Approfondimenti sui flussi finanziari dei soldi di Yasser Arafat ecco cosa è venuto fuori
Testata: Il Foglio Data: 28 aprile 2004 Pagina: 4 Autore: Sabrina Cohen - Sergio Rovasio Titolo: «Senza freni e regole - Il buco nero»
Con due interventi pubblicati nell'inserto, il Foglio cerca di districarsi nella complicata trama finanziaria che vede come protagonista Yasser Arafat e la sua corrotta Anp. Da un lato vi sono le donazioni da parte dei paesi arabi, ridotte drasticamente da questi ultimi per paura di essere additati -vedi Saddam Hussein e i suoi 25000 dollari a kamikaze- come Stati che finanziano il terrorismo. Dall'altro lato l'inchiesta del Parlamento europeo ha cercato di far luce sulla destinazione dei fondi elargiti a pioggia dall'Unione Europea. I risultati non sono ancora noti, ma questi articoli aiutano a fare chiarezza.
"Soldi di Arafat - Senza freni e regole" di Sabrina Cohen. Tawfiq al Ghussein è figlio di Jaweed, l’ex ministro delle Finanze palestinese scampato a un duplice tentativo di sequestro messo a punto dagli uomini di Yasser Arafat. Potrebbe essere destinato alla guida del futuro Stato palestinese. Da oltre due anni, da Londra, al Ghussein junior sta tessendo rapporti internazionali con banchieri, imprenditori, scrittori e politici sia dei paesi arabi moderati sia di quelli occidentali, in vista di un rientro, possibile solo nell’era post Arafat. "Abbiamo messo a punto una bozza di Costituzione – spiega al Foglio – e continuiamo a confrontarci anche con la dirigenza dell’Autorità a Gaza per terminare la stesura in tempi rapidi". La situazione nei Territori e a Gaza è in continuo deterioramento anche per la mancanza di finanziamenti provenienti dall’estero. Dall’11 settembre, spiega il figlio di quello che per oltre 40 anni è stato l’amministratore di Arafat, i paesi che da sempre erano vicini ai palestinesi hanno ridotto i finanziamenti. "I timori di poter essere etichettati come finanziatori del terrorismo dagli Stati Uniti – prosegue – ha spinto molti governi arabi a non effettuare più donazioni". O almeno non alla luce del sole. "Hamas e le altre organizzazioni palestinesi continuano a godere di una rete capillare di finanziamento costituita da simpatizzanti che, tramite donazioni minime, contribuiscono a mantenere in funzione le strutture pubbliche". Per Ghussein, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar hanno ridotto in maniera drastica i finanziamenti. Mancano soprattutto i soldi che provenivano dall’Iraq di Saddam Hussein. La dimostrazione delle difficoltà di Hamas è evidente: gli attacchi suicidi ai danni di civili israeliani sono ormai compiuti da ragazzini minorenni disposti a farsi saltare in aria per meno di 15 euro. Tra gli adulti circolava la leggenda di compensi per le famiglie di chi decidesse di immolarsi. "Ora che i soldi non ci sono più e che i vertici sono stati annientati, Hamas deve riorganizzarsi", sottolinea Ghussein che ricorda come si stiano dimenticando anche le altre cosiddette organizzazioni umanitarie palestinesi. "Quello che non è cambiato – prosegue – è la passione che il popolo palestinese ha per la propria causa". Jaweed, padre di Tawfiq, è il custode dei segreti finanziari di Arafat, il cui potere ancora forte, nonostante l’insediamento di persone di valore come Salam Fayaad, ministro delle Finanze, che per primo è riuscito a pubblicare i bilanci delle attività palestinesi. "Arafat paga gli stipendi a mano – dice Tawfiq – e non ha svelato i segreti del suo impero a nessuno. Abbiamo saputo che ha trasferito tra i 700 e gli 800 milioni di dollari su conti correnti in Svizzera e Germania, in favore della moglie Suha. Del resto, del tesoro accumulato negli ultimi decenni non abbiamo più traccia". Segue l'intervento di Sergio Rovasio sui fondi dell'Unione Europea all'Anp: "Soldi (europei) di Arafat - Il buco nero" Dove sono finiti i soldi dell’Ue che servivano ai palestinesi per lo sviluppo e la crescita democratica dell’area? Quanto sono vere le affermazioni secondo le quali parte di questo denaro è andato a finanziare gruppi terroristici palestinesi?". Queste domande che i radicali al Parlamento europeo, insieme ad altri 170 deputati, di tutti i gruppi politici, posero, nel febbraio 2003, nella richiesta di istituzione di una Commissione d’inchiesta sui fondi donati dall’Ue all’Anp. La richiesta fu respinta, così come quella fatta alla fine del 2003 da parlamentari palestinesi del Blocco democratico in seno al Consiglio palestinese, che denunciavano la corruzione dell’Anp, così come conferma da Damasco lo stesso Khaled Meshaal, capo di Hamas, con punti di vista diversi. L’Europa optò per un gruppo lavoro, che ha concluso la sua attività due settimane fa. I membri si sono divisi su due documenti finali: uno di maggioranza‚ firmato da 7 dei 13 membri; uno di minoranza, firmato dagli altri 6, con il deputato europeo radicale Gianfranco Dell’Alba. Nella relazione di minoranza si sottolinea l’esistenza di prove, su finanziamenti Ue dirottati a gruppi terroristici palestinesi da parte dell’Anp, rappresentate da documenti sequestrati dalle forze israeliane nel 2002, e poi comparsi su Internet. Sono poi ancora in corso indagini delle autorità belghe e tedesche. Il documento di minoranza spiega che il conto dove vengono versati i soldi europei, 10 milioni di euro mensili, presso l’Arab Bank di Gaza, è gestito dal ministero delle Finanze palestinese; vengono escluse forme speculative sui tassi di cambio o di conti paralleli in quanto il conto è supervisionato dal Fmi. Per ammissione del Fmi, l’esercizio di controllo sull’utilizzo finale dei fondi non viene fatto. Nel 2002 il budget destinato al gabinetto Arafat è stato di 103 milioni di dollari, nel 2003 è stato ridotto a 73, nel 2004 a 41. La riduzione del budget, a detta delle autorità palestinesi, è dovuta a una distribuzione più razionale dei fondi ai ministeri competenti. Secondo i palestinesi, dal budget di Arafat sono stati dati aiuti a singoli individui bisognosi, invece dai documenti sequestrati dagli israeliani risulta che i soldi erano destinati a individui implicati in attività terroristiche (2,5 milioni di dollari). C’è poi la vicenda della ritenuta automatica prelevata dagli stipendi dei dipendenti della sicurezza palestinese da destinare ad al Fatah, altra forma di finanziamento indiretto, con i soldi dell’Ue, alle Brigate al Aqsa. Secondo i palestinesi, i versamenti sono prelevati ai soli membri dell’organizzazione. L’Olaf ha avviato un’indagine e ha chiarito che "considera prove solo quelle che verrebbero considerate tali da un tribunale" e non i documenti delle autorità israeliane, che però dimostrano in modo inequivocabile la responsabilità dell’Anp. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.