"Non lasceremo un solo ebreo in Palestina", firmato Rantisi ma va là, bamba !
Testata: La Stampa Data: 18 aprile 2004 Pagina: 3 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «»
Sulla eliminazione del terrorista Abdel Aziz Rantisi riportiamo l'analisi di Fiamma Nirenstein sulla Stampa di oggi. Stamattina la radio del Sole24 Ore ha riportato la notizia in modo corretto nel servizio da Gerusalemme del corrispondente Segio Minerbi nel gr delle ore 7. Peccato che poi sia seguita una analisi di Ugo Tramballi. La radio del quotidiano della Confindustria sembrava un bollettino di Hamas. Invitiamo i nostri lettori e telefonare a scrivere al Sole 24 Ore per protestare energicamente contro i servizi di Tramballi, degni del Manifesto, di Liberazione o di Linea (versante fascista) e non del quotidiano degli industriali italiani. Ecco l'analisi di Fiamma Nirenstein. Tramballi se la legga e impari come si fa giornalismo in modo accurato ed equilibrato. Il suo programma: «Non lasceremo un solo ebreo in Palestina». Disse: «Morirò comunque, di cancro o per un Apache. Meglio un Apache»
GERUSALEMME PUO’ darsi che adesso Hamas sia finita veramente; può darsi che invece l’eliminazione di Rantisi galvanizzi intorno a Hamas la rabbia popolare e tutte le varie organizzazioni interessate a colpire Israele con attentati, come gli Hezbollah e la Jihad Islamica. Può darsi che questo spinga Al Fatah a cercare di governare Gaza una volta che sia stata lasciata dagli israliani; può darsi che al contrario che voglia adesso dare un segnale di unità nazionale porgendo una mano a Hamas. In queste ore i palestinesi tacciono sconcertati. A Gaza, dove tutti i muezzin subito dopo l’uccisione di Rantisi hanno cominciato a chiamare i fedeli, in queste ore c’è grande scompiglio nelle file dell’organizzazione integralista e le strade si vanno riempiendo di manifestanti. In Israele le reazioni sono concordi. Shimon Pers ha detto: «Era un terrorista, ed è stato chiamato a pagare il suo conto». L’eliminazione di Rantisi va vista nel contesto politico drammatico di questi giorni ma anche in quello della lunga serie di eliminazioni degli ultimi mesi. Il contesto attuale: proprio stamani Ariel Sharon presenta il suo progetto di ritiro al Consiglio dei ministri, dopo aver ricevuto l’approvazione di George Bush. Fra i suoi ministri quelli di destra l’hanno sempre accusato di voler fuggire da Gaza e da parte della Cisgiordania, di lasciar credere a una resa totale di fronte agli attentati che invita ad altri attentati. L’eliminazione del capo di Hamas dovrebbe convincere che il contesto dello sgombero futuro è quello di una migliore linea di difesa. C’è poi una ragione immediata: essa consiste nell’opportunità fornita dall’esercito che seguiva i movimenti di Rantisi. Già due giorni fa (si è saputo ieri sera) era stato dato il via all’operazione contro il capo di Hamas che poi è stata cancellata all’ultimo momento perché egli era circondato da bambini e civili. Ieri, secondo quanto riportato dai Servizi, per la prima volta Rantisi si è trovato relativamente isolato rispetto alla popolazione civile. Il contesto generale è quello di una politica di deterrenza inboccata con decisione da Sharon per effettuare il ritiro da Gaza in condizioni che non dessero a Hamas l’impressione della vittoria, e soprattutto per diminuire il numero degli attentati. Questa operazione di deterrenza aveva già eliminato oltre a Yassin altri leader di Hamas. Infine, le trattative che Rantisi stava intrattendo con Mohammed Dahlan, l’uomo forte di Al Fatah a Gaza, promettevano a Hamas un ruolo centrale nella prossima gestione autonoma di Gaza, e questo