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Il Foglio Rassegna Stampa
21.04.2004 Eliminazioni mirate: lo legga il prof.Bonanate
ne trarrà beneficio

Testata: Il Foglio
Data: 21 aprile 2004
Pagina: 4
Autore: Maurizio Stefanini
Titolo: «Diritto e castigo»
Sul Foglio di ieri, 20 aprile 2004, Maurizio Stefanini analizza la questione della legalità degli omicidi mirati alla luce delle convenzioni di Ginevra. La conclusione, per certi versi sorprendente e che male fa ai benpensanti alla Bonanate (vedere Informazione Corretta di ieri, a voce Repubblica), non sembra univoca e lascia aperti altri interrogativi. Ecco il pezzo, da leggere con estrema attenzione, soprattutto da parte del prof.Bonanate, che così avrà maggiori argomenti di conoscenza.
Sono conformi alla legge internazionale le uccisioni mirate con cui Israele sta sterminando la dirigenza di Hamas? Recita la Convenzione di Ginevra del 1949 all’articolo 3: "Le persone che non partecipano direttamente alle ostilità, compresi i membri delle forze armate che abbiano deposto le armi e le persone messe fuori combattimento da malattia, ferita, detenzione o qualsiasi altra causa, saranno trattate, in ogni circostanza, con umanità, senza alcuna distinzione di carattere sfavorevole che si riferisca alla razza, al colore, alla religione o alla credenza, al sesso, alla nascita o al censo, o fondata su qualsiasi altro criterio analogo. A questo scopo, sono e rimangono vietate, in ogni tempo e luogo, nei confronti delle persone sopra indicate: a. le violenze contro la vita e l’integrità corporale, specialmente l’assassinio in tutte le sue forme, le mutilazioni, i trattamenti crudeli, le torture e i supplizi". Yassin e Rantisi, indubbiamente, nel momento in cui sono stati colpiti non avevano armi, e Yassin soffriva anche di vari impedimenti fisici. Ma è possibile giudicare "fuori combattimento" gli strateghi di un’offensiva terrorista che colpisce gli israeliani senza discriminare tra civili e militari? L’articolo 13 della stessa Convenzione stabilisce in effetti che il campo di applicazione si riferisce "ai feriti e ai malati" non solo "membri
delle forze armate di una Parte belligerante, come pure i membri delle milizie e dei corpi di volontari che fanno parte di queste forze armate" ma anche "i membri delle altre milizie e degli altri corpi di volontari, compresi quelli dei
movimenti di resistenza organizzati, appartenenti a una Parte belligerante e che operano fuori o all’interno del loro proprio territorio, anche se questo territorio è occupato". Ma "sempreché queste milizie o questi corpi di volontari, compresi detti movimenti di resistenza organizzati, adempiano le seguenti condizioni: a. abbiano alla loro testa una persona responsabile dei propri subordinati; b. rechino un segno distintivo fisso e riconoscibile a distanza; c. portino apertamente le armi; d. si uniformino, nelle loro operazioni, alle leggi e agli usi della guerra". E anche alla popolazione di un territorio non occupato che, all’avvicinarsi del nemico, prenda spontaneamente le armi per combattere le truppe d’invasione senza aver avuto il tempo di organizzarsi come forze armate regolari" è posta la condizione che "porti apertamente le armi e rispetti le leggi e gli usi della guerra". Prima della Convenzione del 1949 vigevano i Regolamenti dell’Aia del 1907, che all’articolo 23b vietavano a loro volta l’"assassinio". Ma colpire un comandante nemico mentre si sta spostando è assassinio azione di guerra? Una chiara "uccisione mirata" fu quella con cui nel 1943 i servizi segreti Usa individuarono l’aereo dove stava viaggiando l’ammiraglio Yamamoto, regista dell’attacco a Pearl Harbor, e lo abbatterono, sulle Isole Salomone. Il pilota stesso che compì l’atto era poco convinto, sul fatto che nessuno lo processò si può ben commentare che dopo il 1945 la giustizia la fecero i vincitori. Ma la stessa identica cosa era avvenuta il 5 giugno 1916, quando era stato invece un sottomarino tedesco ad affondare l’incrociatore Hampshire per uccidere il ministro della Guerra britannico, Lord Kitchner. Gli Alleati cercarono di perseguire come crimine di guerra dopo il 1918 le azioni sottomarine in genere, ma non l’intenzione di uccidere un comandante avversario in particolare.

La "perfidia" di simulare lo status di civili
Dopo il 1949, sulla questione è tornato il Protocollo aggiuntivo del 1977, approvato dall’Onu nello stesso periodo di maggioranze terzomondiste in cui il sionismo era stato definito "una forma di razzismo". L’articolo 1 prevede, infatti, espressamente che le Convenzioni "comprendono i conflitti armati nei quali i popoli lottano contro la dominazione coloniale e l’occupazione straniera e contro i regimi razzisti", ma non chi abbia preso le armi contro un regime a partito unico. Ma non è per questa ragione che né Stati Uniti e né Israele l’hanno ratificata, bensì per quel disposto dell’articolo 44 secondo cui "per facilitare la protezione della popolazione civile contro gli effetti delle ostilità, i combattenti sono obbligati a distinguersi dalla popolazione civile quando prendono parte a un attacco o ad una operazione militare preparatoria di un attacco. Tuttavia, dato che vi sono situazioni nei conflitti armati in cui, a causa della natura delle ostilità, un combattente armato non può distinguersi dalla popolazione civile, egli conserverà lo statuto di combattente a condizione che, in tali situazioni, porti le armi apertamente: a. durante ogni fatto d’armi; e b. durante il tempo in cui è esposto alla vista dell’avversario, mentre prende parte a uno spiegamento militare che precede l’inizio di un attacco al quale deve partecipare". Cioè, mentre un soldato regolare è sempre obiettivo" se non è ferito o non alza le mani, al guerrigliero basterebbe togliersi ogni contrassegno durante il tempo libero per diventare intoccabile. Anche il Protocollo del 1977 vieta comunque la "perfidia", comprendendovi il simulare di avere lo statuto di civile o di non combattente". Ed è pure considerato infrazione grave" il "fare oggetto di attacco la popolazione civile o le persone civili". Cioè, i kamikaze sono fuori legge, sotto tutti i punti di vista. Ma va detto che neanche Hamas ha ratificato questo documento.
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