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Il Manifesto Rassegna Stampa
15.04.2004 La politica criminosa di Sharon e il feroce guerrigliero Bush
e il piano unilaterale che non piace per niente al quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 15 aprile 2004
Pagina: 6
Autore: un giornalista
Titolo: «Un bando di concorso per kamikaze»
Da Il Manifesto di oggi, 15 Aprile 2004 leggiamo un articolo firmato M.M.:
Il più efficace bando di concorso per kamikaze e dinamitardi vari l'hanno lanciato ieri a Washington i due più feroci guerrieri della «lotta contro il terrorismo». Nella conferenza stampa congiunta di Washington con il premier Ariel Sharon, il presidente americano George Bush è andato oltre ogni aspettativa degli stessi israeliani. Il ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza (neanche tutta) e «un'azione storica e coraggiosa»;
Come altro si può definire un ritiro unilaterale di fronte a un nemico che si pone l’obiettivo di cancellarti?
Israele ha il diritto, viste le le nuove «realtà demografiche sul terreno» (ovvero l'insediamento totalmente illegale di colonie nei territori palestinesi occupati militarmente), di tenersi la maggior parte degli insediamenti ebraici in Cisgiordania anche quando si dovesse arrivare, in un indefinito futuro, a un accordo di pace definitivo;
Di quale illegalità sta parlando il giornalista? Per millenni gli ebrei hanno vissuto in Cigiordania, a parte una breve parentesi tra 1948 e 1967, in cui agli ebrei venne proibito di insediarvisi da un decreto del governo giordano. All’epoca nessuno si sognava di proclamare in Cisgiordania uno Stato palestinese – si vede che quella dei giordani non era oppressione ( non sarà per caso dovuto al fatto che non erano ebrei ?). Questo decreto era contrario al sistema mandatario sulla Palestina che anche la Giordania si era impegnata a rispettare.
i palestinesi, al contrario, devono rinunciare per sempre al loro diritto al ritorno per i profughi cacciati dagli israeliani dopo il `48 e devono rassegnarsi ad accoglierli in un eventuale (molto eventuale) Stato di Palestina;
Se lo Stato di Palestina passerà dall’eventualità alla realtà dipende dai leader palestinesi; che i profughi abbiano diritto o meno di insediarvisi è un’altra eventualità che deve essere valutata dagli stessi leader. Certo, per chi sogna di cancellare lo Stato di Israele questo realtà è amara da accettare. Ma chi sogna di cancellare lo Stato di Israele, vuole la pace?
Israele ha il diritto pieno alla «autodifesa contro il terrorismo», per cui anche al Muro (dell'apartheid e della vergogna) a patto che «la barriera», come la chiamano, sia «di sicurezza» e non «politica», e sia «temporanea piuttosto che permanente», non pregiudicando quindi né la famosa «roadmap» né quelli che saranno «i confini definitivi» fra i due Stati.
Soluzione del tutto sensata, checché ne dica M.M. - già nei fatti la barriera viene rimossa e risistemata, come risultato di trattative con i villaggi palestinesi.
Per la prima volta dalla nascita dello Stato di Israele, gli Stati Uniti, che pure sono sempre stato l'alleato automatico, saltano il fosso e legittimano non solo l'occupazione coloniale israeliana ma anche il cambio dei confini usciti dalla guerra del `67.
Poco sopra MM ha parlato di confini definitivi e di barriera temporanea tra i due Stati. Ma qui si inventa una legittimazione americana dei confini temporanei. I lettori si accorgono di essere presi in giro?
Neanche Sharon, forse, si aspettava una svolta così radicale della linea Usa e una copertura così totale della sua politica criminosa.
Se gli Stati Uniti sono sempre stati "l’alleato automatico" di quale svolta sta parlando il criptico MM? Se è criminosa (nientemeno!) la politica di Sharon, lo stillicidio di terroristi suicidi di parte palestinese cosa altro è?
Sharon ha saputo scegliere bene il momento per andare a chiedere l'avallo di Bush, impelagato in una palude irachena che assomiglia sempre di più - anche se la comparazione non piace - al Vietnam, impegnato in casa propria in una campagna elettorale che si annuncia sempre più difficile. Sharon ha puntato le sue carte sulla consapevolezza che in un momento come questo, sarebbe stato quanto mai difficile per l'amico americano mollarlo sia nella guerra comune «al terrorismo» sia nella prospettiva di inimicarsi la poderosssima lobby ebraica e filo-israeliana degli Stati uniti.
Dunque gli USA sono governati da una "poderosssima lobby ebraica e filo-israeliana": riecco la vecchia teoria del complotto sionista oceanico. I lettori del "quotidiano comunista" sanno che questa è una teoria cara all’estrema destra?
Ha puntato e ha vinto. Almeno per il momento.
Perché è evidente a qualunque persona dotata di normale intelligenza che la copertura data all'avventurismo di Sharon (ma non solo di Sharon, se è vero che l'immarcescibile Shimon Peres è pronto ad appoggiare i suoi disegni e tornare in un governo di «unità nazionale») è un passo ulteriore verso la fine di ogni sia pur lontana ipotesi di pace.
Evidente forse ai lettori del Manifesto, che dopo l’eliminazione dello sceicco Yassin diedero per certa una feroce ed immensa vendetta – per ora non ancora giunta. La davano tanto certa che devono essersi convinti che è già arrivata, anche se noi, nel mondo reale, non ce ne siamo accorti.


