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La Stampa Rassegna Stampa
10.04.2004 L'unione sciiti-sunniti non si realizzerà
lo spiega Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 10 aprile 2004
Pagina: 6
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Non si realizzerà l'incubo della saldatura sciiti-sunniti»
Mentre Fiamma Nirenstein spiega chiaramente sulla Stampa come l'unione sciiti-sunniti ben difficilmente si realizzerà, su EUROPA, l'ex POPOLO di democristiana memoria e oggi quotidiano della Margherita di Rutelli,a tutta pagina (la 5) titola: " Perchè inseme sciiti e sunniti", una corrispondenza di Saad Kiwan da Beirut. E dire che Kiwan, scrivendo da Beirut, dovrebbe sapere, come invece sa Fiamma Nirenstein, che proprio dal Libano gli Hetzbollah soffiano sul fuoco dlla guerriglia irachena, Ma sul quotidiano di Rutelli, più che le notizie, prevalgono i wishful thinking, cioè il prendere i desideri per realtà. Non stiamo nemmeno a riportare il pezzo di Europa, basta il titolo.
Ecco invece l'analisi di Fiamma Nirenstein:

GERUSALEMME
MENTRE le violenze in Iraq continuano, Muqtada Al Sadr e le sue Brigate Mahdi rappresentano una frangia molto disprezzata dall’establishment sciita, guidato dall’ayatollah Al Sistani che è anche membro del Consiglio di Governo Iracheno: i timori che Muqdata e il grande ayatollah possano unirsi su un fronte comune nella prospettiva di una guerra civile, sembrano al momento lontane. E il fatto che personaggi come Edward Kennedy o i senatori Richard Lugars e Joseph Biden paventino pubblicamente questa possibilità, non fa altro che fomentare lo spettro dell’abbandono americani, quello che gli arabi democratici temono di più, e indebolire il fronte della loro lotta per un paese moderno e civile. Questo è il parere di Michael Rubin, studioso «resident fellow» dell’American Enterprise di Washington, rientrato dopo 16 mesi di Iraq da un paio di settimane; e questo mostra anche la documentazione fornita da Ygal Carmon, orientalista di Gerusalemme che dirige il Memri, un’organizzazione che traduce i materiali che in gran parte citiamo qui di seguito.
Inoltre, secondo fonti di prima mano da non citare, la presente situazione è enormemente influenzata dal lavorio massiccio degli hezbollah per conto dell’Iran: vogliono riprodurre la loro vittoria in Libano, quando l’esercito israeliano si ritirò spinto dalla sua opinione pubblica, e questo scatenò l’Intifada attuale. Sadr si serve di tutti gli strumenti possibili spiega Rubin: figlio più piccolo del grande Ayatolah Muhammad al Sadr,non è mai stato capace di acquisire la legittimazione di suo padre e dei suoi fratelli, uccisi da Saddam Hussein nel 1999. Così nell’ottobre del 2003 si dichiarò presidente di un governo parallelo, trovando supporto solamente nella cosiddetta Sadr City, una periferia di Baghdad che prende il nome non da lui, ma dal padre: «In quella periferia - testimonia Rubin ho visto i manifesti che Sadr faceva mettere sui muri col suo volto: essi venivano coperti rapidamente dai ritratti di Muhammed Baqir al-Hakim ucciso il 29 agosto del 2003. Se si ascoltano gli sciiti, si capisce che non li trascinerà in una guerra civile. Il suo desiderio di potere è noto a chiunque non sia un fanatico come lui».
Sadr nella piramide religiosa ha raggiunto solo il grado di mujtahid, studente diplomato. Al Sistani, cauto e pensoso, è molto preoccupato: lo stesso Abu Muhammed Sadiq, uno dei capi della milizia di Muqdata ha dichiarato che il movimento ha lo scopo di dare al suo capo «un'opportunità di guidare l’Iraq», e Sistani sembra saperlo bene. Infatti (riporta Ygal Carmon) Sistani si è trovato innanzitutto di fronte al tentativo di Sadr di prendersi i fondi della Hawza, il Consiglio religioso-organizzativo degli Sciiti, provenienti dei pellegrinaggi a Najaf e a Karbala. Questo lo ha inquietato alquanto, ma ancora di più l’assassinio, al suo ritorno dall’Inghilterra, del clerico sciita moderato Sabd Al Majid Al Khoei in un moscha di Najaf.
Il padre dell’assassinato era il mentore di Al Sistani. Questo assassinio portò una Corte irachena a ordinare l’arresto di Al Sadr e a portarlo a cercare rifugio nella moschea. Sistani, inoltre, a differenza di Al Sadr non ha mai condannato la presenza americana. Al contrario, invece di emettere una fatwa contro i soldati, ha ordinato ai dimostranti e ai guerriglieri di Sadr di esercitare autocontrollo e di non rispondere anche se attaccati dalle forze della coalizione. Sui pessimi rapporti fra il vecchio quieto e il giovane estremista, ci sono anche voci incrociate sul tentativo disperato sempre respinto di Sadr di ottenere un colloquio con Sistani, e della spocchia, invece, con cui il giovane ribelle avrebbe respinto con petulanza gli inviati di Sistani.
Il Consiglio di Governo ha dichiarato il comportamento di Sadr «innapropriato» e lo ha accusato di «ignoranza arretratezza e dittatura». Anche la stampa irachena non ama Sadr, il quotidiano «al Mashrin» ha scritto che «avrebbe potuto raggiungere molte delle sue richieste senza usare i fucili e senza far perdere tante vite»; il quotidiano «Baghdad» chiede agli iracheni di «esercitare pazienza .. e risparmiare al paese una nuova ondata di violenza». Nidhal Al Leithi editorialista del quotidiano «Al Zaman» denuncia quelli che cercano rifugio «nelle tombe e nelle moschee» e spiega che così facendo se ne rischia la desacralizzazione: come ha fatto Sadr.
Sadr, che rimase molto male perchè escluso dal Consiglio Governativo, è spinto avanti anche dall’impegno intensivo degli Hezbollah, a loro volta appassionati sostenitori della teocrazia islamica dell’Iran, loro padre spirituale e pratico. Oltretutto, Nasrallah è personalmente legato alla famiglia Sadr, avendo studiato col padre di Sadr Muhammad Bahir a Najaf, nel 1976 ; più tardi egli si unì alla forza sciita di Amal guidata dallo zio di Sadr, Musa.
Sadr a sua volta è personalmente legato in Iran all’Ajatollah Henri, uno dei più estremisti fra i clerici del gruppo dirigente. Gli hezbollah e Sadr sono cresciuti nell’Iraq post Saddam parallelamente all’eliminazione fisica di clerici moderati, come Khoei, Haider Kelidar e infine Muhammad Bakr al Hakim: tutti questi clerici desideravano un Iraq secolare e multietnico, come anche Sistani.
Nasrallah ha fatto di tutto per tenere uniti sciiti e sunniti, anche all’indomani degli attacchi sugli oranti sciiti a Baghdad e a Karbala durante l’Ashura: Nasrallah vuole unire le forze per evitare in ogni modo una situazione di pacificazione, e a terrorizzare con perdite intensive e rapimenti (tattica tipica degli hezbollah) la coalizione. Se Sadr insieme agli hezbollah evitano o rallentano un processo democratico, tutte le dittaure circostanti sono più al sicuro.

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