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La Stampa Rassegna Stampa
14.05.2004 Torture e decapitazioni. Gli orrori non sono tutti uguali
parole forti e chiare di Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 14 maggio 2004
Pagina: 30
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Gli orrori non sono tutti uguali»
Un breve editoriale che sarebbe dovuto essere stampato in prima pagina e non a pag.30 sulla Stampa di oggi. Fiamma Nirenstein, con la consueta chiarezza, alla quale si unisce l'orrore per le tragiche immagini della decapitazione del giovane ebreo americano Nick Berg, chiama "equivoco malato" l'equiparazione fra diversi gradi di violenza.
E’ un equivoco malato quello dell’equivalenza delle responsabilità, quello degli «orrori della guerra», del «ciclo della violenza». Gli orrori della guerra certo esistono, ma c’è una bella differenza fra gli smembramenti e la loro teorizzazione esaltata insistita ripetuta ormai in ogni angolo del mondo islamico, predicata a centinaia di milioni di persone (a disdoro, si capisce di quell’Islam che può essere ben altra cosa); e d’altra parte invece gli orrori, la vergogna della perversione di un gruppo di soldati (quanti idioti? quanti cattivi? una, due dozzine? forse un centinaio?) che verranno adesso processati, che sono diventati l’oggetto della contrizione dell’intero Occidente. Sì, c’è il sospetto che si sia saliti alti nella catena di comando. Se fosse vero, si saprà, e questo porterà certo a durissime conclusioni.
Ma, il linciaggio di Ramallah nel 2000 è stato, questo sì, certamente esaltato nelle scuole e sui giornali fino a rappresentazioni di scolare delle elementari con le mani intinte nel sangue; le piazze arabe spesso cantano e ballano quando si uccidono gli ebrei e gli americani e anche gli spagnoli; gli Hezbollah tengono sul confine israeliano un’enorme foto in cui la testa spiccata di un israeliano è brandita a mo’ di monito da una mano. La mano dell’Hezbollah, sostenuto dalla Siria e dall’Iran. Le moschee incitano troppe spesso a uccidere crociati ed ebrei.
E’ vero, c’è un dato in comune fra le torture di Abu Ghraib, la decapitazione di Nick Berg, l’esposizione della testa di un soldato israeliano sul tavolo della conferenza stampa tenuto dalla Jihad islamica. Si tratta del cuore di tenebra della natura umana, quando i demoni sguinzagliati si impossessano di un qualche potere. Ma c’è potere e potere. Dov’è finito dunque il coraggio di tener duro sulla differenza fra l’esaltazione politica di massa del buio e della ragione, il suo uso strategico in una guerra di conquiste e di odio, e la capacità invece di provare vergogna, di emendarsi? Per difendere questa differenza, se non combatteremo, saremo battuti. La cultura ebraico-cristiana con la sua immensa produzione di pensiero ha creato nei secoli la democrazia e la civiltà dei diritti umani; ha cercato di affrontare con le leggi e con il senso morale gli orrori della natura e della storia. Nell’Islam estremo e nei regimi che se ne servono, ciò non è accaduto: si esalta programmaticamente l’eliminazione della civiltà «dei crociati e degli ebrei», si esaltano i terroristi. Tremila anni fa il Re Saul e i suoi tre figli furono uccisi; Saul decapitato fu impalato sulle mura di Beith Shean e le genti di Yavesh e di Gilead si gettarono in battaglia per recuperarne il corpo. Intero. Ce la fecero perché credevano nella divinità delle sembianze umane.

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