Più spazio alle opinioni di altri quotidiani ma sulle differenze di contenuto Internazionale non perde il vizio
Testata: Internazionale Data: 30 aprile 2004 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Varie da Israele - 23/04/04»
A pag.5 è pubblicato un editoriale del direttore Giovanni De Mauro, dal titolo "Alcuni casi": Giovedì 15 aprile il Corriere della Sera ha pubblicato a pagina 13 questa breve notizia: "Il fotoreporter italiano Raffaele Ciriello, ucciso a Ramallah il 13 marzo 2002, fu ferito mortalmente 'da colpi d’arma da fuoco sparati da un carro armato israeliano'. È la conclusione, rimasta a lungo segreta, dell’indagine condotta dalle forze armate israeliane, secondo le quali, 'dato che il luogo dove è avvenuto l’incidente era stato dichiarato zona di guerra, non è possibile imputare alcun illecito ai militari coinvolti'. L’esito dell’indagine svolta dalle autorità israeliane e trasmesso a quelle italiane è stato comunicato dal ministro degli esteri Franco Frattini al presidente della commissione esteri della camera Gustavo Selva. Gli israeliani, scrive Frattini, hanno così 'ritenuto chiusa la vicenda'". In questi anni il governo italiano non ha esercitato particolari pressioni su Israele affinché fossero puniti i responsabili dell’uccisione di un italiano che faceva il suo lavoro. Gli italiani ammazzati diventano eroi solo in alcuni casi. Quando il Sig. De Mauro è a corto di idee, allora sceglie di tuffarsi nella demagogia spicciola. L'evidente, seppur sottinteso, paragone tra il tragico incidente nel quale perse la vita il fotoreporter italiano Ciriello e la barbara esecuzione ad opera dei fascisti islamici irakeni di Fabrizio Quattrocchi, si commenta da solo. Dobbiamo sottolineare la differenza tra un incidente, nel caso del fotoreporter, e un'esecuzione per mano terrorista, nel caso irakeno, Sig. De Mauro? Evidentemente, dobbiamo. Israele uccide Abdelaziz al Rantisi a Gaza
Il 17 aprile a Gaza un elicottero israeliano ha colpito con due missili l'auto su cui viaggiava Abdelaziz al Rantisi, il leader di Hamas nei Territori occupati. L'uomo è stato subito trasportato in ospedale, dove è arrivato già morto. Nel raid mirato israeliano hanno perso la vita due guardie del corpo di Rantisi e suo figlio Mohamed di 27 anni. La moglie sarebbe rimasta ferita, ma di lei non si hanno più notizie. Ai funerali del leader di Hamas, che si sono svolti il 18 aprile, hanno partecipato più di duecentomila palestinesi: molti erano armati o vestiti da kamikaze e gridavano vendetta. Rantisi aveva preso il posto dello sceicco Ahmed Yassin, fondatore dell'organizzazione, ucciso il 22 marzo in un altro raid mirato. Unanime la condanna internazionale contro la politica delle esecuzioni extragiudiziarie: solo Washington ha ribadito il diritto di Israele a difendersi con ogni mezzo dal terrorismo palestinese, sostenendo però che non era stata avvertita dell'operazione.
Il ministro israeliano delle relazioni con il parlamento, Gideon Ezra, ha annunciato che la sorte di Khaled Meshaal, capo politico di Hamas dal 1996, rifugiato a Damasco, in Siria, sarà identica a quella di Rantisi. L'uomo è già stato vittima di un tentativo di omicidio compiuto dal Mossad ad Amman, in Giordania. Meshaal e i dirigenti di Hamas nei Territori hanno già indicato il nuovo leader del movimento, il cui nome è tenuto segreto.
Cronaca Incursione a Beit Lahya Otto palestinesi sono stati uccisi dall'esercito israeliano durante un'incursione a Beit Lahya, nel nord della Striscia di Gaza. Sarebbe bene spiegare che queste operazioni sono effettuate per snidare e possibilmente catturare terroristi responsabili di crimini contro Israele, o, aspiranti uomini bomba.
Vanunu libero
Mordechai Vanunu, il tecnico israeliano condannato nel 1986 per aver ceduto al giornale britannico Sunday Times foto e informazioni sulla capacità nucleare dello stato di Israele, è stato liberato. L'uomo ha scontato 18 anni di reclusione nel carcere di Shikma, ad Ashkelon. Aveva divulgato un rapporto dettagliato sulla centrale nucleare di Dimona, dove lavorava, prima di fuggire dal paese ed essere poi ritrovato e sequestrato dal Mossad a Roma, nel 1986. In una conferenza stampa improvvisata all'uscita dal carcere, Vanunu ha dichiarato di essere "fiero e contento" per aver rivelato i segreti atomici di Israele negli anni ottanta. L'uomo ha definito "crudeli e barbare" le condizioni della sua detenzione a Shikma. In carcere Vanunu si è convertito al cristianesimo e ha voluto cambiare nome in John Crossman. Dubitiamo fortemente che una persona resista 18 anni in condizioni "crudeli e barbare". Le condizioni delle carceri israeliane, non sono, nè più, nè meno, quelle delle prigioni di altri paesi democratici.
A pag. 13 è pubblicato un editoriale tratto da Ha'aretz che critica l'eliminazione fisica del nuovo capo di Hamas, Rantisi.