Né in Medio Oriente, né in Palestina e quindi neanche in Israele ci sarà pace. E sì più resistenza e più terrorismo.
Il tono profetico e sapienziale tradisce l’assenza di fatti.
Arafat, dalla sua prigione di Ramallah, ha lanciato una «ammonimento», che cadrà nel vuoto, e parlato di «colpo mortale alle speranze di pace in Medio oriente»; il mite Abu Ala, premier palestinese, di «una reale distruzione del processo di pace»; Yasser Abed Rabbo, l'ex negoziatore di pace palestinese, di prova che «Bush e Sharon cercano di proteggersi a vicenda»; Khaled al-Batsh, un leader della Jihad palestinese, di una «dichiarazione di guerra di cui Bush e Sharon dovranno assumersi la responsabilità
Eh, le cose si fanno serie, se bisogna addirittura tener presente i desideri di un leader di un movimento che si chiama Jihad [a proposito: nessuna reazione da Hamas, orbata del suo leader col cappuccio bianco…]


A queste ovvie e inascoltate reazioni si contrappongono quelle israeliane, gongolanti. Di «una straordinaria vittoria» ha parlato il vice premier e super falco israeliano Ehud Olmert; «eravamo già arrivati a questa conclusione anni fa: due Stati per due popoli», è stato il commento, solo apparentemente pazzesco, di Matan Vilnai, dell'opposizione (?) laburista.

E cosa ci sia di pazzesco non si sa, e nemmeno si capisce come mai il redattore si diverte a infilare parentesi e punti di domanda in un articolo di M.M.


Non poteva mancare al coro la voce del maggiordomo inglese di Bush: smarcandosi ancora una volta dalla posizione ufficiale europea, il premier Tony Blair ha voluto dare subito il suo «benvenuto» al fraudolento ritiro unilaterale da Gaza.
Intanto sul terreno prosegue il routinario inferno della vita dei palestinesi sotto occupazione israeliana.

Come se gli israeliani vivessero in Paradiso…


A Biddo, nord-ovest di Gerusalemme, i militari hanno sciolto con pallottole di gomma una manifestazione di palestinesi contro il Muro (22 feriti). A Gaza migliaia di palestinesi hanno manifestato per la liberazione di Marwan Barghuti, nel secondo anniversario del suo arresto da parte israeliana. A Hebron, dove 400 coloni israeliani sono piantati in mezzo a 120 mila palestinesi, i settlers hanno mandato i loro bambini all'interno di una moschea per farne un playground. Che sarà mai?, ha detto il portavoce dei coloni David Wilder dopo averli ritirati: «I ragazzini volevano fare solo un campogiochi. Non sembrava una moschea, non c'era neanche il minareto. Devono aver pesnato che fosse un edificio abbandonato».
L' articolo di MM ci fa comprendere come ciò che scrive rappresenti il mondo dei suoi sogni e non la realtà nella quale viviamo. Qui, in questo mondo, a Budapest per l’esattezza, terroristi palestinesi programmavano un attentato al Memoriale della Shoah. Ma il "quotidiano comunista", così attento a difendere la memoria dell’orrore, non ne ha dato notizia. Si vede che nel loro mondo gli arabi sono sempre buoni e gli ebrei, morti o vivi che siano, non meritano né rispetto, né monumenti. A meno che non odino Israele. Ah, quelli vanno benissimo.
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