I "coloni" secondo il Manifesto e altre storie: ovvero illazioni e falsità
Testata: Il Manifesto Data: 01 aprile 2004 Pagina: 6 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Gerusalemme, il blitz dei coloni»
Dal Manifesto di oggi, a pagina 6: Ataret Cohanim, la «corona dei sacerdoti» è tornata a colpire. Ieri un gruppo di coloni ebrei legati a questa organizzazione estremista, si sono insediati, con una azione a sorpresa, a Silwan, un quartiere arabo di Gerusalemme appena fuori dalla mura storiche della città vecchia. La propaganda araba utilizza in maniera piuttosto estensiva il termine "coloni": dal momento che i regimi arabi considerano Israele una potenza occupante e non riconoscono lo Stato, ne segue che tutti gli israeliani sono, appunto "coloni". Questo è purtroppo l’universo mentale dei lettori del manifesto, informati –si fa per dire- dall’ineffabile Michele Giorgio: abbiamo da tenpo rinunciato a capire cosa significhi il termine "coloni". Ma quello che sappiamo è che Ateret Cohanim è in realtà una yeshivà (accademia religiosa) piuttosto conservatrice. Anche Michele Giorgio, si vedrà, non può negare che il gruppo di cui sta parlando è composto soprattutto di studenti. Però per lui si tratta di una "organizzazione estremista". Nella stessa zona, dove sorgeva la biblica cittadella di re Davide, Ataret Cohanim aveva già occupato circa dieci anni fa una dozzina di case palestinesi provocando incidenti andati avanti per giorni. E scontri violenti sono esplosi anche ieri, con numerosi feriti e contusi. Le proteste palestinesi per questo nuovo abuso, ieri sera non si erano ancora placate. «Siamo tornati a casa», c'è scritto su uno dei cartelli affissi dalle otto famiglie di coloni ebrei e dai 15 studenti rabbinici che le accompagnavano. Secondo la radio di estrema destra, Canale 7, Queste sono le fonti de Il Manifesto?
le famiglie israeliane hanno compiuto una vera e propria operazione militare pianificata da lungo tempo. Per circa due anni, muratori palestinesi sono stati impegnati nella costruzione di un palazzo di sei piani senza sapere minimamente per chi stessero davvero lavorando. E questa invece è una fandonia irrealistica – quali sono le fonti? Nessuno degli emissari di Ateret Cohanim si è mai recato nel cantiere. Accanto a questo edificio, la scorsa notte ne è stato occupato un secondo, più piccolo, abitato da alcune famiglie palestinesi. «Siete degli usurpatori, quella è casa mia, l'ho comprata sei mesi fa», protestava ieri disperato Awad Rajbi. E' stato ingannato da un collaborazionista delle forze di occupazione che in cambio di una forte somma di denaro ha spianato la strada ai coloni. L'uomo che gli ha venduto la casa peraltro si è trasferito altrove, a quanto pare probabilmente negli Stati Uniti, senza lasciare alcuna traccia e i proprietari palestinesi non sanno come rintracciarlo. In parole povere: Michele Giorgio fa delle illazioni e non sa come provarle. Quel che conta è riportare solo la sua versione:
«I coloni mi hanno sbattuto fuori di casa, con la forza», ha aggiunto Rajbi. Di fronte a ciò che è accaduto a Gerusalemme est, appare una operazione di make-up lo sgombero effettuato ieri mattina di un avamposto colonico vicino Hebron, in Cisgiordania. Gli incidenti più gravi sono avvenuti nella zona di Kiryat Arba, dove i soldati hanno abbattuto un edificio prefabbricato adibito a sinagoga. Tranquillo invece lo sgombero di un altro avamposto, presso Betlemme, dove i soldati hanno trovato al loro arrivo due container vuoti. Avete capito bene: lo sgombero di due insediamenti, con tanto di impiego di militari, i tafferugli tra "coloni" e soldati israeliani è "puro make-up" a confronto del trasferimento di – tenetevi forte - ben otto famiglie e una decina di studenti in due caseggiati, uno dei quali fatto edificare del tutto regolarmente dai futuri proprietari. In tutto, gli avamposti illegali in Cisgiordania sono un centinaio. Vi abitano in pianta stabile qualche centinaio di coloni, sui circa 230.000 che vivono nei Territori palestinesi occupati.
