Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Vergogna a Amnesty, severa con le democrazie sempre pronta a chiudere gli occhi con le dittature
Testata: Famiglia Cristiana Data: 13 maggio 2004 Pagina: 39 Autore: Marco Bertotto Titolo: «Sui diritti civili l'America esce sconfitta»
Quando non punta i riflettori su Israele, Famiglia Cristiana non si lascia sfuggire l'occasione per screditare l'America e lo fa pubblicando sul numero del 16 maggio a pagina 29 un articolo di Marco Bertotto, Presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, dal titolo "Sui diritti civili l'America esce sconfitta".
L'articolo analizza "lo scandalo dei feroci maltrattamenti ai prigionieri iracheni" sotto un profilo chiaramente antiamericano; uno scandalo che ha giustamente suscitato la riprovazione dell'opinione pubblica internazionale ma non deve farci dimenticare che solo ed esclusivamente nelle democrazie, come l'America, esistono gli strumenti per portare alla luce comportamenti riprovevoli, riconoscere i propri errori e punire duramente gli autori di tali comportamenti.
Commentiamo alcuni brani dell'articolo. Durante il regime di Saddam Hussein, la prigione di Abu Ghraib era ben nota per la crudeltà delle torture che vi erano praticate e le condizioni disumane alle quali erano sottoposti i detenuti che ospitava.
Torture e crudeltà inflitte da un regime sanguinario che tanti "bravi pacifisti", avversando l'intervento americano diretto ad abbattere quel regime, avrebbero voluto mantenere al suo posto. Non dimentichiamo che è stato grazie all'America che Saddam Hussein, un feroce dittatore, è stato messo in condizione di non nuocere più alla sua popolazione e ha consentito al mondo occidentale di venire a conoscenza delle sue atrocità. Su Abu Ghraib sono ora di nuovo puntati i riflettori, dopo che le immagini dei maltrattamenti hanno fatto il giro del mondo come solo nelle democrazie è possibile e mostrato, per l'ennesima volta, le intollerabili contraddizioni che si celano dietro una guerra che la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha dominato sul piano militare e dalla quale è invece uscita tragicamente sconfitta nella battaglia dei valori, della civiltà giuridica, dei principi irrinunciabili.
Non è uscita sconfitta perchè in ogni democrazia uno dei "principi irrinunciabili" è il rispetto del vita umana, l'ordinamento giuridico ne garantisce la tutela e chi si è reso colpevole di atrocità non può sottrarsi ad un regolare processo ed alla conseguente punizione (diversamente da quanto accade nei paesi arabi ). Prima della pubblicità offerta a questa incresciosa vicenda da un'emittente televisiva americana, nessuna delle denunce era stata adeguatamente investigata. Solo ora, con un ritardo che rimane inaccettabile, la Casa Bianca ha iniziato ad ammettere che le informazioni sulle violazioni dei diritti umani erano state mantenute segrete dai comandi militari e con ogni probabilità addirittura sottovalutate dalle autorità politiche. Eppure il 26 giugno 2003 in occasione della Giornata internazionale per le vittime della tortura, Bush aveva dichiarato che "gli Stati Uniti sono impegnati nell'abolizione mondiale della tortura e guidano questa battaglia con il buon esempio". La realtà sembra piuttosto diversa (...) Eppure dinanzi ad una "realtà" sconvolgente Bush ha duramente condannato i soldati che si sono resi responsabili di simili atti confermando in questo modo che nelle democrazie non esite la "perfezione", la "purezza assoluta" degli ideali; ma la trasparenza è una garanzia ed una certezza per tutti. Da ultimo però non possiamo fare a meno di chiederci chi condannerà gli assassini che in questi giorni hanno dato al mondo intero (compresi gli zelanti pacifisti) un'immagine molto più veritiera di qualsiasi discorso di ciò che si cela dietro la cosiddetta "civiltà islamica"? Chi metterà sotto processo colui che ha brandito un coltello e ha barbaramente decapitato un giovane di 26 anni, la cui unica colpa consisteva nella sua nazionalità? Quello che possiamo augurarci è che nessuno dimentichi l'immagine atroce ma drammaticamente reale che il quotidiano "Il Foglio" ha pubblicato questa mattina in prima pagina: la testa mozzata di quel giovane che il suo barbaro assassino solleva in un gesto di trionfo e di odio! Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Famiglia Cristiana. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.