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Il Foglio Rassegna Stampa
02.04.2004 Un focolaio di isteria accademica
E' la Columbia University. E non è la sola

Testata: Il Foglio
Data: 02 aprile 2004
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Quando l'ateneo diventa il "letto aldo dei nemici d'Israele"»
Delirio antiebraico, antisraeliano e antiamericamo. Al massimo livello nelle università. In quelle americane, come la Columbia di NY. Ma non insegnava lì Furio Colombo, quando era a NY in pianta stabile ? Lo registra magistralmente Giulio Meotti sul Foglio di oggi.
Il New York Post è stato tra i primi a denunciare l delirio antiamericano e antisemita ella Middle East Studies Association, na "Enron intellettuale" da cui scono studenti incompetenti e intolleranti. Daniel Pipes, che ha definito la Columbia University un focolaio di "isteria accademica", è toccato l’epiteto di nuovo McCarthy. Che la situazione sia grave lo si comprende dalla lista dei donatori che la Columbia ha reso nota il 12 marzo scorso. Gli Emirati Arabi risultano infatti tra i principali finanziatori dell’ateneo. "Educazione saudita", ha titolato subito la National Review. Martin Kramer, direttore del Middle East Quarterly, è certo che questo avrà un effetto corruttivo. Su Weekly
Standard, Stanley Kurz ha parlato di "prospettiva estrema e monolitica". Il Maariv ha più volte denunciato quello che Morton Klein, presidente dell’Organizzazione sionista d’America, ha chiamato "il letto caldo dei nemici di Israele". Rashid Khalidi, direttore del Middle East Institute della
Columbia, "un professore dell’odio" per il New York Sun, ha infatti definito "legittima resistenza" il terrorismo suicida, gli Stati Uniti "la più fantasmagorica macchina di propaganda della storia" e l’esercito israeliano un’"arma di distruzione di massa". Khalidi ha giustificato anche l’uso della
violenza da parte dei nativi americani. Gli interessati si trincerano dietro alla libertà accademica. Nezar AlSayyad, Università di Berkeley, la chiama "il diritto datoci da Dio". C’è un problema politico di gestione dei fondi previsti dal titolo VI dell’Higher Education Act. Si vorrebbe, spiega Kramer, incentivare
l’ingresso dei dottorandi nei dipartimenti e centri di analisi. Ma i docenti
che gestiscono i fondi dissuadono dal lavorare per il governo o un think tank. Edward Said giudicava "immorale per uno studente porre la propria conoscenza
al servizio del potere americano", ha ricordato Stanley Kurz.
Un po’ di esempi. Nicholas De Genova, antropologo della Columbia, si augura
"un milione di Mogadiscio" e ritiene che "gli unici eroi sono quelli che cercano di aiutare a sconfiggere l’esercito americano". Joseph Massad, docente di politica araba, ha definito Israele "Stato illegittimo, suprematista e razzista" che "non dovrebbe esistere", fondato da coloni simili alle "squadre della morte inglesi" e a cui Yasser Arafat è colpevole di aver fatto
concessioni. E’ un "orientalista razzista", fa sapere Benny Morris.
Il ministro dell’Istruzione d’Israele, Limor Livnat, ha chiesto le scuse della Columbia, l’ex alcova di Tom Paulin, che voleva "accoppare" i coloni, e oggi della regina di Durban, Mary Robinson. Norton Mezvinsky, Università del Connecticut, pensa che il giudaismo sia una religione per cui "il sangue dei non-ebrei non ha valore intrinseco" e che "l’uccisione di arabi innocenti per ragioni di vendetta è una virtù ebraica". A Berkeley è stato tenuto un corso sulla Politica e Poetica della Resistenza palestinese". "A sinistra ‘razzismo’ è diventato sinonimo di simpatia verso Israele", sintetizza il Globe and Mail. Nemmeno a Georgetown si lesina moderazione. Yvonne Haddad ritiene che Intifada significa "non mi rompere le palle". Hamid Dabashi, Studi Iraniani alla Columbia, ha elogiato Khomeini contro Salman Rushdie, paragonato Donald Rumsfeld ad Attila e fatto proiettare pellicole dove s’inneggia alla fine di
Israele. Le sofferenze di Solzhenitsyn sono paragonate a quelle di un afroamericano pestato dalla polizia di New York. Gerusalemme accusa la Bbc
Nathan Sharanksy, su Forward, ha scritto che "i dipartimenti di studi mediorientali presentano Israele come l’ultimo degli Stati coloniali, immorale e che non dovrebbe esistere". L’80 per cento dei docenti membri della "Mesa" ha firmato una petizione che compara lo Stato ebraico all’apartheid. Sul Wall Street Journal, Roger Kimball, direttore di New Criterion, ha così commentato un aforisma di Lichtenberg: Chissà se in un paio di secoli non ci saranno
università che restaurino l’antica ignoranza. Ora lo sappiamo". Non che l’Europa stia meglio. "Totale identificazione con le mete e i metodi dei
gruppi terroristici palestinesi": è l’accusa che Israele ha rivolto alla Bbc, dopo che l’emittente aveva definito "cinica manipolazione di un ragazzo per propositi di propaganda" le immagini che Tsahal ha diffuso del sedicenne aspirante kamikaze, Hussam Abdu. Si era già fatto sentire Alain Finkielkraut quando diciassette ebrei russi furono uccisi a Tel Aviv e la Bbc trasmise
un documentario su "Sharon. The accused". Il Congresso ebraico europeo ha accusato l’Ue di aver nascosto la reale dimensione dell’escalation antisemita e definito pieno di "enormi contraddizioni, errori e omissioni" il rapporto di Vienna presentato due giorni fa a Strasburgo. "Il vecchio cancro dell’antisemitismo, questo mostro rialza la testa", ha detto il presidente,
Cobi Benatoff. Il Daily Telegraph ha ricordato la soppressione da parte dell’Ue di un rapporto tedesco sulle responsabilità degli arabi nelle violenze. Per Patrick Klugman, dell’Unione studenti ebraici di Francia,siamo davanti al più grave periodo antisemita dopo la fine della Seconda guerra mondiale". Aveva tragicamente ragione Emile Cioran quando scrisse che "se gli Ebrei, maîtres à exister, dovessero affrontare soltanto l’antisemitismo di professione, il loro dramma sarebbe notevolmente sminuito. Essi sanno che l’antisemitismo non rappresenta il fenomeno di un’epoca, una costante".
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