suscitava (e suscita) grande preoccupazione circa la trasformazione della Striscia in una grande base di attività antisraeliane. Ma la ragione principale della decisione va cercata nella alta pericolosità attribuita alla personalità di Abdel Aziz Rantisi, ritenuto il più duro fra tutti i capi dell’organizzazione che ha inflitto tante perdite a Israele. Quella Subaru su cui il nuovo capo di Hamas a Gaza viaggiava quando è stato raggiunto dai missili lanciati dall’elicottere Apache non era la sua macchina: in genere, Rantisi viaggiava su una grossa jeep color argento, che dopo l’eliminazione dello sceicco Yassin era un segno di sfida. Rantisi, che aveva 57 anni ed era nato a Yubna, vicino a Giaffa, viveva a Gaza dall’età di un anno. Trentasei ore dopo la morte dello sceicco si era dichiarato capo di Hamas, ed era stato il primo a giurare una vendetta mai vista. Aveva in questi giorni due principali attività: cercare di mettere a segno un grosso attentato dopo l’uccisione di Yassin; trattare con Al Fatah in modo da ottenere più vantaggi possibili per Hamas dopo che gli israeliani, secondo il programma di Sharon, se ne saranno andati. L’uomo, di professione pediatra, non era un religioso come il suo predecessore a Gaza, ma un politico e un terrorista con le sue radici nella Fratellanza Musulmana in Egitto, dove aveva trascorso la sua vita da studente. La sua fama era stata guadagnata sul campo, per la durezza delle sue posizioni, per la chiarezza delle sue dichiarazioni a favore del terrorismo, e anche per essere scampato quasi miracolosamente a un precedente tentativo di elininazione. Allora, il 10 giugno del 2003, dal letto d’ospedale, ferito, aveva diochiarato: «In nome di Dio, non lasceremo un solo ebreo in Palestina, combatteremo con tutta la nostra forza: questa è la nostra terra e non è degli ebrei». Subito dopo l’uccisione di Yassin aveva giurato (non per la prima volta) di uccidere Sharon; di lui diceva: «Un terrorista, un nazista. Con l’aiuto di Dio Hamas colpirà tutta Israele e ucciderà sia Sharon sia il suo amico Peres». Si era guadagnato una fama particolare per avere stilato nell’87 la Carta di Hamas che stabiliva la sparizione d’Israele; benchè più volte l’organizzazione avesse parlato di eventuali elezioni dopo la morte di Yassin, Rantisi si era rapidamente autonominato capo, ma qui aveva trovato un deciso intralcio nell’opposizione di Khaled Mashal, il capo di Hamas con sede a Damasco. Mashal, che tiene i cordoni di molte borse fra cui i finanziamenti internazionali, aveva costretto Rantisi a precisare la sua posizione: responsabile solo per Gaza, sotto la giurisdizione internazionale di Mashal. Il cugino di Rantisi, Ribhi, aveva dichiarato: «Adesso che è un capo diventerà più moderato». Ma questo non è successo: Rantisi era non solo antisraeliano, ma aveva giurato la morte a tutti gli ebrei; ogni giorno dopo l’eliminazione di Yassin ci sono stati grosso modo una sessantina di avvertimenti dell’intelligence al giorno, un grande uso delle donne come terroriste, una era stata fermata due giorni fa con 25 chili di tritolo; aveva consentito l’uso dei bambini, fra cui quello ormai famoso che tutte le televisioni del mondo hanno filmato al check-point di Gaza due settimane fa. Di fronte alla prospettiva della morte aveva risposto in inglese alle telecamere: «Morirò comunque, di cancro o a causa di un elicottero Apache. Preferisco un Apache». Da Gaza nella notte Hamas ha dichiarato che la risposta certo ci sarà, ma ha aggiunto di avere bisogno di tempo per «compiere alcune operazioni di organizzazione sul terreno».
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