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La Stampa Rassegna Stampa
06.05.2004 Israele al cinema
e vince il primo premio

Testata: La Stampa
Data: 06 maggio 2004
Pagina: 31
Autore: Sergio Trombetta
Titolo: «Eytan Fox: «Vi spiego Israele con storie gay»»
Si può conoscere un paese anche attraverso il suo cinema. Da qualche anno stanno ottenendo fuori da Israele un notevole successo i film di Eytan Fox. All'ultimo Festival Gay di Torino è stato premiato con il primo premio "camminare sulle acque", di imminente programmazione nelle sale italiane. La Stampa lo ha intervistato.
Ecco il pezzo:

L’anno scorso ha vinto il premio del pubblico al Festival del cinema omosessuale di Torino con «Yossi and Jagger», ambientato in una base militare al confine tra il Libano e Israele, dove Yossi, ufficiale di carriera, e Jagger, caporale di leva, si amano, progettano un futuro comune, pur non osando rivelare la loro omosessualità.
Quest’anno Eytan Fox, regista israeliano di quasi 40 anni, ha di nuovo vinto il premio del pubblico alla diciannovesima edizione del Festival, chiusosi sabato scorso, con «Walk on Water». E c’è da scommettere che anche questo film avrà il successo e susciterà le polemiche del primo. E non solo in Israele. In Italia sarà distribuito in autunno dalla Teodora.
È la storia dell’amicizia fra Eyal, agente del Mossad, figlio di sopravvissuti all’Olocausto, e Axel, il nipote omosessuale di un nazista tedesco persecutore di ebrei e ricercato dall’intelligence israeliana per i crimini compiuti durante la guerra. Sarà l’umanità del giovane tedesco, la cui sorella Pia si è trasferita in un kibbutz per reazione contro la famiglia conservatrice, a imprimere profondi cambiamenti nella personalità dello scontroso e chiuso israeliano.
Premiato dal pubblico, ma non dalla giuria, per due anni di seguito. Contento?
«Faccio film per comunicare con la gente. È questo lo scopo, non il premio. È vero, c’è il sospetto che le giurie non mi scelgano perché non è politically correct sostenere un film israeliano. Così l’anno scorso non han voluto appoggiare la storia d’amore fra due soldati che sparano ai palestinesi. Molti di questi ragazzi ammazzano palestinesi ma non lo vorrebbero fare. Molti giovani non vorrebbero essere al fronte e tanti amici miei sono finiti in galera per non andare a uccidere palestinesi. La realtà non è mai bianca o nera. Io rappresento un altro Israele, non quello ufficiale».
Nei titoli di coda si legge che «Walk on Water» è dedicato alla memoria di Vera Kaminker.
«Era mia madre. Kaminker era il suo nome da ragazza. È stata una donna molto impegnata nella lotta per i diritti civili nel consiglio comunale di Gerusalemme. Mi ha educato a credere nell'uguaglianza dei diritti, nella pace, nel compromesso».
Ayel, il protagonista di «Walk on Water», è un killer e cacciatore di nazisti.
«Per tutta la vita ho cercato di capire questi uomini che, nel bene o nel male, governano Israele, sono militari, lavorano per i servizi segreti. Il comandante che avevo nell'esercito, il mio insegnante di ginnastica a scuola. Gente che ha costruito Israele, traumatizzata dall'olocausto. Ma il mondo è cambiato, Israele è diventato un Paese forte, sostenuto dagli Stati Uniti. Dobbiamo essere adulti e fratelli, e stringerci le mani con i palestinesi».
Ha mai pensato a fare un film che analizzi direttamente i rapporti fra israeliani e palestinesi?
«È il mio prossimo progetto. Racconterà una storia d’amore fra un israeliano e un palestinese. Il titolo provvisorio è "Romeo e Julio". Spero di riuscire a portarlo al festival di Cannes fra un anno».
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