtroppo.
Non diverso è quello uscito ieri, a pag.6: il quotidiano di Confindustria dà ampio spazio alla vicenda del campo profughi di Rafah, pubblicando due articoli, uno sostanzialmente di cronaca e un editoriale del solito Tramballi da Amman, evidentemente tornato (uguale a prima), dal suo viaggio in India. L'articolo di cronaca ha un titolo che ci sembra fuorviante Gaza, spari sulla folla: è strage. L'esercito d'Israele tira cannonate contro una manifestazione di protesta: 10 morti e 60 feriti Un titolo del genere prefigurerebbe una volontà dell'esercito israeliano di colpire i civili indiscriminatamente, e non, come è avvenuto, in seguito ad un incidente oggetto di indagine, pur in un contesto di alta tensione e pericolosità. Più cura quindi, da parte di chi sceglie i titoli, non guasterebbe.
L'articolo di Tramballi invece, intitolato: "Ce ne andremo entro l'anno" riferito a quanto affermato dal vice premier Olmert, riguardante il ritiro da Gaza, contiene le solite accuse banali e qualunquistiche a Sharon, a Bush (entrato a far parte del libro nero di Tramballi), con una importante omissione: il motivo per il quale Israele si trova costretto a compiere operazioni antiterrosimo di così vasta portata, il contesto. Visto che non lo dice, colpevolmente Tramballi, lo diciamo noi. Quando Israele si ritirerà da Gaza, dovrà farlo non prima di aver distrutto le infrastrutture che appoggiano le operazioni degli uomini bomba palestinesi. Queste infrastrutture, comprendono anche i famigerati tunnel sotterranei che permettono il contrabbando anche di armi, tra Gaza e l'Egitto. Tunnel che hanno i terminali all'interno delle case di civili, ecco perchè la necessità di abbatterle, e dai quali, in futuro, se non venissero neutralizzati, potrebbero permettere l'ingresso a Gaza, di armi ben più pesanti di quelle ora usate dal terrorismo palestinese. Inoltre Israele, non vuole dare l'impressione di una fuga da Gaza (come purtroppo avvenne con il Libano, nel 2000), bensì di un ritiro solo dopo aver neutralizzato ogni possibile pericolo, cercando di avere sempre la situazione sotto controllo, anche in futuro. Tutto questo avrebbero dovuto farlo l'Anp di Arafat e l'Egitto; ma, visto che loro non lo fanno, allora ci pensa Sharon. Tramballi avrebbe dovuto spiegare questo, al posto di infarcire il suo pezzo con la solita propaganda stucchevole. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de Il Sole 24 Ore. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.