Ampio spazio della rivista è dedicato all'incontro tenuto a Washington, il 14 aprile, tra Sharon e Bush. A pag. 56 è pubblicato un articolo tratto dallo Yediot Aharonot, il quotidiano più diffuso in Israele, che riportiamo in basso. A pag. 57 è pubblicato un altro articolo tratto da Ha'aretz, che parla di un aiuto personale vicendevole tra Sharon e Bush: l'uno per il referendum sul piano di disimpegno da Gaza, l'altro per le imminenti elezioni americane. In un piccolo riquadro l'opinione di Al Quds al Arabi, quotidiano palestinese, secondo il quale Bush sarebbe il responsabile della presunta violenza israeliana.
A pag. 59 è pubblicato un riassunto di un articolo, tratto dal The Jerusalem Report, che descrive l'incarico di Baruch Spiegel, ufficiale della riserva israeliana, che ha il compito di recepire le esigenze dei palestinesi interessati dalla costruzione della barriera di sicurezza.
Apprezziamo lo sforze di Internazionale nel pubblicare, finalmente, più opinioni; ci permettiamo però di suggerire, oltre allo Yediot, anche il Ma'ariv ed il Jerusalem Post, che hanno una linea editoriale opposta a quella di Ha'aretz.
Ma ecco il pezzo dello Yediot: Il primo ministro israeliano Sharon ha incassato il 14 aprile una vittoria personale: Bush ha accordato la sua benedizione al piano di disimpegno della striscia di Gaza. Il presidente statunitense ha definito il ritiro voluto da Sharon"una decisione storica", il che è vero anche per la maggioranza degli israeliani. Ma quanto al reale significato politico della visita del premier israeliano alla Casa Bianca, il successo sembra molto meno eclatante. Il Bush della primavera 2004 è solo l'ombra di quello di un anno prima, e questo riduce seriamente la portata delle sue promesse per l'avvenire. Da un punto di vista superficiale Sharon ha ottenuto tutto quel che voleva. Ma a ben vedere, questo "tutto" è solo un leggero ammorbidimento della posizione tradizionale degli Stati Uniti.
Nei "parametri di Clinton" del dicembre 2000 era già scritto che i profughi palestinesi "non eserciteranno il diritto alla ritorno in Israele" e che lo "Stato palestinese sarà il luogo dove convergeranno i profughi desiderosi di tornare nella regione". Bush ha solo aggiunto un tocco personale alle dichiarazioni di Clinton, e quindi l'importanza accordata al suo discorso rivela soltanto la cattiva padronanza della lingua inglese di molti israeliani. "Sembra chiaro che una soluzione accettata, logica, giusta, realistica del problema dei profughi palestinesi", ha scritto Bush a Sharon, "va trovata nel quadro di un accordo permanente che passa per la creazione di uno Stato palestinese e la sistemazione dei profughi sul suo territorio, anziché in Israele".
Sulla questione delle frontiere, la lettera di Bush precisa: "alla luce delle nuove realtà sul terreno, compresa l'esistenza di grandi centri abitati israeliani, è irrealistico pensare che il risultato dei negoziati in Israelo-palestinesi sullo statuto definitivo possa consistere in un ritiro israeliano completo e assoluto secondo le linee del cessate il fuoco del 1949". È davvero irrealistico. Ma il suo predecessore aveva già riconosciuto a Israele il diritto di ammettere fino al 6% della Cisgiordania, previo scambio di territori, e mantenere sotto la propria sovranità i quartieri ebraici di Gerusalemme est, annessa nel 1967. Va anche sottolineato che la lettera di Bush contiene il sostegno esplicito alla costituzione di uno Stato palestinese "autosufficiente, continuo territorialmente, sovrano, indipendente democratico".
Alcuni paragonano le parole di Bush alla dichiarazione Balfour. E’ un paragone sbagliato. Oggi Israele non è nella situazione del movimento sionista del 1917. 84 anni fa il popolo ebraico non aveva uno Stato e la sua diaspora dipendeva dal benvolere delle grandi potenze, che poteva aiutarlo a realizzare le sue aspirazioni nazionali. In ottant'anni la situazione è completamente cambiata. Tuttavia i cittadini ebrei e i loro dirigenti sembrano aver conservato l'abitudine dei tempi della diaspora di correre dal paritz, il nobile polacco, per chiederne la benedizione. Un'altra importante differenza è che Bush non ha alcun mandato imperiale su Israele la Palestina e quindi non può dividerne il territorio. In altre parole, gli Stati Uniti possono solo formulare proposte e sperare che siano accettate.
Senza dubbio Sharon e la sua squadra hanno dato prova di straordinario talento diplomatico. All'inizio il piano di disimpegno era stato accolto con molte riserve dalla Casa Bianca. Qualche mese dopo il presidente americano non si accontenta più di appoggiarlo, ma è anche pronto a offrire un sostegno verbale a Israele. Sharon ha avviato un processo diplomatico significativo, e ora ne raccoglie i benefici a livello di immagine. Tutto qui. I palestinesi, come al solito, non sono riusciti a proporre altro che il proseguimento del terrorismo. E ne pagheranno le conseguenze. Invitiamo i nostri lettori di Informazione Corretta a scrivere il loro parere alla direzione di Internazionale. Cliccando sul link sottostante si aprirà un'e-mail già pronta per essere compilata e spedita.