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Europa Rassegna Stampa
20.04.2004 Un titolo che più falso non si può
Blair dovrebbe querelare Rutelli

Testata: Europa
Data: 20 aprile 2004
Pagina: 4
Autore: Filippo Cicognani
Titolo: «Sharon è come Hamas, dice Blair»
Su Europa di oggi il mai corretto Filippo Cicognani firma un articolo dal titolo "Sharon è come Hamas, dice Blair" dove, con l'aiuto delle dichiarazioni del premier britannico, che peraltro solo Europa riporta, sostiene la tesi che l'omicidio di Rantisi sia equiparabile a uno dei tanti attentati che lo stesso ha organizzato.

Il più duro è il primo ministro britannico. Tony Blair ha condannato con forza l’uccisione di Abdel Aziz Rantisi, leader del movimento di resistenza islamico Hamas, compiuta dagli israeliani con un attacco missilistico mirato.


Pensavamo che l'accostamento tra terrorismo e resistenza in campo giornalistico fosse stato abbandonato, non è così per l'Igormanzelliano Cicognani, che fa subito capire il tono del suo articolo.

«Condanniamo l'omicidio selettivo del leader di Hamas, Abdel-Aziz Rantisi, nello stesso modo in cui condanniamo tutte le azioni di terrorismo perpetrate da Hamas», ha detto il premier laburista in un intervento ai Comuni, ponendo suillo stesso piano la pratica degli assassini mirati e il terroismo di Hamas.

Dalle dichiarazioni di Blair non ne esce un'interpretazione così univoca, potrebbero anche significare che condanna l'omicidio di Rantisi perchè a suo avviso non conforme al diritto internazionale, però non si dimentica di condannare quello che Rantisi rappresenta: un'organizzazione terrororistica responsabile degli attentati più cruenti.
Non sorprende che sia il leader britannico il più severo nei confronti di Sharon. Se ha sostenuto, partecipandovi attivamente, l’impresa irachena, era perché la considerava strettamente legata al tragitto della road map. E’ del tutto evidente che la pratica degli omicidi mirati non solo rimette in discussione qualsiasi tentativo di far procedere la road map, ma rovescia il linkage positivo che immaginava Blair. Basti dire che uno dei gruppi armati, che in Iraq tengono in mano gli ostaggi, ha preso proprio il nome dal "martire, eroe Yassin, lo sceicco di Hamas assassinato con la stessa modalità un mese.
La pratica degli assassini mirati, al contrario di quanto sostiene Cicognani, aiuta la road map poichè consente di arrivare ad uno dei presupposti per la sua attuazione: la fine del terrorismo. Se poi Arafat non è in grado e non vuole interrompere il terrorismo, Israele ha il diritto di comportarsi di conseguenza.


Peraltro il premier britannico ha dovuto anche spiegare ai suoi parlamentari l’imbarazzante assenso dato dal presidente americano George W. Bush al piano di disimpegno parziale israeliano dai territori occupati, affermando che l’iniziativa unilaterale del premier Ariel Sharon non deve pregiudicare le questioni fondamentali del processo di pace, come i confini del futuro Stato di Palestina.
La reazione inglese, come quella di gran parte della comunità internazionale – con l’eccezione di Bush e del suo sfi- dante democratico John Kerry – è tanto più severa, in quanto questa volta Israele non aveva motivi immediati per emettere la sentenza: la minacciata e temuta risposta di Hamas, che ha sempre reagito in tempi stretti, non c’era stata. C’era insomma il tempo di vedere l’evolvere della situazione.
Insomma,secondo Cicognani, Israele avrebbe dovuto aspettare la risposta di Hamas (un attentato) prima di procedere nella sua campagna. Uno strano concetto di fair play quello che traspare dal quotidiano della Margherita.
Invece, mentre in Iraq è in atto una corsa contro il tempo per salvare la vita degli ostaggi, non solo italiani, in mano di gruppi armati difficilmente decifrabili, mentre ferve l’attività diplomatica per scongiurare che si saldino estremisti e moderati nella spirale anti-occidentale, Sharon ancora una volta ha lanciato gli elicotteri da combattimento.
Questo Sharon è dunque un irresponsabile, meglio fare magari come Zapatero, ritirarsi per salvare capre e cavoli, invece di combattere il terrorismo dove esso si sta rafforzando.


Non solo, Sharon e altri componenti del suo governo hanno detto chiaro e tondo che la mattanza continuerà, nel mirino ci sono Yasser Arafat e Khaled Mechaal, capo dell’ufficio politico di Hamas a Damasco, l’uomo che tiene i contatti con l’Hezbollah, il cosiddetto "partito di Dio"sostenuto dall’Iran.

La mattanza che Israele in tutti modi cerca di evitare, anche con gli omicidi mirati, che è quella che ogni autobus esploso provoca. Ma questo Cicognani preferisce ignorarlo.



Mechaal, che si sposta in continuazione tra Siria, Libano e Golfo potrebbe essere il nuovo leader di Hamas, come pure è candidato alla leaderchip il medico Mahmud A-Zahar, ma sarà difficile che il nome venga ufficializzato per motivi di sicurezza, anche se è improbabile che i servizi israeliani non lo vengano a sapere un attimo dopo la nomina.

Dunque, le minacce non si fermano.
Ieri era il giorno della celebrazione dell’Olocausto, dedicato agli ebrei uccisi nei campi di sterminio nazisti, un giorno di lutto. «Non permetteremo agli assassini di oggi e a quelli di domani di colpire il nostro popolo, chi oserà farlo sarà colpito »: così Ariel Sharon allo Yad Vashem – il museo dell’Olocausto –mentre il presidente Koshe Katzav ammoniva che in Europa si sta risvegliando l’antisemitismo.
Ed è dall’Europa che vengono le voci di condanna più ferme: prima dalla presidenza di turno irlandese, poi dal presidente della Commissione europea Romano Prodi che ha definito l’assassinio di Rantisi «un atto illegale e irresponsabile».
Da queste parole si evince che Sharon usa come arma di ricatto morale il ricordo della Shoah, come giustificazione di ogni suo atto, e che invece gli illuminati europei, rappresentati dall'integerrimo Romano Prodi, ben distinguono le critiche ad Israele dall'antisemitismo che cresce in Europa. Complimenti.

Poi Blair. Secca la risposta israeliana: «In Europa non si ricordano che Rantisi era a capo di un gruppo incluso dalla Ue nella lista delle organizzazioni terroristiche».
Sul fronte arabo, come sempre si cerca disperatamente di creare quel fronte comune, che ad ogni tentativo sembra sempre più lontano. Ieri sera si è riunito d’urgenza il consiglio di sicurezza dell’Onu, il 22 e il 23 maggio vertice della Lega Araba a Tunisi, dove una decina di giorni fa era stato cancellato 36 ore prima dell’inizio dei lavori.
Meno male che ci pensano l'Onu e la lega araba, i deus ex machina che i politici, che non hanno idee sul da farsi, invocano ad ogni piè sospinto.

Se questa è la linea ufficiale del quotidiano della Margherita invitiamo i nostri lettori a ricordarsene alle prossime elezioni.

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