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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.05.2004 Tsahal: un codice etico per la sopravvivenza
contro il terrorismo palestinese

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 maggio 2004
Pagina: 11
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Civili, omicidi mirati, check-point. Così Tsahal studia un codice etico»
Complimenti a Davide Frattini per la sensibilità con la quale sa cogliere aspetti profondi della vita israeliana. Questo articolo è un esempio.
« Quello che stiamo combattendo è un nuovo tipo di guerra. Asimmetrica, a bassa intensità. Non è lo scontro tra eserciti disciplinato dalla Convenzione di Ginevra. Nella lotta al terrorismo, i nostri soldati si muovono in aree popolate, tra le vie delle città, in mezzo ai civili. Dobbiamo formulare nuove regole che li guidino nelle operazioni » .
Asa Kasher insegna Filosofia etica all’università di Tel Aviv.
Ed è l’uomo senza uniforme, il professore che siede tra i generali e i colonnelli di Tsahal nel comitato guidato da Amos Yadlin, comandante dei collegi militari. Insieme hanno lavorato per due anni al documento che vuole ridefinire l’etica dell’esercito israeliano, perché « dal settembre 2000 — come hanno scritto Yadlin e Kasher nella rivista Sicurezza Nazionale — siamo impegnati a fronteggiare il terrorismo palestinese e sono state mosse diverse critiche contro le eliminazioni mirate e i raid che hanno causato vittime civili » .
Che uso fare della forza dopo attacchi come quello di ieri e martedì a Gaza? Quando e se compiere un’eliminazione mirata? Come attuare un coprifuoco che danneggia anche la popolazione? Quali regole seguire ai check- point? Il comitato ha provato a rispondere a queste domande, elencando e descrivendo situazioni reali che ogni giorno i soldati affrontano nei territori. « I principi morali — spiega Kasher — devono sempre informare le nostre azioni. Lo Stato d’Israele come democrazia ha il dovere di garantire la sicurezza dei suoi cittadini, ma deve rispettare la dignità di tutti gli essere umani, anche se sono ostili. E’ un dilemma tragico: colpire per eliminare il pericolo, facendo qualunque sforzo per risparmiare quei palestinesi non coinvolti nel terrorismo » .
Il codice di condotta, presentato allo Stato maggiore, ha aperto un dibattito in Israele. Arik Diamant, che guida l’associazione dei refusnik , ha accusato — sul quotidiano liberal Haaretz — Kasher e Yadlin di non aver considerato la realtà sul campo e di essersi « dimenticati » che molte operazioni militari nei territori vengono svolte non per combattere il terrorismo, ma per proteggere gli insediamenti. Reuven Pedhazur, docente di Scienze Politiche all’università di Tel Aviv, ha attaccato ( sempre su Haaretz ): « Quel documento demolisce i valori su cui si devono basare la società e l’esercito, per la prima volta si tenta di legittimare azioni contro innocenti » .
Ma Asa Kasher non crede — come invece sostengono molti commentatori — che oltre tre anni di intifada e di azioni nei territori abbiano corrotto la moralità dei soldati: « Io sostengo la responsabilità delle persone e l’educazione. I giovani devono crescere nell’esercito: imparare a usare la forza solo quando è militarmente necessaria, capire che la missione non è umiliare i palestinesi. Allo stesso tempo, la gente deve comprendere la complessità delle situazioni che questi ragazzi si trovano a gestire » .
Fa l’esempio delle ambulanze fermate ai check- point: « Le leggi internazionali indicano di lasciarle correre verso l’ospedale senza controlli. Ma otto anni fa un gruppo terroristico ha utilizzato un’ambulanza per compiere un attentato. Che cosa dobbiamo fare? Non possiamo più farle passare, anche questi veicoli vanno ispezionati, rispettando delle regole: abbiamo calcolato che ci vogliono 15- 20 minuti, se si impiega più tempo può diventare un abuso » . Gli americani hanno capito che i dilemmi etici affrontati dallo Stato ebraico sono gli stessi che la guerra al terrorismo ha imposto agli Stati Uniti dopo l’ 11 settembre e dopo l’invasione dell’Iraq. E hanno visto negli israeliani gli « antenati che hanno percorso la stessa strada prima di noi » , come ha scritto Gerald F.
Seib sul Wall Street J ournal :
« L’occupazione dei Territori li spinge a chiedersi: abbiamo migliorato la nostra sicurezza ma perduto un pezzo della nostra anima? Essere una potenza occupante costringe una nazione o i suoi soldati a compiere atti che considererebbe in altri casi inaccettabili o ripugnanti? » .
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.






























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