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Il Resto del Carlino Rassegna Stampa
30.03.2004 Tahar Ben Jelloun, icona del pregiudizio contro Israele
straparla sul quotidiano bolognese

Testata: Il Resto del Carlino
Data: 30 marzo 2004
Pagina: 3
Autore: Lorenzo Bianchi
Titolo: «Il perché del terrore»
Per Tahar Ben Jelloun la causa del terrorismo è da ricercarsi in primis nel conflitto israelo-palestinese. Una simile goffaggine non stupisce in Ben Jelloun, che riteniamo ben noto ai nostri lettori per le posizione anti-israeliane che lo contraddistinguono. A esse si accoda ora anche il quotidiano bolognese che sull'argomento si mette alla pari con i peggiori organi di stampa.
Perchè dichiara che "il terrorismo è senza volto" ? Ce l'ha eccome, basta guardare comee dove opera per capire. Ma il nostro sembra far finta di niente, sposando la tesi per la quale la spiegazione va trovata nelle disugugliane sociali. Che poi, come lui dichiara "tutta la Palestina è un'enorme ingiustizia",viene da chiedersi di chi è la responsabilità. Non certo di Israele, al quale Ben Jelloun sembra ricolgere la colpa della situazione nella quale si trova buona parte del mondo arabo.
Lasciamo il resto dell'intervista ai lettori, invitandoli a scrivere molte e-mail al quotidiano bolognese. Anche se Ben jelloun è ormai un'icona della sinistra mondiale, che vede in lui un campione dell'antirazzismo, quando è vero semmaim il contrario.

È cambiata l’Europa dopo Madrid, dopo il suo undici set­tembre? Tahar Ben Jelloun, lei è di origine marocchina, ma abita da tempo a Parigi e scrive romanzi, poesie e saggi in francese. Probabilmente è nella situazione migliore per giudicare.

"Io credo che non si debba parlare della sola Europa. La minaccia del terrorismo è più vasta. Riguarda tutti i paesi che sono retti da sistemi politici democratici. Guardiamo la realtà dei fatti. Sono coin­volti anche stati arabi, il Ma­rocco, la Tunisia…".

Che fare allora?

"Bisogna essere molto vigi­li. Ma soprattutto si dovreb­be approfondire per capire le radici di quello che sta acca­dendo. Perché siamo arrivati a questo?".

Lei che risposta ha trova­to?

"Io vedo una rete di cause. Una è di sicuro il conflitto fra israeliani e palestine­si…".

Che si inasprirà dopo l’uc­cisione del capo spirituale del movimento integralista Hamas, lo sceicco Yassin.

"È un esempio di provoca­zione che radicalizzerà ulte­riormente gli islamisti, e non solo in Medio Oriente. L’in­giustizia ha creato mostri. Se ne sono accumulate molte, troppe, nel tempo. L'Europa dovrebbe interrogarsi su que­sto punto".

Perché l’Europa?

"È il continente che ha avu­to rapporti più stretti con il mondo musulmano, che ha vicinanza geografica. I lega­mi sono antichi. Ma natural­mente non è un compito faci­le. Il terrorismo che la sta in­sanguinando è senza volto".

Lei parla di storiche ingiu­stizie. Quali?

"Mi riferisco alla situazione di alcuni paesi musulmani la cui economia versa in condi­zioni disastrose. Paradossal­mente sono proprio quelli nei quali si registrano le maggiori disparità fra le catego­rie, fra le classi sociali. Ma penso anche alla mancanza di libertà. Tutto questo è stato incoraggiato dagli ameri­cani. La Palestina stessa è una immensa ingiustizia".

Comprende in questa cate­goria anche l’Iraq?

"Senza dubbio. La guerra è stata un errore strategico. Senza contare che grandi moltitudini sono scese in piazza nel tentativo di evitar­la, non solo in Italia, ma an­che in Spagna e perfino nel mio Marocco. È grave che i leader non ne abbiano tenuto conto".

È sorpreso dagli attentati di Casablanca? Il Marocco sembrava un paese moderato, tranquillo, tollerante, quasi un’isola serena nel mondo squassato dalla tem­pesta del terrorismo…

"Ma potrebbe essere proprio questa sua caratteristica ad averlo messo nel mirino. I peggiori nemici degli inte­gralisti sono gli arabi mode­rati, quelli che dialogano con l’Occidente. Sono perso­ne che non si chiudono all’in­terno del loro credo religio­so. l’esatto contrario di quel­lo che i fondamentalisti desi­derano".

Qualcuno parla addirittu­ra di terza guerra mondia­le delle democrazie.

"Questo mi pare esagerato. Ci sono stati episodi altret­tanto gravi che non hanno indotto a queste definizioni apocalittiche. Non mi piace l’enfasi. Ci vedo quasi una distinzione fra morti impor­tanti e morti di "serie B". Che cosa avrebbe dovuto pensare la gente di Bhopal, in India, dopo l’esplosione dell’impianto chimico che ha ucciso migliaia di perso­ne?".

Lei sa che Bologna è finita nel mirino di alcune frange fondamentaliste perché nel­la chiesa di San Petronio c’è un affresco che raffigu­ra Maometto all’inferno con la pancia squarciata dai diavoli?

"Davvero? Siamo arrivati a questo? Ignoravo la circo­stanza. Domani (oggi per chi legge ndr.) mi farò accompa­gnare alla basilica! Ecco i frutti avvelenati del fanati­smo".

Lei ci crede alto scontro di civiltà?

"No. Non bisogna dimentica­re che la stessa civilizzazio­ne araba musulmana reale è minacciata dagli integralisti. Non solo l’Occidente. Que­sto terrorismo ha un punto debole. È cieco. Fra le vitti­me di Madrid c'erano anche marocchini. La violenza non colpisce solo i capitalisti cri­stiani".

Lei ha scritto la storia di Malika, una ragazzina di Tangeri che dopo Madrid vede sfumare il suo sogno, lo sbarco in Spagna. Il mes­saggio è motto pessimista.

"Mi ha colpito il parallelo. La piccola Sana muore a Ma­drid. Malika non spera più di arrivare ad Algesiras".

Questo è il presagio di un futuro infausto.

"È chiaro che saranno gli arabi a pagare il prezzo del terrorismo, i marocchini, i magrebini in genere. In Spa­gna serpeggia un razzismo crescente. Ci sono stato la settimana scorsa. Ho incon­trato alcuni marocchini. Han­no paura di perdere il lavoro o di essere espulsi".

E in Francia?

"È un fenomeno più antico. Non c’era bisogno del terro­rismo perché si sviluppasse".

In definitiva è pessimista sugli anni a venire? Che fu­turo si prepara?

"Io sono solo realista. Vedo le cose".
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