venerdi 01 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Giornale Rassegna Stampa
08.04.2004 Un'opinione da Gerusalemme sul film di Mel Gibson
la passione di Gesù secondo gli ebrei

Testata: Il Giornale
Data: 08 aprile 2004
Pagina: 10
Autore: Sergio Minerbi
Titolo: «La Passione secondo gli ebrei»
Riportiamo dal Giornale di ieri, mercoledì 7 aprile, l'articolo dell'ambasciatore Sergio Minerbi.
Il film di Mel Gibson sulla passione di Gesù riporta alla ribalta gli eventi di quell'epoca basandosi su una lettura letterale dei Vangeli.
Sulla storicità dei Vangeli ha scritto un'ottimo libro:"Processo e morte di Gesù – un punto di vista ebraico", il giudice della Corte Suprema israeliana Chaim Cohn. Il libro è stato pubblicato in italiano da Einaudi nel 2000 nella traduzione dal tedesco di Gustavo Zagrebelsky. (1)
Lo scopo che si erano prefissi gli autori dei Vangeli era di natura religiosa non storica, i Vangeli ci hanno tramandato messaggi di fede e non un resoconto storico. Secondo Cohn il Vangelo più antico, quello di Marco, fu redatto fra il 70 e il 72 della nostra era, cioè dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme e la conquista romana della Palestina. I cristiani erano una piccola comunità che "combatteva disperatamente per ottenere un minimo di tolleranza da parte dei loro dominatori romani"(p. 9). Era di vitale interesse per i cristiani esonerare i romani da qualsiasi colpa sebbene Gesù fosse stato crocifisso secondo il diritto romano. Per preservare la loro fede i primi cristiani calpestarono la verità. Il carattere di Ponzio Pilato fu descritto da Filone di Alessandria "per natura inflessibile, capriccioso e scrontroso" e gli furono rimproverate "la sua corruttibilità, la sua violenza, le sue rapine, brutalità e brutture, le ripetute condanne a morte senza processo come la sua crudeltà inesauribile".
Secondo Cohn il "Ruolo effettivo del Supremo Capo Spirituale nel procedimento giudiziario contro Gesù non fu affatto così dominante come descritto dagli evangelisti". Secondo la tradizione talmudica la giurisdizione per i delitti capitali fu sottratta a Israele quarant'anni prima della distruzione del Tempio, cioè nell'anno 30. La giurisdizione penale era esercitata dal piccolo Sinedrio di ventitre giudici, mentre il Gran Sinedrio era un corpo legislativo, responsabile per gli affari politici (p. 60). I giudici ebrei esercitavano la giurisdizione penale solo con riguardo alle violazioni della legge ebraica come la profanazione del Sabato o l'idolatria, mentre l'istigazione alla ribellione o il vilipendio dell'imperatore erano atti criminali sotto la giurisdizione esclusiva del governatore romano.
Tutti e quattro i Vangeli concordano sul fatto che Gesù fu processato da Ponzio Pilato, il governatore romano, e che furono gli ebrei a portarlo da lui. Cohn sostiene che nessun ebreo e in generale nessun estraneo potè essere presente al processo di Gesù poichè il governatore lo celebrò nel Praetorium (p. 188). La giurisdizione penale del governatore si limitava a mantenere la sicurezza, l'ordine pubblico e l'autorità dei governanti; non è logico ritenere che Pilato volesse graziare Gesù e non lo fece. Cohn non ha notizia di un diritto alla grazia, ossia un privilegio pasquale di rilasciare un prigioniero, (Mat. 27,15) e in ogni caso l'esercizio di un tale diritto non sarebbe stato devolto alla folla. Neanche Giuseppe Flavio sempre pronto a notare i privilegi concessi dai romani non menziona mai un simile privilegio. Tutto ciò conduce a concludere che una simile usanza non esisteva."
Pilato non poteva acconsentire a graziare Barabba che era un combattente della resistenza ebraica, un nemico dei romani. È anche poco verosimile che il popolo di ebrei si lasciasse convincere dai capi dei Sacerdoti per i quali non aveva nessuna simpatia, soprattutto se il loro consiglio era indirizzato contro un personaggio amato come Gesù.
La storicità della narrazione di Luca sul processo davanti a Erode è contestata da molti studiosi. D' altra parte si trova solo nel Vangelo di Matteo la narrazione di Pilato che "Presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: 'Non sono responsabile-disse- di questo sangue" (27,24).
Secondo le accuse lanciate contro di lui, Gesù sobillava il popolo, impediva di dare il tributo a Cesare, e affermava di essere il Cristo Re; il divieto di pagare i tributi all'Imperatore e la pretesa di essere un Re costituivano per i romani un tradimento. Gesù ammise la colpa della sua regalità e poichè chiunque si fa Re si mette contro Cesare, Pilato non aveva altra scelta che condannare Gesù. Invece secondo il Vangelo di Giovanni, Pilato non condannò Gesù e nemmeno ordinò che fosse crocifisso ma lo consegnò agli ebrei scatenati affinchè lo crocifiggessero. Ma sappiamo che Gesù poteva essere crocifisso solo dai romani e non dagli ebrei e Giovanni stesso scrisse che i soldati eseguirono la crocifissione (19,23).
Nessuno dei Vangeli cita la sentenza di condanna da parte del governatore romano, per esonerare Pilato dalla responsabilità della crocifissione, mentre Cohn nota : "La verità è che Gesù fu condannato a morte dal governatore romano, conformemente al diritto romano e in base alla propria ammissione di colpevolezza, nessun governatore romano avrebbe tollerato che degli ebrei si immischiassero in un processo da lui celebrato ed eseguissero una sentenza capitale da lui pronunziata". Cohn ribadisce che Gesù era un ebreo che fu sottoposto a un processo romano, conclusosi con una condanna penale romana, eseguito da carnefici romani. Una delle frasi più dolorosa per gli ebrei è quella del Vangelo di Matteo secondo il quale la popolazione ebraica rispose a Pilato: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli" (27,24-25). Nacque così il mito dell'autoincolpazione ebraica, che rendeva gli ebrei assassini rei confessi e intenzionali, e consentiva ai cristiani di far pagare agli ebrei il fio per il sangue di Gesù. Come il sangue di Abele era ricaduto su Caino,che andava "ramingo e fuggiasco sulla terra" , così anche il popolo ebraico doveva vagare inquieto sulla terra per aver alzato mani sacrileghe su Gesù. Ma nessuno aveva autorizzato quell'autoaccusa di tutto il popolo ebraico che "esponeva all'esecrazione le sue generazioni fino alla fine dei tempi".

----
(1) Chaim Cohn (1911 Lubecca- 2003 Gerusalemme), seguì studi umanistici all'Università di Monaco, e nel 1933 si trasferì in Palestina. Si laureò nel 1937 alla scuola di Diritto di Gerusalemme; nel 1948 fu nominato procuratore dello Stato d'Israele, e nel 1952 fu ministro della Giustizia. Dal 1960 al 1981 fu giudice della Corte Suprema di Israele
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Giornale. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



lettori@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT