Ci sono diversi Islam ecco quali combattere e con chi allearsi
Testata: Il Foglio Data: 01 aprile 2004 Pagina: 4 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «Tra laici e fondamentalisti, l'America sceglie gli islamici modernisti»
Ottimo il pezzo di Maurizio Stefanini sui vari aspetti dell'Islam. Quale combattere e con chi invece allearsi. I nostri complimenti all'autore per la sua chiarezza. Il dibattito che agita l’Islam di oggi è più complesso della semplice contrapposizione tra laici e fondamentalisti, e l’Occidente deve imparare a orientarsi in questa complessità se vuole prevenire lo "scontro di civiltà" paventato da Huntington. E’ la tesi di "Civil Democratic Islam: Partners, Resource and Strategies", uno studio appena pubblicato dalla Rand Corporation: un prestigioso think thank privato americano di area conservative. "Gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero fare più attenzione al modo con cui percepiscono e interagiscono con i gruppi che si autodefiniscono islamici", spiega Cheryl Benard, l’analista che ha redatto il lavoro. "Questo termine è troppo vago e non ci aiuta quando cerchiamo di incoraggiare progresso e principi democratici nel rispetto delle credenze religiose". Secondo il rapporto, invece, bisogna distinguere all’interno dell’Islam quattro correnti principali. I fondamentalisti sono coloro che rifiutano i valori democratici e la cultura occidentale, in nome dell’ideale di uno Stato puritano autoritario. Accettano però quegli strumenti della tecnologia moderna che gli permettano di meglio condurre la loro battaglia: dalle cassette che portarono in Iran i messaggi rivoluzionari di Khomeini, a Internet attraverso cui le cellule di al Qaida comunicano tra di loro, alle armi di distruzione di massa di cui bin Laden cerca di impadronirsi. Sono questi fondamentalisti, oggi, il nemico da combattere. Anche i tradizionalisti vogliono una società conservatrice e sono sospettosi verso modernità, innovazione e cambio. Tuttavia in linea di principio non cercano lo scontro frontale con l’Occidente e, come la monarchia tradizionalista saudita, hanno scelto da vari decenni la via dell’alleanza tattica con gli Usa. L’esperienza dimostra però che il confine tra tradizionalismo e fondamentalismo è labile. E’ stato proprio il clima di arretratezza e rifiuto dei valori occidentali mantenuto dall’Arabia Saudita al proprio interno, e anche esportato coi finanziamenti alle missioni wahabite, il brodo di cultura di al Qaida. I modernisti sono invece definiti come coloro che vogliono riformare l’Islam, per aggiornarlo ai tempi di oggi. Sono però distinti dai laici, che vogliono una separazione tra Stato e chiesa simile a quella dell’Occidente. In teoria, sia i modernisti che i laici dovrebbero essere considerati gli interlocutori favoriti dell’Occidente. Ma accade che spesso i laici per "compensare" in qualche modo la loro immagine europeizzante accompagnino al loro secolarismo un nazionalismo antioccidentale militante. Saddam Hussein docet… D’altra parte, lo spirito giacobino con cui questa battaglia secolarizzatrice è condotta spesso si concilia male con la democrazia e finisce per creare crisi di rigetto che alimentano il fondamentalismo più militante. I riferimenti d’obbligo sono non solo alla Turchia kemalista, ma anche all’Algeria dei militari "sradicatori" e al loro golpe preventivo contro la vittoria elettorale del Fronte islamico di salvezza (Fis). Il consiglio della Rand Corporation, dunque, è di appoggiare prima di tutto i modernisti: categoria in cui potremmo collocare sia il presente governo turco che gli sforzi di modernizzazione della monarchia marocchina o i tentativi di Costituzione islamica e democratica di Iraq e Afghanistan, con la sharia fonte di legislazione, ma non esclusiva. I tradizionalisti andrebbero invece aiutati solo in quanto si contrappongano ai fondamentalisti. E in questa chiave il rapporto suggerisce di pubblicizzare le critiche dei tradizionalisti al terrorismo fondamentalista; di spingere i tradizionalisti ad allearsi con i modernisti piuttosto che con i fondamentalisti (come si sta cercando di fare con gli sciiti in Iraq); di aiutare la presenza di modernisti nelle istituzioni tradizionaliste; e anche di provvedere i tradizionalisti di un miglior armamentario ideologico nel loro dibattito con i fondamentalisti. "I fondamentalisti sono spesso superiori nella loro retorica, dal momento che i tradizionalisti tendono a praticare un Islam folklorico poco articolato", osserva il rapporto. "In posti come l’Asia centrale potrebbero essere educati e addestrati a meglio conoscere l’Islam ortodosso per evitare che cedano terreno ai fondamentalisti ". Anche i laici possono essere aiutati, ma solo dopo un’accurata selezione. E’ bene che si diffonda l’idea che la religione può solo guadagnare con la separazione dello Stato, ma restano un pericolo le alleanze tra laici, nazionalisti e marxisti sulla base dell’antiamericanismo. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.