Come è piuttosto difficile capire cosa significhi "coloni" così fatichiamo a capire cosa significhi per Michele Giorgio "avamposto illegale in Cisgiordania": ce ne sono di legali? Sono quindi autorizzati? Da chi? Da una autorità che quindi va considerata legittima? Sono questioni ideologiche complesse, che forse nemmeno il compagno Michele Giorgio riesce a risolvere: però il propagandista Michele Giorgio svolge il suo incarico: cancellare gli sforzi del governo israeliano verso la pace. Intanto il primo ministro palestinese Abu Ala ha condannato in modo netto gli attentati palestinesi contro la popolazione civile israeliana. Le vittime degli attentati suicidi sentitamente ringraziano il primo ministro palestinese che, dopo aver dichiarato il lutto nazionale per lo sceicco Yassin, "condanna nettamente" l’attività principale della sua organizzazione. Gli israeliani morti finora, e le loro famiglie, sentitamente ringraziano.
In un discorso pronunciato ieri davanti al Consiglio legislativo palestinese ha affermato che «a soffrire per questi attacchi suicidi rivolti contro civili israeliani è la popolazione palestinese perché danno al premier (israeliano) Ariel Sharon e al suo governo il pretesto per altri attacchi contro il nostro popolo». Abu Ala ha ribadito la condanna degli attentati anche perché, ha spiegato, «pongono i palestinesi in cattiva luce agli occhi della comunità internazionale, danneggiano la nostra economia e danno al governo israeliano il pretesto per continuare i suoi piani di costruzione di insediamenti e del muro, col risultato di approfondire l'odio tra i due popoli». Abu Ala dichiara tutto questo dopo che lo sceicco Yassin è stato eliminato. Sarà un caso? Sul terreno però si fanno sentire anche le durissime operazioni militari israeliane all'interno dei centri abitati palestinesi e ciò spiega in parte l'ampio sostegno della popolazione dei Territori occupati agli attacchi contro gli israeliani. Un sondaggio, condotto dal Palestinian Center for Policy and Survey Research, ha rivelato che il 53% dei palestinesi sono a favore degli attentati contro la popolazione israeliana, E allora chissà perché gli israeliani non hanno fiducia in questi leader palestinesi… l'87% approvano inoltre gli attacchi contro soldati e l'86% contro coloni degli insediamenti. Il sondaggio, svolto prima dell'assassinio del leader di Hamas Ahmed Yassin, ha messo in luce che nella striscia di Gaza il 27% sono favorevoli a Hamas e il 23% a Al Fatah di Yasser Arafat. Nella totalità dei Territori occupati tuttavia Al-Fatah conserva la maggioranza dei consensi. In altre parole la situazione non è rosea, ma Michele Giorgio sembra contento. Ieri mattina due, forse tre, palestinesi sono stati uccisi dal fuoco di soldati israeliani nel sud della striscia di Gaza. I due, secondo la versione israeliana, erano stati visti strisciare in direzione di un avamposto militare vicino alla colonia di Newe Dekalim e i soldati hanno aperto il fuoco nella loro direzione. Nessuna organizzazione palestinese ha rivendicato la tentata infiltrazione. Niente rivendicazione, niente attentato? Se questa è la logica di Michele Giorgio, veniamo a scoprie che la bomba di piazza Fontana non è stata una bomba, perché non è stata rivendicata. Quante cose che si imparano leggendo Il manifesto… Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione del Manifesto. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.