Arafat scatenato e altre manipolazioni ma non per Michele Giorgio
Testata: Il Mattino Data: 17 maggio 2004 Pagina: 5 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Sharon spedisce le ruspe: mille senzatetto»
Il Mattino ha speso giorni e giorni quando si trattava di riportare le "minacciose" dichiarazioni di Sharon nei confronti di Arafat. Nessun rilievo invece sull'incitamento al terrorismo che ieri Arafat ha rivolto ai palestinesi. Nessun articolo,nemmeno un commento, nessun titolo: nell'occhiello viene riportata la frase "terrorizzate il nemico", ma abilmente viene spacciata come una risposta di Arafat alla demolizione di edifici da parte israeliana; nell'articolo poche vergognose righe tentano di sviare in tutti i modi l'accaduto, danno alle parole di Arafat un senso alto, eroico, nobile (un povero uomo di pace oppresso che lotta contro un nemico spietato per il bene del suo popolo). E che dire del resoconto che fa Michele Giorgio dei fatti del 1948? E della demolizione della case palestinesi con il solo scopo di "allargare" un corridoio? Niente da riferire nè sui tunnel per il contrabbando di armi, nè sull'utilizzo degli edifici per portare azioni di guerriglia contro Israele. Nell'articolo si menziona poi l'UNRWA, ma nemmeno una parola sulle denunce israeliane per l'impiego di ambulanze dell'UNRWA da parte dei terroristi palestinesi, per "trasportare" i resti dei corpi di soldati israeliani. Ecco il pezzo, uscito ieri domenica 16 maggio 2004:
Gerusalemme. Macerie e distruzione. Per il secondo giorno consecutivo, le ruspe dell’esercito israeliano sono tornate in azione a Gaza ed hanno demolito quasi un centinaio di case. Più di mille palestinesi, uomini, donne e bambini, si sono ritrovati ieri mattina buttati per strada, senza più un tetto, dopo la distruzione delle loro abitazioni a Rafah, nella striscia di Gaza. L’operazione di distruzione è stata denunciata dall'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per l'aiuto ai rifugiati palestinesi. «Quando siamo arrivati stamane nel campo di Rafah, abbiamo trovato 88 edifici abbattuti, dove vivevano 206 famiglie per un totale di 1064 persone», ha dichiarato il portavoce dell'Unrwa, Paul McCann. Secondo la radio pubblica israeliana, l'esercito ha ricevuto luce verde dal primo ministro Ariel Sharon per distruggere le centinaia di residenze a Rafah e nel suo campo profughi, allo scopo di «allargare» il corridoio che separa la striscia di Gaza dal confine egiziano. I metodi del governo israeliano sono stati condannati dall’Unione Europea e dallo stesso segretario dell’Onu, Kofi Annan. Ma la cosa non è piaciuta al governo israeliano, che ha risposto con irritazione. Il ministro degli Esteri israeliano Silvan Shalom ha lanciato un duro attacco alla presidenza irlandese dell'Ue, accusata di «ipocrisia e insensibilità» per aver chiesto a Israele di cessare subito la demolizione di case a Rafah. Ma ieri israeliani e palestinesi sono scesi in piazza da entrambe le parti, seppure per motivi profondamente diversi. I primi per sollecitare il ritiro di Israele dalla striscia di Gaza (ne riferiamo diffusamente in questa stessa pagina, n.d.r.); i secondi per ricordare la «nakba», la «catastrofe», cioè la cacciata dei palestinesi dalle loro terre nel 1948. In Cisgiordania e nella striscia di Gaza, la «nakba» è stata ricordata dai palestinesi con sfilate, discorsi e sventolando bandiere con sopra scritti i nomi dei villaggi arabi che sono stati distrutti o che hanno cambiato nome in Israele. Il leader palestinese Yasser Arafat, in un discorso radiotelevisivo, ha esortato il suo popolo a resistere contro l'occupazione. «La nostra nazione è paziente ma decisa», ha detto. Il leader palestinese ha terminato il suo discorso con una citazione tratta dal Corano: «Cercate con tutte le vostre forze di terrorizzare il nemico vostro e il nemico di Dio». Questa frase del Corano è comunque seguita da queste parole: «Se vorranno la pace, allora concedetegliela». E Arafat ha affermato che i palestinesi restano aperti a una pace con Israele, dicendosi pronto a raggiungere una pace giusta basata sulle risoluzioni internazionali e a «stendere la mano» agli israeliani. E ad Amman, in Giordania, il premier palestinese Abu Ala ha ieri sera avuto un incontro con il segretario di Stato Usa, Colin Powell. Abu Ala ha proposto di trattare per arrivare subito ad una tregua con Israele. Da parte sua Powell ha sostenuto che gli Usa continuano ad appoggiare la creazione di uno Stato palestinese ed ha indicato il ritorno alla «road map» (il percorso di pace ormai abbandonato da mesi) come base per la riapertura di negoziati. mi.gio.
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