Storia di una donna coraggiosa ora in un libro da non perdere
Testata: Il Foglio Data: 01 aprile 2004 Pagina: 4 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Il volto bruciato di Suad, palestinese che voleva un padre per sua figlia»
Riportiamo la recensione sul libro di Suad, "Bruciata viva" (ed. Piemme) di Giulio Meotti, pubblicata sul Foglio di oggi, giovedì 1 aprile '04. "Volevo sposarmi con un ragazzo che avevo scelto da sola e aspettavo un bambino". Questa la colpa che spinse i genitori di Suad a darle fuoco. In Francia la sua storia di "Bruciata viva" ha venduto 350 mila copie. In Italia è appena uscita per Piemme. "Non ho mai conosciuto giochi o divertimenti. Nel mio villaggio nascere femmina è una maledizione. L’unico sogno di libertà è il matrimonio". Perché una ragazza di un qualunque stato arabo che circonda Israele "solo quando sarà sposata potrà guardare dritto davanti a sé, entrare nella bottega del mercante, depilarsi le sopracciglia e portare dei gioielli". Suad è nata nel 1958 in un villaggio palestinese senza nome. Gli avevano insegnato "che bisognava odiare gli ebrei perché ci avevano rubato la terra. Quell’odio profondo era il peggior nemico dei musulmani. Ho vissuto convinta di valere meno di un animale". Questo è un altro inizio. "Mi chiamo Suad, sono una bambina cisgiordana, con mia sorella bado alle pecore e alle capre del gregge di mio padre e fatico più di un mulo". Era contenta quando il padre si ruppe una gamba, "non poteva più rincorrerci come prima", tirarla per i capelli o bastonarla per aver colto un pomodoro acerbo. "Questa era la mia vita. Se fosse morto saremmo state ancora più contente. Venivamo picchiate tutti i giorni. Ho dimenticato molte cose, ma non quello che ho visto con i miei occhi terrorizzati": sua madre che partorisce, le grida della bambina, e il silenzio, soffocata dentro una pelle di pecora. "Ogni giorno rischiavamo tutte di morire. Nel mio villaggio, se gli uomini dovevano scegliere tra una figlia e una mucca, sceglievano la mucca". Scomparve senza un perchè anche sua sorella Hanan. "Essere sopravvissuta per miracolo mi ha angosciata per molto tempo. Sono morta nel mio villaggio e nata una seconda volta in Europa". Secondo la polizia palestinese nel 2002 ci sono stati trenta casi di "delitti d’onore" nei Territori. L’associazione israeliana Aguda calcola che 300 omosessuali hanno trovato invece rifugio al di là del vero Muro con la maiuscola che separa il diritto dal familismo, la libertà dal sopruso. Hanno tra i 14 e i 18 anni, raccontano di torture familiari e di Hamas che vorrebbe farne dei kamikaze per riscattare l’onta del disonore. Duemila anni fa i rabbini nella stessa regione stipulavano contratti scritti per tutelare le donne dai capricci dei mariti. Perché sposare una donna senza darle un contratto significava trattarla da prostituta. E l’uomo si impegnava persino a lasciare una parte di eredità alle figlie. Nel luglio 1989 una maghrebina viene bruciata viva dal fratello integralista perché si rifiuta di smettere di lavorare. Suad racconta di Suheila che quando i suoi fratelli scoprirono che aveva una relazione, le tagliarono la testa, lasciarono il corpo per terra e camminarono per il paese con il trofeo in mano. Jarimat al Sharaf, è il delitto d’onore nella cultura islamica. "Ma per gli uomini del mio paese non è un delitto. Abbiamo una sola colpa, quella di essere donne". C’è il caso di Rofayda di Ramallah, messa incinta dal fratello e soffocata dalla madre per salvare l’onore della famiglia, visto che lei non voleva suicidarsi. Il mensile canadese "Chatelaine" riportò il caso di Samera, giovane madre di Salfeet uccisa a sassate perché parlava troppo con altri uomini. Il "Middle East Report" racconta di una bambina di quattro anni violentata da un pedofilo e lasciata morire di sangue dalla famiglia, tanto l’onore era ormai perduto. Che cosa avrebbe pensato Jacob Burckhardt di fronte a casi come questi, se già alla fine dell’800, nella sua Basilea, giunse a definire il fondamentalismo islamico "fanatismo della specie più tenace, sacro furore, semplificatore radicale, aridità e desolante semplicità, i tratti più mediocri della natura umana, una delle più grandi vittorie del dottrinarismo e della banalità che ama essere tirannica e imporre il proprio giogo agli spiriti superiori"? Secondo Manal Kleibo Zarf, avvocatessa del Centro per l’Assistenza Legale delle donne, il problema è l’articolo 341 della legge giordana ancora in vigore nella West Bank, che giustifica l’omicidio se commesso per difendere l’onore familiare. Faiez non ebbe il coraggio di andare dal padre di Suad, che era incinta, a chiedere di sposarla. "I vicini sapranno, le bocche parleranno, le orecchie ascolteranno". I genitori decidono di liberarsi della charmuta. "Adesso mi occuperò di te", gli dice suo cognato Hussein nella stalla. E le dà fuoco. All’ospedale sua madre insiste: "figlia mia se muori è meglio". E’ grazie a Jacqueline e alla fondazione svizzera Surgir, se Suad ricomincia a vivere in Europa con la sua nuova famiglia. "Molte cose devono cambiare nel mondo arabo. Sono nata musulmana e lo sono ancora, credo in Dio", ma sul problema del velo in Francia ritiene che "anche se le ragazze dicono di volerlo portare non è vero: subiscono la pressione dei maschi della famiglia. E, in un modo e in un luogo diversi, provano la mia stessa paura". Sebbene la speranza di Suad sia che "questo libro giri per il mondo e arrivi fino in Cisgiordania e che gli uomini non lo brucino", per adesso sarà pubblicato in Israele e in Giordania, dove per un "delitto d’onore" si rischia ancora al massimo due anni di carcere, nonostante il re si sia impegnato per abrogare la legge. Quattro secoli prima che dessero fuoco a Suad, l’immenso e solitario Montaigne impartì al mondo una lezione di apertura mentale senza eguali. In un capitoletto dei "Saggi", conclude così il dialogo con un cannibale: "tutto ciò non va poi tanto male: però, purtroppo, non portano calzoni!" Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.