sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
19.05.2004 Opinioni che stravolgono i fatti
e l'ideologia prende la mano

Testata: Il Manifesto
Data: 19 maggio 2004
Pagina: 5
Autore: M.M.
Titolo: ««Crimini di guerra» israeliani a Gaza»
M.M. scrive:
Indifferente alle critiche, peraltro molto contenute ed educate, della cosiddetta comunità internazionale,


la stessa comunità che ha taciuto quando gli ebrei nordafricani venivano massacrati e cacciati dai regimi arabi. Non sembra proprio filo-israeliana, questa "comunità internazionale"


Israele sta commettendo un altro abominio nella stricia di Gaza,
è opportuno notare che M.M. non ha mai utilizzato il termine "abominio" per definire il recente squartamento dei soldati israeliani
da cui secondo il piano Sharon e con l'appoggio degli Stati uniti e dell'Europa, dovrebbe ritirarsi «unilateralmente» in un indefinito futuro. Per vendicare i 13 soldati (soldati d'occupazione a tutti gli effetti),
in quanto "soldati di occupazione" meritavano di venire squartati?
l'esercito israeliano ha scatenato una rappresaglia che ha tutta l'aria di una punizione collettiva contro la popolazione di Rafah, la città più meridionale della striscia di Gaza, al confine con l'Egitto.
Per M.M. questa operazione ha "tutta l'aria di una punizione collettiva". L’esercito israeliano, invece, sul confine con l’Egitto, cioè dalle parti in cui sarebbe stata scatenata questa "rappresaglia", ha trovato dei tunnel che servivano a introdurre armi.


L'operazione, denominata «Arcobaleno», è cominciata venerdì scorso, ma è stato dall'alba di ieri che ha toccato il suo apice (e non è neanche sicuro che sia l'apice dal momento che, ha detto il capo di stato maggioreYaalon, durerà «per tutto il tempo necessario»). Almeno 20 palestinesi sono stati uccisi nei raid terrestri e aerei. Quasi un record di palestinesi ammazzati in un solo giorno, dopo i 23 uccisi nel maggio 2002 in un'operazione nel vicino campo profughi di Kham Yunis.
Prendiamo atto con soddisfazione che da questa contabilità è stata espunta la retorica sull'"olocausto di Jenin". Quando il manifesto si degnerà di dedicare spazio anche ai più di 600 civili israeliani vittime del terrorismo palestinese, contro cui Arafat non fa nulla?


Il generale Yaalon ha garantito che «almeno 9» erano «noti militanti», e quindi marcati.


Significa che erano terroristi armati.


Dal che si evince che gli altri erano dei civili. Fra loro due ragazzini, di 13 e 16 anni, fratello e sorella, colpiti mentre erano sul tetto dalla loro abitazione a stendere i panni. La camera morturaria dell'ospedale di Gaza, ieri, era così affollata di cadaveri che 5 corpi hanno dovuto essere depositati nel freezer di un vicino mercato di frutta e verdura. Con i soldati imperversavano anche i bulldozer che hanno abbattuto decine di case. Solo ieri, l'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i profughi, ha preparato 1500 tende per accogliere la popolazione civile rimasta senza casa o che da venerdì, nell'imminenza dell'attacco, è in fuga. La giustificazione ufficiale della rappresaglia, che ha visto la maggior concentrazione di forze nei 37 anni di occupazione, è quella di isolare Refah dal resto della striscia di Gaza per scovare e distruggere i tunnell scavati dai palestinesi per far passare le armi dall'Egitto e poi trasferite alla resistenza nel resto dei territori occupati.
M.M. non ci spiega che questi tunnel sono stati scoperti e mostrati alle telecamere del mondo intero. Li hanno costruiti i soliti ebrei che dominano nel mondo dei media oppure Arafat non sapeva nemmeno che ci fossero?


L'epicentro dell'attacco è stato il campo di Tel Sultan, alle porte della città, 90 mila abitanti, indicato come una roccaforte della resistenza militante.


Resistenza è una bella parola, ma alquanto fuori posto: questi "militanti" combattono seguendo la strada aperta dal Muftì di Gerusalemme, che era un alleato di Hitler.


Le reazioni. Scontate, e inascoltate, quelle palestinesi e quelle arabe. Arafat, dalla sua prigione di Ramallah, ha parlato di un «grande massacro» invocando un intervento internazionale

curiosa prigione, da cui Arafat ha la possibilità di rivolgersi al mondo intero


per fermare «l'escalation militare e gli orrendi crimini di Israele». La Lega araba, dal Cairo, ha diffuso una dichiarazione in cui definisce le rappresaglie contro «la popolazione palestinese disarmata»

disarmata? Adesso sì, perché i tunnel sono stati chiusi.



e l'incessante demolizione di case a Refah «crimini di guerra diretti alla pulizia etnica e alle punizioni collettive». Anche Amnesty international parla delle demolizioni «punitive» in un rapporto pubblicato ieri in cui rivela che Israele ha distrutto più di 3000 case palestinesi dopo lo scoppio della seconda intifada e accusando lo stato ebraico di «crimini di guerra e gravi violazioni della convenzione di Ginevra». Anche il deputato della sinistra israeliana (Meretz) Yossi Sarid parla di «crimini di guerra». Ma non per la l'Alta corte di giustizia di Israele che continua imperterrita a respingere i ricorsi (l'ultimo ieri) presentati dai palestinesi contro la demolizione delle case. I 25 dell'Unione europea, lunedì, avevano chiesto a Israele di «cessare immediatamente» la demolizione delle case e ieri il superministro Solana ha «condannato molto fortemente quel che sta accadendo a Gaza». Parole al vento. Palestinesi e arabi premevano a New York perché ieri notte si riunisse d'urgenza il Consiglio di sicurezza per votare una risoluzione di condanna di Israele. Ma l'ambasciatore israeliano Gillerman ostentava tranquillità perché c'è «una possibilità molto forte» che gli Usa la vetino (come sempre).
Bush non intende certo giocarsi il voto ebraico in vista delle elezioni di novembre.
Gli ebrei in USA sono una minoranza, storicamente democratica, per di più massicciamente presenti su fronti opposti ai repubblicani (sull’aborto, per esempio). Sono davvero in pochi quelli che voteranno per Bush; ma M.M. ha bisogno di vedere realizzate le sue fantasie su una lobby ebraica perversa, potente e "cattiva"., per poterla incolpare delle sventure che capitano ai "buoni"
Ieri intervenendo a Washington a un meeting dell'Aipac, la poderosa lobby ebraica,

L’AIPAC (American-Israel Public Affairs Committee), il gruppo di pressione filo-israeliano è in realtà composto anche da non-ebrei, ma M.M. non ritiene che i suoi lettori ne debbano essere informati;
ha detto che lo scoppio di violenza a Gaza è «preoccupante» ma anche lui è tranquillo perché il governo israeliano, interpellato, gli ha garantito che l'operazione è solo diretta contro il contrabbando d'armi e non alla scientifica distruzione di case. Per la gioia dei 5000 partecipanti, ha ribadito che «Israele ha tutto il diritto di difendersi dal terrorismo», che i legami Usa-Israele «non si romperanno mai» e che farà le debite pressioni sugli infidi europei perché combattano i sintomi di antisemitismo che allignano fra loro: «La demonizzazione di Israele e la più estrema retorica anti-sionista possono essere solo pallide coperture dell'anti-semitismo». Standing ovations e promesse di voto.
Chissà perché MM diventa così livido, quando si parla di lotta all’antisemitismo.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione del Manifesto. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT